Voglio fondare anch’io una associazione remunerativa “il-legalizzata”.
Ho pagato le bollette al Consorzio di Bonifica, un Ente pressoché sconosciuto a gran parte del mondo, dal quale non ho mai ricevuto nessun beneficio in cambio del denaro corrisposto. A tal proposito, vorrei anzitutto richiamare l’attenzione di tutte quelle Istituzioni che dovrebbero vigilare su tali forme di usura praticate quotidianamente nei confronti dei proprietari terrieri.
Ogni anno tramite una raccomandata mi arriva una cartella di pagamento con la quale pagare la mia parte di “tangente” destinata a un’associazione che mi ha consociato senza avermelo mai comunicato. Si fanno pagare per i soli fini istituzionali e a prescindere dal beneficio (“fini istituzionali” non specificati nei bilanci e mancata approvazione annuale dei Piani di Classifica) e quando ti rivolgi ai direttori di codesta organizzazione per avere dei chiarimenti la risposta è sempre la stessa: dobbiamo sostentare la nostra macchina mangiasoldi che fa tanto comodo ai politici specie in tempo di elezioni.
Non ci vuole molto a creare un’impresa di questo tipo: una Regione che promulga leggi per favorire le frodi legalizzate (vedi L.R. 11/2003, art.23, in materia di organizzazione della bonifica calabrese) un Assessore all’Agricoltura accondiscendente, due o tre sindacati agricoli, che invece di difendere gli associati ( i quali già pagano regolarmente una tessera annuale) si fanno stipendiare con l’incasso del tributo consortile sottratto sotto la minaccia costante degl’istituti di riscossione (Equitalia per esempio) nei quali si diffonde nascostamente la corruzione.
Ho pagato la bolletta e mi è arrivata subito l’altra!
Come aspettarmi il contrario se continuo a pagare laute parcelle per ottenere niente e senza mai ribellarmi. Di questo passo sarò costretto sempre a subire l’ingiustizia dei Consorzi, e come se non bastasse “l’azienda rapina” può contare anche su stimati notabili non togati.
19/11/2013 – Alberto De Luca