Difesa e Selezione della Razza

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La ilchiuR.Lo. Production in collaborazione con l’Amaro U-Castiellu-‘i-Visignanu (di produzione locale rigorosamente virtuale) è lieta di presentare alla colta e inclita platea di lettori invischiati nelle maglie della rete bruzia:

Difesa e Selezione della Razza

(*)Fatti, personaggi e circostanze contenuti nel testo sono frutto per intero della fantasia dell’autore. La volontà di reperire e/o individuare nello scritto elementi di realtà appartiene totalmente al lettore, spesso succube del pregiudizio di una fantasia che supera la realtà.

Immagini, dialoghi e descrizioni sono suggerite da un’inclinazione naturale alla satira se non all’ironia, tuttavia volerle considerare solo una caricatura della realtà sarebbe far torto alla fantasia dello scrivente.

Eventuali estrapolazioni ad arte ed interpretazioni personali sono a totale discrezione dei lettori e suscettibili, in ogni caso, della (non) sanzione della morale corrente della politica locale.

Se ne raccomanda l’uso e si consiglia lo stesso a stomaco pieno. Nessuna controindicazione da segnalare. Si consiglia altresì di accompagnare la lettura gustando appieno il retrogusto a tutto tondo dell’Amaro U-Castiellu-‘i-Visignanu. Con moderazione.

(*Indicazioni e avvertenze a vostro uso e consumo)

*  *  *  *  *

Assittatu ‘mpizz’a seggia il candicato spiccicò: «Poesia? … Che poesia. »

L’Assessore alla Vivibilità sine/cum Vivibilità, nonché Vice-del-Sindaco, indispettito dalla supponenza di quel giovinastro con due piercing ad un orecchio e un collo di giraffa che gli sbucava da un pulloverino dai colori sbiaditi, ribatté: «una poesia. Una qualsiasi. A memoria.»

Un sorriso disarmato sperluccicò sul volto snervato del candidato a candidato nella lista Glasnost‘, Perestrojka & Solidarnoś, che disse « ah!» e non aggiunse altro.

«Bene, bene…», intervenne il Sindaco, dopo qualche minuto d’interminabile attesa, come se della poesia tutto ad un tratto non gliene importasse più niente o come se volesse andar incontro a quel giovine che gli sembrava penzolasse giù da una nuvola. «…Ma tu, di tanto in tanto, leggi? Un libro? Il giornale? Fumetti?»

Il giovine non sapeva che diavolo rispondere a quel fuoco di fila di domande che da tre quarti d’ora abbondanti lo impallinavano. …E che cacchio!, pensava.  …Ma che mi viene a significare quest’interrogatorio?! …Cchi cci vo’ a stari assittatu a na seggia? …Se ci son riusciti tutti l’atri, picchì ghiu no? U patru gli aveva consigliato di mantenersi, in ogni caso, sul vago e non essere ingenuo come al suo solito, …ché la verità non è di questo mondo e nessuno vuole sentirsela dire. Gli sembrava quasi quasi di essere ritornato fra i banchi di scuola, …ghillu, uno spilungone di un metro e ottanta che in quei banchi a malapena ci entrava. ‘A scola l’aveva già finita, ppi grazia i Diu, già da un paio d’anni e le interrogazioni non le aveva mai sopportate. …Solo ad averlo saputo prima, col cazzo che si sarebbe presentato! Tuttavia, ritrovata la concentrazione, quasi volesse contravvenire alle raccomandazioni di suo padre, disse: «beh, il vizio di leggere l’ho perso dal momento che la scuola l’ho finita. Ogni tanto magari ‘a gazzetta… Anche se… per dirla tutta, questo vizio non ce l’ho mai avuto. …Che chissà come va’ a finiri coi vizi!»

I due esaminatori accolsero la manifestazione di sincerità del candidato a candidato nella lista Glasnost‘, Perestrojka & Solidarnoś, con un sospiro di sollievo. Bandire dalla lista i cervelloni o presunti tali, ormai era diventato per l’intelligence a capo del civico movimento di netta affiliazione destrorsa (con innesto di qualche propaggine di presunti e/o decantati trascorsi sinistrorsi) non solo un imperativo conclamato ma una missione vera e propria. Quindi, quasi all’unisono, i due chiesero al candidato: «…E i parenti?»

