La rabbia dei sogni infranti.
- di Francesco Iaquinta
Ultimamente mi sono imbattuto nel libro di Pankaj Mishra, L’età della rabbia. Una storia del presente, una lettura analitica e molto profonda della nostra epoca, complessa e per tanti versi incomprensibile. Ho sempre pensato che immedesimarsi negli altri, cercando di capire l’altrui punto di vista sia un’ottima chiave di lettura per comprendere tante incomprensioni che crescono in maniera sempre più forte sfociando in focolai di odio, violenza e guerra. E’ così che Mishra guarda all’odierna situazione politica, sociale, economica su scala mondiale, prendendo in considerazione il punto di vista di un gran numero di persone, gli esclusi dal progresso, promesso a tutti all’alba dell’Illuminismo e della società capitalistica, che nella realtà degli eventi, ha confinato gran parte della ricchezza mondiale nelle mani di pochi “eletti”.
E’ da qui che nasce il ressentiment, come lo chiama l’autore, il risentimento da parte degli esclusi, fatto di rancore, invidia, odio, ma anche impotenza ed umiliazione, che riguarda soprattutto tanti giovani.
Mishra trova degli allettanti parallelismi tra i giovani militanti degli odierni gruppi sovversivi come l’Isis, e i nazionalisti tedeschi, i rivoluzionari religiosi russi, i terroristi anarchici internazionali, gli scioperati italiani dei secoli scorsi, tutti esecutori di atti di violenza perché traditi da un quadro socio-economico illusorio, in cui il mito dell’individualismo, dello sviluppo tecnologico e della ricchezza avevano fatto pensare ad un futuro migliore e non ad un avvenire sradicato dalla tradizione e “disumanizzato”, i cui nefasti risultati sono oggi innegabilmente visibili.
Un’analisi che attraverso il pensiero dei più grandi filosofi, Voltaire, Rousseau, Fichte, Tocqueville, Herder, Wagner, Nietzsche, d’Annunzio, Bakunin, Mazzini, prende forza e collega passato, presente e futuro attraverso l’ineluttabilità dei corsi e ricorsi storici, della ciclità degli eventi, le cui cause sono da ricollegarsi alla natura umana di sfruttare gli avvenimenti (e il revisionismo storico) per manipolare le masse al fine di ottenere il consenso, solo e soltanto per il proprio tornaconto personale, sia esso ideologico o puramente economico. E’ l’era sempre attuale dei demagoghi, oggi Trump, Erdogan, Modi che sfruttano la paura di una società instabile ed insicura per aizzare il popolo verso una categoria che faccia da capro espiatorio, come gli ebrei nel passato, gli immigrati di oggi, spostando la lente d’ingrandimento lontano dalle vere cause dell’odierna crisi.
I punti di contatto, nonché le affinità caratteriali tra lo stragista americano Timothy McVeigh e il jihadista kuwaitiano Ramzī Aḥmad Yūsuf, accusatori dello spirito guerrafondaio americano, rappresentano le due facce di un radicalismo internazionale che sulla scia di una sempre più crescente globalizzazione, sul finire del XIX secolo, man mano che entravano in contatto beni di consumo, circolazione di capitali e forza lavoro, ha visto divampare le discussioni sulla ridistribuzione delle ricchezze o sui diritti dei lavoratori, sull’istruzione di massa e la giustizia sociale, da parte di individui provenienti da ogni angolo del mondo, che si incrociavano nel Vecchio Continente e nel Nuovo.
I più poveri, vittime di un darwinismo sociale, che li vede soccombere nell’instabilità sociale ed economica del nostro tempo, considerati superflui e confinati in zone di abbandono, che siano l’Africa, le isole del Pacifico o l’Asia, non fanno altro che accrescere il risentimento verso le élite e subire allo stesso tempo il loro rancore e il loro odio.
Crisi sociale ad ogni livello e di conseguenza crisi dell’animo “anestetizzato”, sconvolto dalla rivoluzione digitale, che offre infinite connessioni e possibilità di conoscenza, ma che al contempo ingabbia l’animo umano in un’insoddisfazione lacerante, figlia dell’incapacità di sfruttare questo potenziale, per limiti oggettivi che li pongono dinanzi alla durezza del fallimento, imprenditoriale e personale. Siamo così avvolti in una violenta spirale di competizione ed invidia, quella del moderno uomo individualista che deve farci riflettere profondamente, scavando all’interno della nostra anima nel complicato tentativo di cercare delle risposte.
Una lettura impegnativa ma che consiglio vivamente.