Minzijuornu, tavula ntuornu

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Nella svogliata ripetizione dei mezzogiorni domenicali, il rintocco sgragagliatu e metallico della tromba esponenziale, che aveva sostituito il rintocco vieppiù intonato delle autentiche campane bronzee della torre campanaria della chiesa san francesco della riforma, giungeva fin su la piazza. Lo spudorato altoparlante non si limitava a diffondere il festoso suono delle finte campane, ma con flemma catarrosa, in una cacofonia celestiale, diffondeva pure l’intera funzione religiosa. …Ché era pur meglio origliarla così la messa santa che niente di niente, malgrado, nell’animo oltremodo cattolico e devoto di happyfeet — …ché il timor di dio, messa o non messa, lo conservava appieno, — l’assenza consolatoria della confessione si facesse sentire con le sembianze d’uno stolido rimorso. Quei quattro passi in piazza, tuttavia, non solo gli rinfocolavano la favella ma gli alleviavano pure la pesantezza della digestione del dì di festa.

La piazza affollata all’inverosimile. Una fragranza vivace nell’aria. Le chiome e verdi, dei platani, le foglie. La passegiatina postprandiale per smaltire il chiletto in più, per tirarsi su. «Parrari? …Parrari!? Chi r’è tuttu su cazzu i parrari? Non avete capito ca trippa un ni ghinchjari, u parrari?» Le mani in tasca. Agitate, sudaticce, flaccide, da non saper dove ficcarsele le candide, efebiche, affusolate manine. Pance piene. Appetiti sazi. Pappagorge. Posteriori sbracati, natiche pesanti, adiposi fianchi stanchi. Lombi magnanimi come quarti di bue. Rotolini e maniglie dell’amore. «…Ohibò, che bella pancettina ha messo su il mio maialino!» A tuonare la prosopopea stantuffo e sbuffi, ad imprecare la profilassi savia del mediconzolo scorbutico, paonazzo e grasso, 60 sigarette fumate al dì: «…muovetevi di più e mangiate meno, puttana eva!» Pranzo e cena all’ora solita. «…Il mio porcellino non se l’assaggia nemmeno la sua buona e nutriente pappina? Nemmeno un cucchiaino, il mio bel porcellino?» A tavola apparecchiata: «serviti! Serviti pure. Davanti al piatto, io, il tu non lo nego a nessuno.»

Minzijuornu, tavula ntuornu,\ chini un havi nenti si mangiari nu cuornu!\ Minzijuornu, tavula parata,\ chini un havi nenti si mangiari patati!\ Minzijuornu, tavula misa,\ chini un mangiari cci fari i spisi!