«…Che parenti?» Fece il giovine disorientato. «I tuoi parenti», proruppe stizzito il Vice-del-Sindaco, nonché Assessore alla Visibilità cum/sine Vivibilità.

Al che il giovine con sorriso ritrovato spiccicò: «Tutti bene. Grazie»

Uno sguardo d’intesa corse tra il Sindaco ed il suo Vice, quasi a voler dire che il candidato seduto lì davanti fosse l’ideale, cotto al punto giusto insomma, forse pure troppo. Per entrare nella lista Glasnost‘, Perestrojka & Solidarnoś, come in qualsiasi lista, bisognava pur averceli dei titoli o no? Quantomeno delle peculiarità e lui sembrava avere gli uni e le altre. A pieno diritto poteva far parte dalla sestina da sacrificare. A loro si richiedeva di portar voti e basta, senza il pericolo di trovarseli eletti chissà perché o per come. I consiglieri uscenti naturalmente andavano ricandidati di diritto tutti e tredici. Fatti salvi i cervelli in fuga verso altri lidi che erano stati prontamente rimpiazzati dai soccorritori della mutua. E pu’ di sicuro ci sarebbe scappato il raccomandato, o il Signor Iddio non volesse, qualche fuoruscita dell’ultimo minuto. …E meno male che non ci stava nessun Berlusconi a far campagna acquisti, che il Comune i Visignano, fino a prova contraria non era né il Milan né la Camera o il Senato! …Fare una lista non è certo cosa di poco conto. …Ci vuole calma e sapiri fari. …Non puoi certo metterti lì come un rabdomante a girare bacchetta in mano alla ricerca disperata del candidato perfetto o di uno Scilipoti qualsiasi! …Chè ogni cosa deve essere ben calibrata e messa a punto a dovere, senza farsi trascinare da facili entusiasmi salvaguardando, ad ogni buon conto, chi è già dentro i meccanismi del consenso… Chè la fortuna nella politica visignanisa centra poco e nenti… Ché quando scegli un candidato meglio approfittare di chi è già sulla breccia anziché di un principiante senza né arte né parte. Vent’anni e più con le terga ben appoggiate son ben più che delle semplici credenziali! Buoni tutti a dire peste & corna dei politici in circolazione, ma ogni volta che c’era un’infornata tutti quanti a farsi in quattro ppi sagliari in carrozza! Una carrozza ben lussuosa a giudicare da certi dati sui costi della politica in Calabria apparsi sulla stampa[i]. …Ma la politica non è per tutti, … ché bisogna pur avercelo l’estro, …ché bisogna pur difenderlo il buon nome della categoria, …c’a razza nun si po’ mbastardiri, Maronna Santa! …Ché certi requisiti sono ben più che auspicabili, necessari, incontrattabili! Quantomeno un tre palmi di pelo sullo stomaco, una faccia tosta inossidabile e orecchie da mercanti. Tutte cose che l’esperienza forgia ed aiuta.

Intanto il Sindaco, si fece avanti con la seggiola, come se volesse creare una maggiore complicità con lo spilungone assittatu lì davanti ‘mpizz’a seggia, quindi barcollò, scatarrò e biascicò: «…No. E che io e l’Assessore alla Visibilità & Vivibilità qui presente ci chiedevamo quanti parenti hai.»

Il giovine che non si raccapezzava più con tutte le domande che passavano di palo in frasca, nemmeno fosse stato un test Invalsi o un test per la Maturità, rispose: «Beh mamma è morta l’altr’anno, mia sorella s’è sposata tre anni fa e mio fratello Riccardo… »

L’Assessore alla Visibilità cum/sine Vivibilità sempre più indispettito per la flemma del giovinastro, che sembrava jiri a cogliri spaiari, lo interuppe: «…Ma insomma! …Ma u parintatu è rannu o no?»

