“Lo Guarracino”, la commedia napoletana dell’arte per denunciare la distruzione dell’ecosistema marino

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“Lo Guarracino”, composizione di autore ignoto del ‘700,  narra la surreale vicenda amorosa tra il coracino e una sardina, pesci dalla vita semplice e dagli amori complicati. Si fa così protagonista di una commedia dell’arte destinata a denunciare al mondo la distruzione dell’ecosistema marino, l’inquinamento costiero e lo sfruttamento delle risorse ittiche, citando De Andrè

[12/10/2018] – Benedetto Croce definì Lo Guarracino “una singolare fantasia, capricciosa e graziosa e di un brio indiavolato”. Gino Doria, avvocato napoletano, giornalista e studioso, la classificò “fra le cose più fresche, più festive, più colorite, più saporose e sarei a dire più odorose, della poesia semipopolare o semidotta che dir si voglia”.

Nella filastrocca del Guarracino, riscritta in lingua italiana da Mimmo Mòllica (Amazon), la guerra tra pesci fa parte di una fantasiosa pantomima godibile e geniale. A rovinare tutto è la Patella che fa la spia all’Alletterato, primo e vecchio fidanzato dalla Sardella, che sentendosi soppiantato per una promessa di matrimonio procurata dalla ruffiana Bavosa, scatena la sua artiglieria sul focoso Guarracino, rivale in amore.

Inizia così una rissa furibonda nei fondali marini alla quale prendono parte amici e parenti, i pesci si schiereranno con l’uno o con l’altro. Una rissa tra pesci d’ogni ceto e d’ogni nazione, tanto fantasiosa e irreale quanto divertente e poetica. Se violenza, guerra e odio devono essere raccontati nella cruda realtà non è certo la filastrocca del Guarracino la canzone dell’odio, tutt’altro.

“L’odio ha scritto troppe pagine di cruda storia, genera rovine e scoppi, il Guarracino genera solo scoppi di… risate – afferma Mimmo Mòllica, autore de «La filastrocca del Guarracino», storia di pesci e di coltello tra spose promesse e chi non le mantiene.

“Nella filastrocca del Guarracino – aggiunge Mimmo Mòllica – la guerra tra pesci fa parte di una fantasiosa pantomima godibile e geniale. Si dice che l’odio è cieco e invece «ha la vista acuta del cecchino e guarda risoluto al futuro, mira e guarda e vede lontano», come scrive la grande poetessa polacca Wisława Szymborska”.

Così la filastrocca che Mimmo Mòllica ha riscritto in lingua italiana riveste interesse scientifico e didattico, sollecitando una serie di (amare) considerazioni sulla salvaguardia dell’ecosistema marino come patrimonio troppo spesso maltrattato e minacciato.

Mimmo Mòllica con Sergio Endrigo
Mimmo Mòllica con Sergio Endrigo

“La riscoperta del nostro patrimonio culturale attraverso le filastrocche o la musica popolare napoletana – dice Mimmo Mòllica – non si limita agli organismi marini come testimonianza della biodiversità di un ecosistema presente e passato. Biologia marina, folklore e letteratura popolare divengono strumento e metafora, contro l’inquinamento delle acque costiere e lo sfruttamento irrazionale delle risorse ittiche, alcune delle quali sono oggi sempre più rare mentre altre (aliene) mai incontrate prima d’ora, se ne presentano”.

Lo Guarracino si fa così attore protagonista di una commedia dell’arte destinata a denunciare al mondo la distruzione dell’ecosistema marino, costiero e delle risorse ittiche; la sempre maggiore rarefazione delle specie ittiche: le vere minacce, la vera violenza!

Ne «La filastrocca del Guarracino», storia di pesci e di coltello tra spose promesse e chi non le mantiene, Mimmo Mòllica cita i magnifici versi di Fabrizio De Andrè in «Rimini».

E due errori ho commesso / due errori di saggezza /
abortire l’America / e poi guardarla con dolcezza. /
Ma voi che siete uomini / sotto il vento e le vele /
non regalate terre promesse / a chi non le mantiene”.

 “ Trovo che nei versi di De Andrè vi sia una metafora di straordinaria efficacia e poesia, – spiega Mimmo Mòllica – in un’epoca in cui la cultura popolare (ri)emette i suoi germogli per mostrare al mondo la sua forza artistica e sociale. Quello tra la natura e la sua distruzione è un ‘matrimonio’ impossibile. La globalizzazione non riuscirà a non tenere conto del patrimonio naturale e sarà merito di fatti culturali come «Il Guarracino», che pure a distanza di alcuni secoli continua a richiamare l’attenzione di studiosi e scienziati, ma pure del pubblico.

Ornella Fanzone