Riparte la Mls

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Parte venerdì la 20° edizione della Mls, il campionato di calcio statunitense mai così ricco di stelle come in questa stagione.

L’unico problema è, al momento, il ritardo nell’arrivo di Frank Lampard, giocatore dei New York City Fc (insieme all’ex Barcellona David Villa) che doveva rimanere al Manchester City per soli sei mesi ma che poi, diventando una pedina indispensabile per il gioco di Pellegrini, ha deciso di prolungare la sua esperienza inglese fino a Maggio.

Per il resto chi comanda la Lega dal 1999 dorme sonni tranquilli, orgoglioso degli enormi progressi fatti dalla sua creatura. «Non abbiamo una storia centenaria come il vostro calcio, il nostro football ha appena 16 anni. Dateci tempo di crescere», è uno dei suoi slogan preferiti. Nella vetrina di questa nuova stagione ha fatto sistemare i suoi gioielli, mai numerosi e pregiati come quest’anno. I nuovi, Lampard, ma anche Steven Gerrard, Giovinco, Villa, Altidore e soprattutto Kakà, ai quali si aggiungono gli altri Big già qui da qualche tempo, come Robbie Keane, Clint Dempsey, Michael Bradley e Jermaine Jones. Mica più i campioni, ormai bolliti, arrivati solo in virtù del nome e di un passato illustre a sfruttare il soccer, come i due ex interisti Lothar Mattheus e Youri Djorkaeff nel 2000 e 2005. Erano anni che la Mls non riusciva a mettere insieme una tale qualità, nonostante l’addio a fine stagione di Titi Henry e di Landon Donovan, considerato il miglior calciatore Usa all-time, che ad appena 32 anni hascelto di autopensionarsi. I nuovi sbarchi sono arrivati sulla scia di David Beckham, che nel 2007 con il suo potere mediatico aveva rivoluzionato le leggi economiche della Mls. Perché è grazie all’inglese, ora investitore in una possibile nuova franchigia a Miami, che esiste la «Beckham Rule», quella che permette ai ricchi proprietari Mls (quasi tutti supermilionari e con partecipazioni in team di altri sport) di non rispettare l’austero salary cap per tre giocatori designati.

È l’eccezione con cui a Toronto, a suon di milioni di dollari, sono riusciti a convincere Sebastian Giovinco a traslocare in Canada. La Mls è in crescita. Questo fine settimana partirà con 20 squadre. Ci sono le novità dell’Orlando City e del New York City. Nel 2017 debutterà Atlanta e tornerà il secondo team a Los Angeles. Garber ha l’ambizioso traguardo di espandersi fino a 24 entro il 2020. Ma qualche tempo fa nel suo discorso sullo stato della Lega sparò alto: «Non pongo limiti al numero di società iscritte. Perché dovrei? La Mls può benissimo seguire le orme della Nba». Che in questo momento conta 30 franchigie. Insomma sono lontani i tempi (2002) in cui fallirono Tampa e Miami (anche se nel 2014 c’è stata la liquidazione dei Los Angeles Chivas) e la Mls disputò un campionato a dieci squadre. Ci sono sempre più sponsor a reggere quella che sta diventando una corazzata ed è stato stipulato il nuovo contratto tv con Espn, Fox Sport e Univision (per la lingua spagnola): otto anni, fino al 2022, per 720 milioni di dollari (oltre 640 milioni di euro, oltre 80 all’anno). Una cifretta rispetto a ciò che produce l’altro football, quello americano, per lo stesso periodo: 5 miliardi (oltre 4 in euro). Ma agli albori, era la Mls a dover comprare lo spazio in tv per trasmettere le sue partite. E poi c’è il fiore all’occhiello: gli stadi. Quasi tutti (15 su 20) dedicati al pallone e di proprietà: teatri comodi e sicuri. Nel campionato scorso si sono toccati nuovi record di spettatori: 19.151 di media nella regular season e 23.633 nei playoff. Numeri che alcune società nella nostra serie A si sognano.