La cattiva gestione dei conti pubblici italiani deriverebbe anche dalle sciagurate riforme che hanno accentrato le funzioni economiche dello Stato in un unico Dicastero denominato Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Prima delle suddette riforme susseguitesi nel corso degli anni (1993, 1996 e 2001) esistevano le seguenti varie denominazioni: il Ministero delle finanze, il Ministero del Tesoro, il Ministero del bilancio e della Programmazione economica, corroborati anche dal Ministero delle Partecipazioni Statali. Una struttura ministeriale ben organizzata in grado di garantire la gestione economica dello Stato e delle finanze pubbliche per più di mezzo secolo.
Fra i notabili che storicamente in Italia hanno ricoperto un ruolo di prestigio nell’ambito del Ministero delle finanze possiamo ricordare quasi certamente Mauro Scoccimarro (PCI, Governo De Gasperi) Giulio Andreotti (DC, Governo Segni I, 1955/57 e Governo Zoli, 1957/58) Rino Formica (PSI, Governo Andreotti VI e Andreotti VII, 1989/92) Giulio Tremonti (FI, Governo Berlusconi I, 1994/95) Vincenzo Visco (Governi, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, 1996/2000).
Nell’ambito del Tesoro potremmo menzionare, invece, Ugo La Malfa e Emilio Colombo (PRI, DC, Governo Rumor IV e V, 1974/76) Lamberto Dini (Governi Berlusconi I e Dini 1995/96) Carlo Azeglio Ciampi (Governo Prodi I e D’Alema I, 1998/99) Giuliano Amato (Governo D’Alema I, 1999/2001).
Nel campo del Bilancio risultano, infine, nomi eccellenti come Luigi Einaudi (PLI, Governo De Gasperi, 1947/48) Antonino Giolitti (PSI, Governo Moro I, 1963/64, Rumor III, 1970/72, Rumor IV, 1973/74 ) Bettino Craxi (PSI, Governo Craxi, 1984) Augusto Fantozzi (Governo Dini, 1996).
Dopo la definitiva riforma del 2001 il Dicastero dell’economia italiana risulta praticamente stravolto e raccolto sotto l’acronimo MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) di cui attualmente è Ministro Fabrizio Saccomanni.
L’accentramento dei vari Ministeri ha determinato in pratica la rottamazione di tutti quei ruoli (Ministri esperti economici, del Tesoro e del bilancio) che in passato hanno garantito una diversa gestione dell’economia del paese, oggi, delegando il tutto a un unico Ministero del Bilancio, tra l’altro soggetto al controllo viscerale perpetrato dall’Europa.
In Italia sarebbe opportuno ricostruire la ragioneria dello Stato, in cui esperti della materia economica, del tesoro e del bilancio, riprendano il controllo delle entrate, delle uscite, degli sprechi, degli investimenti e dei debiti connaturati all’apparato economico italiano, senza alcuna interferenza negativa da parte di soggetti esterni, come purtroppo avviene oggi, e con una nuova programmazione relativa a una reale economia di sviluppo.
02/10/2013 – Alberto De Luca