Il giovinastro sfoderò entrambe le mani è incominciò a contare: «gunu, rua, tria …e cu canatimi simu sia»

«Bene, bene…», fece il Sindaco mentre l’Assessore con complicità afferrò l’antifona: un altro nome da depennare dalla lista dei candidabili, perché se un candidato ‘un ti porta nemmeno vinti voti chi cazzu i candidatu è?

«Salutami a patritta » disse quindi il Sindaco e lo congedò.

In sala d’attesa non era rimasto più nessuno. La mattinata era stata lunga, e i due per il freddo di una giornata marzolina sfacciatamente invernale erano ansiosi di muoversi per sciogliere le articolazioni intorpidite, ma non si mossero. La lunga preparazione della campagna elettorale ormai durava da un anno o poco più, e dal momento che si era quasi in dirittura d’arrivo le preoccupazioni aumentavano e le energie diminuivano. «Non c’è più nessuno», disse il Sindaco e l’altro annuì. Un certo languorino si risvegliò di soprassalto nelle budella dell’Umilissimo, che tentò di rivelare al suo Vice il desiderio frugale che gli si era quasi materializzato lì davanti: «…‘U sa cchi cci vulissa mo’?»

E l’altro, quasi intercettasse la lunghezza d’onda su cui viaggiavano pensieri e desideri del Sindaco, disse: «Na bella frissurata i vruoccularapi e sazizza…!»

Al che, il Sindaco, quasi si sentisse defraudato dal quel desiderio corroborato dalle lancette dell’orologio che segnavano quasi l’una, prontamente aggiunse: «…e nu bicchieru i vinu i ri Costi!» I due se la risero all’unisono.

Poi, come se seguisse pensieri foschi tutti suoi, l’Umilissimo aggiunse: «A me la storia non mi persuade.»

«Quale storia?», fece l’altro.

«La storia dell’alveare » disse laconico l’Umilissimo Sindaco.

«Beh, nemmeno a mia!» replicò il suo delfino.

Dopo un paio di colpi di tosse l’Umilissimo, schiaritasi la voce continuò: «Il fatto è che due galli ntra nu gallinari ci possono pur stare, certo si azzuffano, si rincorrono fra loro e tutt’e due rincorrono i povari gallini ppi tutto u gallinari ma due Api Regine in un alveare non si sono mai viste. Appena può, una spicca il volo. Quei due invece, dopo la rappacificazione messa su per i giornali, ancora lì insieme per quel cazzo di partito. Almeno non chiamatelo L’Alveare, …e che cazzo

Un altro paio di colpi di tosse, un sorso d’acqua e andò avanti: «Chissà se la lista l’hanno già fatta? …O pu’ va a finiri, come al solito, che si mettono tutti quanti cuntr’a mmia!»

L’Assessore alla Visibilità cum/sine Vivibilità non era persuaso da quel discorso e tantomeno dalla bontà di quelle metafore ma preferì dir altro per non contrariare l’Umilissimo. Le due Api in questione, in realtà, giocavano con più mazzi di carte alla volta, e se il primo cercava principalmente di cavalcare un’improbabile SVOLTA, l’altro, nel tentativo di riaffacciarsi alla ribalta in tutta la sua possanza, s’industriava nell’intensificare esclusive frequentazioni d’alto bordo. Tanto per rimanere in tema di desideri frugali si poteva forse dire, per le due Api in questione e non solo, valeva il detto: quanni simmini vruocculi ‘un ti po’ aspittari i cogliri suriachi! Impaziente di dire la sua il Vice-del-Sindaco cominciò, quindi, a riferire qualche novità che gli era giunta all’orecchio sulla campagna elettorale che si preannunciava infuocatissima. «Domenica prossima i Democratici faranno le primarie. Il movimento giovanile del partito ha organizzato na cursa cu ri sacchi. Chini arriva prima si candida, l’atri tutti fora. Il movimento giovanile vuole il rinnovamento è accussì… »

