Serie B, caso Crotone: “Un aggressione mediatica”

Letture: 1765

crotone-fc

Oggi il Crotone ha risposto, con un comunicato stampa, agli articoli apparsi negli ultimi giorni che riguardano la società calabrese, che al momento occupa il secondo posto in Serie B. Come riporta stamane il quotidiano “La Stampa”, sulla Società calabrese pende una richiesta di sequestro avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Secondo la tesi del procuratore e del sostituto procuratore, il patron del Crotone Raffaelle Vrena e suo fratello Giovanni sarebbero “individui socialmente pericolosi tanto da richiedere nei loro confronti la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per 5 anni”.

Il Crotone non ci sta, “Perchè infangare la squadra di calcio che ha finora dimostrato di avere le carte in regola per uno storico approdo nella massima serie?
Riportiamo il comunicato stampa della società:

“Con inaudita pervicacia è in atto un’aggressione mediatica che enfatizza, unilateralmente, un ricorso che la Procura ha interposto avverso un decreto del Tribunale di Crotone che si è occupato di una richiesta avanzata dalla Procura di Catanzaro, rigettandola. Ebbene gli estensori di alcuni articoli di stampa, oltre a dare al patrimonio dei fratelli Vrenna fantasiose quantificazioni (addirittura 800 milioni!?) o ad affermare falsamente che il Presidente del Crotone sarebbe stato arrestato (circostanze queste ultime che, poiché false, saranno oggetto di valutazione in sede giudiziaria, visto che verranno perseguiti in sede civile e penale gli astiosi sprovveduti che si sono lasciati trascinare dall’impeto colpevolista che li ha travolti), continuano ad enfatizzare il ricorso della Procura e nel contempo banalizzare il doppio controllo giurisdizionale (da parte del Presidente del Tribunale -prima- e del Tribunale -dopo-) che, sulla richiesta della Procura, si è risolto in termini postivi, nel senso che è stato riconosciuto (si ribadisce) giurisdizionalmente che i fratelli Vrenna sono stati (e sono tutt’ora) vittime di angherie e vessazioni delinquenziali mafiose e non già conniventi. Parimenti, sempre in sede giudiziaria, è stata riconosciuta la legittimità del patrimonio (di gran lunga inferiore a quello surrettiziamente rappresentato). Ed allora ci si chiede perché un ricorso di parte (Procura della Repubblica) deve essere utilizzato per gettare deliberatamente discredito a livello nazionale su imprese sane, infangando anche la squadra di calcio che ha finora dimostrato di avere le carte in regola per uno storico approdo nella massima serie. Senza voler fare voli pindarici e pensare a contorte e perverse macchinazioni, magari ipotizzando strumentali manipolazioni dettate da interessi specifici e mirati, non si può fare a meno di rimanere sbigottiti di fronte a prese di posizione giornalistiche che non appaiono propriamente libere e scevre da condizionamenti. Non deve sfuggire che il diritto di cronaca soggiace al limite della contingenza che comporta moderazione, misura e proporzione nelle modalità espressive. Non bisogna, quindi, mai trascendere in attacchi personali diretti a colpire la dignità e professionalità altrui. All’uopo ha rilievo non solo il contenuto dell’articolo, ma l’intero contesto espressivo in cui lo stesso si è inserito, compresi titoli e sottotitoli. Questi sono tutti degli elementi che rendono esplicito il significato di un articolo che può esser idoneo a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi. Ecco perché la percezione visiva concorre quindi in maniera determinante ad attribuire un significato diffamatorio alla pubblicazione a mezzo stampa. E’ bene evidente, quindi, che la veste grafica ed i titoli utilizzati negli articoli di cui si discute sono fuorvianti. Ma di ciò si occuperanno il Giudice Penale e quello Civile già investiti dalle domande e denunce in tal senso avanzate dai fratelli Vrenna contro gli estensori, i Direttori e gli Editori delle testate giornalistiche interessati. Verrà nello stesso tempo avanzata una richiesta alla Procura della Repubblica, alla Procura Generale della Corte Di Appello, ed alla Procura Generale della Corte di Cassazione, al fine di verificare la legittimità di un utilizzo esterno di atti di parte che riguardano un procedimento in corso di trattazione”.