…Mandibole, palati, stomaci esultate! Le fauci, i morsi, il triturar dei denti. Ruminanti, benedett’iddio! Acquolina in bocca, il divorare con gli occhi. A piene ganasce, il lavorar pacato di mandibola e mascella. Sollecite deglutizioni in gole indulgenti. …Chiurella sa cazza i vucca quanni mangi! Chiazze, schizzi, macchie, sulla camicia, sulla giacca, sulla cravatta, sul maglioncino appena lavato. …Quannu si mangiari un si serviri patrunu! …Allorquando si mangia, all’infuori di sé stessi, padrone non s’ha da servire. Consueto il sermone del paparino: assettati ririttu e mastica buonu primi i gnuciri! …Si nni vu mangi, si no t’arrangi. Il coltello a tagliare, spezzettare, affettare. La crosticina dorata tutto grasso impillaccherata, di rosa, tenera, sugosa carne, impaziente a sfrigolare sotto i denti. La carne, …la carne, la metafisica della carne. …Mangia carni di li pinni e sia curnocchia, ama cori gintili e sia na vecchia! …Masticazione caparbia, perbacco! Prima digestio fit in ore, d’altronde. …Quannu si mangiari si fari a lutta ccu ra morta. …Allorquando a mangiar ci s’appropinqua è la lotta per la sopravvivenza che s’ingaggia. I 4 salti in padella findus. I prestobuoni orogel. I mare pronto arena. Il grana padano. Il pecorino romano. L’emmental svizzero. Rigurgitanti pastasciutte fumiganti, da divorarsene un piatto, due o tre. A forchettate. A cucchiaiate. A bocca spalancata. Rigatoni, lasagne, penne, tortiglioni, …silenzio, parla agnesi! Trippa mia fatti valluni! Venter praecepta non audit: poscia, appellat. Crocchette, panatine, sofficini, spinaci fila e fondi, il parmacotto. Hot dog, hamburger, ketchup, würstel,stipati i mangiari e no di fatigari! «Serviti. Serviti pure senza complimento alcuno. Al tu, io, comunque non rinuncio.» …Un bel bicchierozzo di vino rosso? Abbeverarsi. Tracannare a sorsi. …Come vuoi che il boccone vada giù se no!? Il bolo alimentare a scivolare giù, con una sensazione immediata di pienezza. Esofagi stupefatti. Stomaci estasiati. Una bell’abbuffata: niente da ridire! Quattro passi ed una boccata d’aria per digerire? Stravaccati sulle panchine a cugliuni riposati: miegliu muriri abbuttu, ca riuni! Lunghe le unghie, lo stuzzicadenti tra le dita adunche. Bell’incombenza la perentorietà delle funzioni fisiologiche essenziali, bell’incombenza le quotidiane digestioni ed evacuazioni! Un bell’appetito da coliche interminabili. Salvo il ricorso agli eufemismi: buon pro ti faccia! Per dire e non dire: «che la sbobba ti vada… ti vada per traverso!» Il cos’hai mangiato di tanto, di bello e buono, a pranzo, a cena, in frammezzo per spuntino. Estrosi mal di pancia. Digestioni faticose e reflussi gastroesafagei. La nausea al mattino. Turbe dell’alvo. Stipsi. Diarrea. Borborigmi, bruciori, rigurgiti, conati, il singhiozzo. Un caffè forte e non zuccherato, un amaro, l’alka-seltzer. …Un bel clistere per sturargli l’ingorgo e purificargli l’anima! Sussiego e compartecipazione, il mediconzolo, il cerusico, il farmacista: «…signora eccole il suo bel sturalavandini! Con parsimonia, per carità. Gli effetti collaterali indesiderati, sa!» Bulimiche incombenze. Anoressiche devianze. Pancreas allenati agli stress. Iperfagiche devianze. Colecisti dismorfiche. Epatosplenomegalie strabordanti, taglia 54… 56… Portentosi rutti. Alitosi. Ancora l’uogliu n‘canna. Il cos’hai mangiato broccoli-aglio-cipolle? Una fastidiosa ulcera piuttosto che un’ernia iatale da tenere a bada, a fare compagnia come una buona ed assillante consorte. Le diete ipocaloriche da seguire. I fritti ed i grassi da evitare. «Io, quando non mangio, mi sento meglio.» «Ghiu, quannu un mangiu miegliu staju.» «Io, quando non mangio, un cacchio, meglio sto.» Trigliceridi in corsa. Dislipidemie acclarate. Ipercolestorelemie pazze. Iperglicemie festose. Qualcosa di verde, di frutta o verdura, incastrato fra i denti. Denti gialli, storti, cariati, comunque guasti. …Chi fitinzia i vucca ca tieni, gisù cristu miu! Luculliane scorpacciate e defecazioni estenuanti. Nausee, colon irritabili, flatulenze, quali altre gioie può la vita regalare? Quali altre gioie oltre il mesto andar di corpo. …Mangia, viva e caca ca sta miegliu i nu papa! …Làgana e maccarruni: nu zumpu i valluni! «L’adulto sano, dieta normale, 75/150g di feci espelle al dì.» «Quando la diarrea ti sorprende sorprendila con imodium!» «Libagioni, crapule, bagordi, bisbocce, purché si viva!» …Provati a sputarlo fuori tutto quello che ti sei pappato fino a strafogarti, per ricominciare di nuovo ad ingozzarti. Due dita, diritte giù in gola fino a vomitare, …vedrai come il piacere del liberarsi eguaglia quello d’ingozzarsi! …U grupiru i ru culu e da vucca, a ra fini i ri cunti, su’ a stessa cosa.

Rosario Lombardo