«I figli degli orfani della FGCI sutt’a Patrimierulu vorrai dire?» La sottolineatura dell’Umilissimo non sorprese affatto l’Assessore alla Visibilità sine /cum Vivibilità, che ben sapeva come la FGCI in paese fosse stata sempre vissuta come una cosa a sé, come un sfiatatoio a respiro nazionale, internazionalista e internazionale che preferiva fregarsene dell’angusto scenario locale. E Patrimierulu ringraziava. Insomma chiri erano i comunisti i na vota, ma ringraziannu u Patriternu e Berlusconi in persona di Comunisti in paese non se ne trovavano nemmeno a pagarli a peso d’oro. …Si va be’ qualcuno diceva di esserlo ancora, ma certo si sbagliava. …E pu’ a voi chi è che ve lo dice che costui non affermasse il falso, lo dicesse tanto per dire, o non volesse apparir per quello che non era? La scelta del Piddì di allearsi con l’Udiccì dei Trematerra Padre & Figlio e degli Occhiuto Bros. a conti fatti tagliava la testa al toro. Evidentemente il comportamento ballerino dell’Udicci, che in regione o al comune di Cosenza faceva maggioranza con la Pidielle, non scandalizzava né i suoi militanti né i suoi diriginti. Il Piddì, del resto, non solo aveva sposato la frettolosa e totale liquidazione della storia del PCI (come accaduto pure a livello nazionale), ma aveva altresì inglobato e assimilato la storia più misera della locale lista civica tromba, per cui il fatto che i democratici visignanisi seguitassero, nonostante tutto, a parlare del Piddì come di un partito sia pure solo di sinistra continuava ad essere una cosa al di fuori di ogni principio di realtà.

Il Sindaco, benché in vita sua non fosse mai stato Comunista, ad un certo punto della sua carriera politica amministrativa s’era trovato, per mero gioco del destino, ad amministrare con lo stesso Patrimierulu ormai non più Comunista ma Gonfalonista dichiarato (per via dello Stendardo Biancazzurro che si era cucito addosso), ma, alla prima occasione propizia, non si era fatto sfuggire l’opportunità di far andare gambe all’aria la giunta. Con gli anni, un certo rimorso si era fatto strada nel suo animo cosicché aveva cominciato, quasi a compensare il grave torto, a coltivare la propensione naturale ad assomigliargli nelle sembianze, nelle movenze, e persino nelle negligenze, fino a convincersi di esserne diventato la più riuscita delle sue copie, l’incarnazione perfetta. Malgrado ciò, a rinfocolargli una vena d’insoddisfazione, sopraggiungeva la constatazione evidente che il Merlo-Gonfalonista-Non Piu-Comunista il sindaco lo avesse fatto per più di quarant’anni mentr’egli non era neppure al suo secondo e pieno mandato. La partita gli sembrava persa in partenza. Come poteva rivaleggiare di fronte alla Storia con un monumento di siffatta durata? Una deminutio di tal genere di fronte ai posteri ed agli altari della Storia gli era diventata inaccettabile, talché egli viveva la cosa come un vulnus che ogni tanto lo angustiava nel profondo ma sempre gli ronzava ‘ncapu. E così capitava, di tanto in tanto, di sentirlo interrogare i suoi sodali, amici e conoscenti: «…ma tu cchi dici?» E quelli a rassicurarlo che, …campassero per altri cent’anni, i magnanimi visignanesi un monumento, presto o tardi, glielo avrebbero fatto a tutti i rua. L’Umilissimo non era certo contento della compagnia che i posteri gli avrebbero elargito ma lasciava intendere di non crucciarsene, che poco o niente gli importava, quantunque la partita non poteva certo dirsi conclusa.

