Nelle ultime gare di campionato il Milan di Pippo Inzaghi ha proposto uno schieramento tanto caro alla carriera da calciatore di Superpippo, quell’albero di Natale che tra il 2002 e il 2007 fece grande il Milan di Ancelotti in Italia, in Europa e nel Mondo.
Tutto ebbe inizio nella prima stagione intera di Carletto al Milan: era il 2002-03 e il tecnico voleva valorizzare il grande tasso qualitativo di cui disponeva schierando però giocatori dalle caratteristiche simili. Un vero e proprio problema, soprattutto in considerazione del fatto che Berlusconi esigeva un Milan a tre punte. L’ultima variante che portò al nuovo modulo furono i tanti infortuni che colpirono Shevchenko e Inzaghi nel corso di quell’annata (in particolare l’ucraino saltò diverse gare in quella stagione).
Così, avendo a disposizione un ampio numero di mezze punte, bisognava trovare un modulo capace di sopperire alle assenze degli attaccanti garantendo allo stesso tempo la portata della fase offensiva. Nascerà in questo modo il Milan che giungerà al trionfo di Manchester.
Gli alberi di Natale rossoneri possono dividersi in due grandi filoni: il primo con Rivaldo e Rui Costa e il secondo con Kakà e Seedorf. In avanti Sheva o Inzaghi. Due le partite simbolo di questo modulo: Roma-Milan 1-2 del Gennaio 2004 e Bayern Monaco-Milan 0-2 del 2007.
Inzaghi ha sempre ammirato il maestro Ancelotti e in un momento di difficoltà stagionale come quello post-Genoa ha deciso di rimettere in scena il caro albero di Natale con il quale vinse la Champions ad Atene nel 2007 da unico terminale offensivo. Contro il Napoli il posto di Inzaghi è stato preso da Menez, falso nueve che si muove incessantemente in verticale e in diagonale, scavando autostrade per gli inserimenti dei due centrocampisti alle sue spalle, Honda e Bonaventura. Lo scopo era quello di dare maggiore imprevedibilità alla manovra, piazzando due giocatori fra le linee napoletane e con uno dei due chiamato a bloccare la partenza del gioco dalla mediana avversaria.
Naturalmente il modulo di riferimento di Inzaghi resterà ugualmente il 4-3-3, ma rivedere una versione “Inzaghiana” del modulo tanto caro ai tifosi rossoneri fa ben sperare in un futuro che sia un ritorno al glorioso passato.
Armando Zavaglia