DISTOPIA ‘70 – PUNTATA n. 4
Quell’uomo che getta nello sconforto il principe nero è il perfido Glauco Randelli, braccio destro di Licio Gelli o – per meglio dire – il braccio armato: tutte le questioni scomode della P2 venivano risolte dal Randelli, lo chiamavano “Il Pacificatore” ma di pacifico c’era ben poco in lui…
Con lo sguardo assente accende una sigaretta e aspetta che il Principe Nero con un cenno recepisca come abbia buttato al vento l’intera operazione…
Il Principe Borghese non reagisce, ha lo sguardo quasi assente e pronuncia solo poche parole: «Con o senza di voi».
Randelli fa un tiro dal suo lungo bocchino, si guarda i piedi e poi risponde: «Ecco, senza di noi Comandante, per lei c’è il nulla. Il nulla».
Dopo altre due boccate di fumo continua, senza mostrare la benché minima emozione: «Le avevamo chiesto riservatezza, ma mi pare che il suo agire sia l’esatto opposto».
Borghese non perde la calma, e replica sapendo di aver capito:«I miei uomini, la mia base deve sapere che il cambiamento sta per arrivare».
Randelli alzando un braccio quasi a fermarlo fisicamente lo interrompe: «Vede quando lei ha preannunciato il colpo di stato a Milano in quel congresso c’erano giornalisti, ma non solo».
Si guarda intorno, poi lancia sul tavolo un documento. Il peso della carta rimbomba in tutta l’aria. Quel documento è una minuziosa informativa della Cia che parla di un colpo di stato. Il loro colpo di stato. Così, scritto su carta.
«Vede Comandante, potevamo agire indisturbati e metterli dinnanzi al fatto compiuto».
«Non credo che gli Americani siano contrari all’idea di cancellare i comunisti in Italia o sbaglio?». Borghese qui ebbe un dubbio, il suo tono della voce sembrava quasi mellifluo, come se il tarlo del dubbio sia in fondo il peggiore dei mali.
«Contrari no, ma irritati di non essere chiamati in causa sì».
È una fase di stallo apparente. Randelli prende in mano la situazione, la Cia deve dare il benestare all’operazione, e non sarà cosa proprio facile.
Il Golpe deve essere rinviato e riorganizzato.
Lasciando la sede di Fronte Nazionale, quasi a irridere il Principe Borghese, Randelli lo saluta dicendogli: «Comandante, cerchiamo di tenere la bocca chiusa e cerchi di non esporsi per i prossimi 365 giorni…perché quando apre bocca fa più danni della grandine…».
Poi, conclude con un imperativo: «O con gli americani o è la fine!».
In quell’incontro Randelli ha designato anche l’uomo che deve mettersi in contatto con l’intelligence americana. Si chiama Adriano Monti, è un medico di Rieti, all’apparenza, ma in realtà è un ex soldato della Repubblica Sociale fedele a Mussolini.
Soprattutto Monti è una spia, uno dei referenti della Cia in Italia e non solo, è un uomo che sa come trattare certe cose.
Infatti, il primo contatto di Adriano Monti per trattare con la Cia è Otto Skorzeny, ex SS nazista, uno dei fondatori dell’intelligence tedesca dell’organizzazione Ghelen. Si salvato fuggendo in Spagna, protetto dal governo Franchista.
L’incontro avviene a Madrid, all’Hotel Ritz sono passate le 16 e nel ristorante ormai vuoto al tavolo a sorseggiare un whisky c’è Otto Skorzeny che sembra pensare più al fondo del bicchiere che alla sua vita.
Adriano Monti si siede a cavalcioni davanti a lui, ma Skorzeny è sibillino: «Viaggio inutile il tuo, la situazione è irreversibile, sai quando vorrei vederli sterminati».
Beve un altro sorso di quel whisky più acqua: «Vermi comunisti».
Poi si alza, i movimenti di Otto Skorzeny sono a scatti in quella sala vuota.
«Il problema è Borghese, sbarazzatevi di lui e poi portate un modo di come mettere la polvere sotto il divano». (Riferito ai Comunisti)
FINE PUNTATA 4