In quel momento si affacciò trafelato l’Assessore alla Viabilità tutt’impachettato in uno scuro tabarro di una o due taglie più piccolo …ca Maronna chi friddu! Masticava chewing-gum a pieno ritmo. Il bolo, transitando da destra a sinistra nella bocca, accompagnava il suono delle parole. Con l’arrivo dell’assessore la triade o intelligence di Glasnost‘, Perestrojka & Solidarnoś poteva dirsi al gran completo se non fosse stato per l’Assessore alla Virtualità e/o Virtuosità, che in quanto figura eminentemente virtuale ed impalpabile, risultava sempre assente. Il nuovo arrivato, dopo essere stato aggiornato sulla mattinata, si apprestò ad informare il Sindaco sulle altre liste. «A riguardo dell’Udiccì se ne raccontano a iosa. Ricia ca c’è na fulla, …ca manch’i cani. …Ca tutti vuoni trasari n’tra lista.» L’Assessore alla Viabilità non risparmiò particolari ed indiscrezioni e aggiunse che dopo i risultati delle primarie del Piddì, il circolo avrebbe provveduto, con una gara di sbandieratori fuori dall’ordinari,o alla selezione della propria quota partedi candidati. Ogni candidato, candidato alla lista dell’Udiccì & Cumpari Chi Sapiti Sunari, sul cui nome si manteneva ancora una certa vaghezza ingiustificabile agli occhi della triade, avrebbe dovuto destreggiarsi con tutte le bandiere della propria vita politica. Dimodoché c’era chi, da neofita, se ne stava a giocherellare con un’unica bandiera e chi con tre, quattro, cinque o sei e forse più a seconda delle tessere di partito avute. In ogni caso bisognava dimostrare la propria abilità centrista. …E voi lettori nutrite forse dubbio alcuno sulle capacità acrobatiche di un politico di lungo corso avvezzo a cambiar bandiera dalla sera alla mattina? La giuria equestre presieduta da un discendente in linea diretta della nobile dinastia dei Trematerra o degli Occhiuto avrebbe scelto i vincitori e per bocca del coordinatore cittadino li avrebbe resi noti seduta stante. Sugli altri partiti, movimenti e sommovimenti cittadini l’Assessore alla Viabilità riferì puntigliosamente ogni nuova a sua conoscenza, non tralasciando la propria irritabilità sul traffico che avrebbe messo sottosopra Visignanu nelle settimane antecedenti la presentazione della lista. E raccontò così di come la Destra strizzasse l’occhietto a Città in comune, di come i pochi superstiti Comunisti nella volontà e/o nel pregiudizio cercassero ospitalità sotto la volta della SVOLTA, di come gli ex di passate stagioni cercassero un passaggio a scrocco, di come i soccorritori della mutua si guardassero intorno non del tutto sazi, di come i cervelli in fuga pensassero di essersi accasati ccu ri cazzi, di come i Berlusconiani benedicessero la terra di Calabria (la sola in Italia a non aver girato le spalle a Berlusconi e al suo governatore Scopelliti), di come gli Antiberlusconiani incensassero De Magistris, Pisapia o Vendola ed intanto si tenessero gli Adamo & consorte, i Bruno, i Principe e i Maiolo eccetera eccetera. Intanto chi organizzava tornei veri propri, chi si scopriva socialista, chi si diceva fascista o comunista, chi si vestiva da liberale e chi casual, chi si professava agnostico e chi figlio di paragnosta, chi si nni fricava, chi criticava, chi si mostrava ccu setti facci (quanti i colli della vetusta Visignanu), chi torchiava e modellava i propri candidati nella maniera più acconcia ed adatta alla bisogna, chi raccoglieva gli avanzi o si affidava al buon cuor di una mano caritatevole, chi mostrava l’intenzione di candidare amici e parenti, chi raddrizzava i malati e resuscitava i morti, chi faceva mmughina e nenti cchiù, chi si mimetizzava e chi se ne stava quietu quietu per manifestarsi in tutta la sua insostibuilità al momento più opportuno e decisivo.

