Una zuppa alla gelatina e due pesci che si chiedono che cos’è l’acqua

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Non me ne voglia il professor Nuccio Ordine (ordinario di Letteratura Italiana all’Università della Calabria) se, nello scrivere il seguente articolo, utilizzerò direttamente alcune frasi contenute nel suo eccellente lavoro di scrittura intitolato “l’Utilità dell’inutile”.

L’autore di uno dei libri attualmente più venduto (tre edizioni in due settimane) riprende a un certo punto un aneddoto di David Foster Wallace in cui lo scrittore racconta ai suoi allievi la storiella di due pesci:

Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: – salve, ragazzi. Com’è l’acqua? I due pesci nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: – che cavolo è l’acqua?

Il significato del raccontino dei pesci è semplice: “Le realtà più ovvie sono spesso le più difficili da capire e discutere”. I due pesci pur sguazzando nell’acqua non si erano mai posti la domanda di cosa fosse quella sostanza liquida.

Un po’ quello che avviene nella nostra società. Non abbiamo coscienza di ciò che quotidianamente ci accade intorno.

Eppure, la cultura della conoscenza del se, degli altri e di tutto quello che ci circonda, rappresenta (citando ancora una volta le sapienti parole del prof. Nuccio Ordine) “il liquido amniotico ideale in cui le idee di democrazia, di libertà, di giustizia, di uguaglianza, di diritto alla critica, di tolleranza, di solidarietà, di bene comune, possono trovare un vigoroso sviluppo”.

Al contrario invece ci troveremmo a fare i conti con una realtà triste come quella che affligge il “management” quotidiano del luogo in cui viviamo.

A Bisignano esistono “uomini liberi” che non devono dar conto a nessuno e “uomini schiavi” condizionati da un padrone che decide. “L’essere “schiavi” fin dalla giovinezza toglie a questi ultimi la capacità di crescere moralmente, la dirittura del comportamento e la nobiltà del sentimento, costringendoli ad agire in modo contorto”.

Gli “uomini liberi” non sanno cosa siano gli intrighi (per ricoprire cariche pubbliche) o cosa significhi raggirare la realtà, trasformandola in demagogia, intraprendendo anche delle lotte al solo fine di sollevare vespai populisti in merito a tematiche importanti riguardanti il territorio e la vita di tutti.

Gli uomini allevati realmente nella libertà e nella disponibilità verso il prossimo (quello che Ordine definisce come “individui letterati”) a Bisignano sono invece additati dai più saccenti cultori della cosa pubblica come “filosofi inconcludenti” e incapaci di condurre una battaglia e perciò inutili.

Montaigne assurgeva che “non c’è niente d’inutile”, “neppure l’inutilità stessa”.

A Bisignano si dovrà dire no, agli imbecilli, no, ai cretini, e no, ai gozzuti che non sono altro.

E’ importante ribellarsi contro un sistema perseguitante e lottare per difendersi anche da mostri quotidiani che minacciano le nostre vite, ma ciò non dovrà significare unirsi per forza in una zuppa alla gelatina.

04/11/2013 – Alberto De Luca