Acri-Albania, dal 30 giugno una mostra al Maca

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A partire da sabato 30 giugno, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) ospita l’importante mostra Albania. The Spirit of the Times volta a ripercorrere esaustivamente gli ultimi cent’anni di storia dell’arte albanese attraverso una ricca selezione di opere degli artisti e dei movimenti artistici più rappresentativi di un Paese poco conosciuto, sia dal punto di vista sociopolitico, che da quello artistico e culturale.
La mostra rappresenta un invito per instaurare un fattivo dialogo con il recente passato dell’Albania, visto attraverso l’arte albanese del Novecento, che assume valore paradigmatico per comprendere le vicende di un paese rimasto a lungo isolato dal resto del mondo a causa di una delle dittature meno conosciute e più paranoiche di tutti i tempi.
Concepita come un’esposizione itinerante e presentata per la prima volta al pubblico in Calabria, non casualmente la mostra parte laddove oltre cinquecento anni fa arrivarono le prime ondate migratorie degli arbëresh, dopo l’eroica resistenza delle popolazioni albanesi all’avanzata ottomana nei Balcani sotto la guida dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg – di cui si commemora il 550° anniversario dalla morte –, per la difesa della lingua, delle tradizioni e del proprio territorio. Pur non riferendosi direttamente a quel contesto storico, l’evento non può prescindere dal fatto che ci troviamo nel cuore di una Regione da sempre amica dell’Albania e in una delle sue istituzioni museali più prestigiose.
La mostra propone una selezione di lavori di alcuni dei più noti protagonisti del panorama dell’arte albanese, la maggior parte dei quali attiva maggiormente nel periodo della dittatura di Enver Hoxha, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la caduta del Muro di Berlino, tra cui: Skënder KamberiPetro KokushtaZef ShoshiGuri MadhiEmin ShaqjaDhimitër TheodhoriSafo MarkoPellumb BylykuAdrian DevolliLefter ShtembariAnastas Kostandini TasoQamil PrizreniVangjel GjikondiMaks Velo e Ibrahim Kodra. A quest’ultimo, importante pittore e scultore attivo a Milano tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, è dedicata un’intera sala, per celebrarne i cento anni dalla nascita. Non mancherà, inoltre, una sezione dedicata agli esiti più recenti della ricerca artistica albanese, con opere degli artisti: Ina LajthiaAdrian ÇeneArjan ShehajAlkan NallbaniEltjon ValleAgron HotiRamazan MemishiArben ShiraVangjush VellahuBujar LucaArdit Boriçi, Artur GorishtiZini Veshi e Fani Zguro.
La tendenza figurativa della mostra scaturisce principalmente dal processo creativo degli artisti durante la preminenza del Realismo Socialista, ponendo così l’attenzione su una realtà del tutto particolare, rappresentata da stili diversi, che includono il disegno dei manifesti di propaganda, i ritratti e i paesaggi della natura albanese, le composizioni di carattere patriottico fino all’ideologizzazione del contenuto e all’arte impegnata. Ci sono inoltre opere di quegli artisti che tentarono di aggirare il contenuto propagandistico ma che, nondimeno, conservarono la forma e la tecnica del tempo, dalla scultura ai bozzetti dei personaggi dei film, dai poster cinematografici alle illustrazioni delle varie riviste e in particolare le illustrazioni dei testi scolastici del tempo. A rendere unica quest’arte furono tuttavia gli artisti albanesi, capaci di imprimere il proprio carattere e individualità nelle opere, nonostante il contesto sfavorevole in cui operavano.
La mostra dedica un’attenzione particolare al Realismo Socialista, un’arte figurativa realista orientata politicamente e ideologicamente, che resta uno dei periodi più significativi dell’arte albanese durante il XX secolo. “Con un’estensione temporale di circa quattro decenni, rimane, nel bene o nel male, l’epoca più fertile nel panorama della produzione artistica nazionale – scrive Artan Shabani, Direttore della Galleria Nazionale d’Arte di Tirana e co-curatore della mostra insieme a Boris Brollo –, incarnata in migliaia di esemplari di massicce composizioni, enormi tele, giganteschi monumenti, sculture eroiche, grafici, poster, disegni fino ai francobolli. La sovrapproduzione artistica faceva parte di una strategia statale per un’arte nazionale rivolta alle masse in quantità e qualità, al servizio della causa dell’ideologia materialistica della rivoluzione proletaria”.