Dopo le esternazioni assessorili l’Umilissimo Sindaco era scuro in viso, più del solito. La sua canizie gli ridisegnava il volto, mentre la lampadina fioca di trenta candele si rifletteva sulla pelle. Il suo «…ma tu cchi dici?» rivolto al suo vice cadde nel vuoto per via del tono sommesso e afflitto della voce. Le illazioni sul numero di liste erano sicuramente tante. Tre, quattro? Il sindaco non aveva dubbi in proposito, si sarebbero tutti coalizzati cuntr’a r‘illu! Un’eventuale terza lista sarebbe stata solo un atto scriteriato di arroganza, una fuga dalla realtà. I Visignanisi, pensava, sono gente di buon cuore… si ci affezionano a chi ha in mano le redini. Sudditi perfetti. Non amano le briglie sciolte e gli scavezzacoli …ca a cangiari ‘a via vecchia ppi ra nova sa chiri chi lassi e nun sa chiri ca si trova. L’Umilissimo, intanto, strabuzzava gli occhi su certe carte che l’Assessore alla Viabilità gli passava. Un’eventuale candidatura a sindaco, dell’ultimo minuto, del suo ex Assessore al Bilancio piuttosto che di un novello kamikaze non faceva parte degli scenari previsti e possibili. Tutto si sarebbe deciso nel corso della campagna elettorale, del resto. L’Umilissimo in cuor suo era consapevole di come la sua rielezione fosse in pericolo ma era sicuro altresì di aver fatto, nell’ultimo anno, tutto il possibile per scongiurare una simile sciagura. L’intero territorio e l’intera viabilità erano stati tirati a lucido sebbene solo su Google Map, ma i turisti che l’avrebbero consultato, rimanendo incantati da cotanta magnificenza non avrebbero dubitato un attimo sull’opportunità di venire in massa a Visignanu! La realizzazione de facto di una Stonenge bruzia sulla Collina Castello aveva riordinato la geometria spaziale dell’intera piazza e innescato una lotta all’ultimo sangue tra i quartieri storici e le zone rurali per aggiudicarsi l’affissione di un proprio stemma o insegna su ogni colonna dell’improbabile Stonenge Bruzia, talché la viva partecipazione alla vita sociale e alle sorti della cittadina cratense poteva dirsi assicurata. A mezz’aria si levava la raffigurazione ottica, attraverso uno strabiliante gioco di luci ed ombre, dell’antico maniero bizantino-normanno dei Principi Sanseverino. Insomma nulla era stato lasciato al caso, e tutto, for’affascinu, risultava immutato nell’andazzo, attitudine e china, che soltanto i ciechi ne avrebbero dubitato.

La domanda dell’Umilissimo «…ma tu cchi dici?» rivolta all’Assessore alla Viabilità infranse il silenzio meditabondo dell’intelligence. L’Assessore interrogato, nel dire che vedeva la situazione tutt’altro che in discesa, cercò con lo sguardo l’approvazione dell’Assessore alla Visibilità cum/sine Vivibilità che si mostrò, sebbene a malincuore, concorde alla visione del collega. Un guizzo brillò nella santa cucurbita dell’Umilissimo che farfugliò « e se io… se io… mi facessi da parte.» Un brivido corse nell’aere della stanza già gelida di suo. I due assessori balbettarono all’unisono: « ma cchi cazzo rici?» Uno dei due, che solo in quel momento si ricordò di essere medico di professione, lo sconsigliò  calorosamente d’avanzare proposte del genere, e che gli ci voleva solo una bella dormita per rimettersi in forma, e magari una maggior attenzione all’alimentazione tantu ppi cangiari. Al che il sindaco ribatté: «Beh, n’uoviciellu friscu a matina matina ghiu mu sucu…!»

Rosario Lombardo


[i] …Si è passati da una cifra enorme quale 79.320.000 euro del 2009 a 84.570.000 euro del 2010, con un aumento del 6,6% rispetto all’anno precedente, e constatando che questo costo è, sempre cifre ufficiali alla mano, il doppio della Puglia, due volte e mezzo l’Emilia Romagna e oltre 10.000.000 di euro in più della grande Lombardia. (Quanto costa la politica in Calabria? Roberto Castagna 16/04/2011

http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/catanzaro_commento_quanto_costa_politica_calabria_roberto_castagna_4651.html?x=1306660840)