Sono circa 500 i comuni del Sud Italia che hanno aderito all’iniziativa ‘Recovery Sud’ ovvero una rete compatta dei primi cittadini che chiedono che almeno il 68% dei 209 miliardi del Recovery Fund venga destinato a questa area del paese.
Una vera e propria lotta quella che è stata intrapresa, dopo la nomina di Giorgetti della Lega Nord al Ministero dello Sviluppo Economico ed i continui riferimenti alla clausola del 34% (criterio della popolazione) circa la ripartizione dei fondi.
Ai 209 miliardi, spiega la rete Recovery Sud, si è arrivati a causa della condizione di arretratezza del Mezzogiorno e per annullare il divario con il Nord. L’UE ha concesso quei fondi sulla base di: popolazione, livello di disoccupazione, rapporto inverso del Pil.
Stando ai dettami comunitari, i primi cittadini meridionali ritengono che non il 34%, ma il 68% del Recovery Fund debba andare al Sud, chiedendo dunque un vincolo di destinazione.
Da sempre sosteniamo che i vari Governi, che si sono succeduti dall’Unità d’Italia, hanno lasciato ai margini le regioni del Sud per far crescere economicamente e socialmente solo quelle del Nord. Ed ecco perchè vediamo nella Rete Recovery Sud, un’ importante iniziativa che intendiamo sostenere, perché, senz’altro, è animata dalla volontà di un cambiamento della condizione economica del Sud Italia.
La partita decisiva per il Mezzogiorno si gioca ora. E i sindaci del Sud scendono in campo, finalmente.
I sindaci che hanno aderito al Recovery Sud
L’iniziativa partita da Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti, in Puglia, si è subito allargata raccogliendo esponenti di ogni partito. La rete è animata da centri di ricerca, università, associazioni, organi di informazione, comitati, movimenti meridionalisti e soprattutto da centinaia di amministratori locali.
Tra i firmatari il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, ma anche quello di Palermo, Leoluca Orlando, insieme a quelli di Catania, Taranto, Reggio Calabria tra le maggiori città. Ad oggi sono quasi 500 i sindaci che fanno parte della rete.
Sul locale, hanno aderito molti sindaci dei comuni vicini: Acri (Pino Capalbo), Montalto Uffugo (Pietro Caracciolo), Santa Sofia d’Epiro (Daniele Atanasio Sisca), Tarsia (Roberto Ameruso), Rende (Marcello Manna), San Demetrio Corone (Salvatore La Mirata) e tanti altri.
Noi di Bisignanoinrete chiediamo anche al Sindaco della città di Bisignano, Francesco Lo Giudice, qualora non avesse già preso in considerazione l’iniziativa, di aderire al protocollo “Recovery Sud”.
Lo Giudice, tra l’altro autore dei libri “Il futuro dell’Italia si gioca a Sud” e “Cambiare il Sud per cambiare l’Italia”, potrebbe arricchire la rete dei sindaci meridionali con il proprio contributo fatto di impegno di studio, passione e conoscenza della questione meridionale.
Ciò sarebbe utile per allargare il fronte unitario meridionale con l’obiettivo di destinare al sud il 68% dei fondi del Recovery Fund e prendere atto che, investiti questi fondi al nord, sarà il sud a pagare il debito e a non avere più l’opportunità di ripresa.
I sindaci del Sud scrivono alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen
Dopo aver scritto a Mario Draghi e Sergio Mattarella, senza avere ottenuto risposta, i sindaci hanno scritto anche a Ursula von der Leyen affinché l’Unione Europea vigili sui fondi.
“I Sindaci del “Recovery Sud” ripongono fiducia nell’Unione Europea, anche per recuperare Unità nazionale compromessa dai ripetuti discrimini verso il Sud, che potrebbero soffiare sul fuoco ed alimentare di un non auspicabile Sud-exit che codesta Commissione deve scongiurare, tutelando i territori ed i giovani del Sud che potranno emigrare solo per scelta e non più per necessità.
Chiediamo tutela per evitare l’innesco di eventuali fenomeni di protesta clamorosa, dato che ancora una volta il Ministero per lo Sviluppo Economico è guidato da un esponente di un partito del Nord che tante volte ha utilizzato impropriamente i fondi europei per finanziare Leggi e piani straordinari di opere pubbliche.”