Caso Juventus, perché è la squadra più odiata d’Italia?

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La Juventus è una delle squadre più antiche del mondo, è stata fondata da un gruppo di studenti liceali l’1 Novembre del lontano 1897, diventando presto il primo club sul territorio nazionale per numero di tifosi (stime che variano dagli 8 ai 14 mln di tifosi).

D’altra parte… la Vecchia Signora è senza dubbio la squadra più detestata in Italia. Ma perché quest’odio represso predilige un club di alta fama?

Partiamo dal presupposto che il calcio non è più uno spettacolo da ammirare, bensì un contesto in cui avvengono numerose polemiche e conseguentemente scontri e rivalità. Infatti, è abbastanza rilevante che, anche chi non segue il calcio con passione, evidenzia una forte antipatia per questa squadra.

Continue sono le accuse, predominanti sono quelle in cui si dibattono gli ‘’ingiusti’’ errori arbitrali che favoriscono le vittorie bianconere. Il caso plusvalenze non ha fatto altro che accrescere la critica fomentando l’odio nei confronti di una squadra che – sommariamente – gioca per mostrare il vero significato dello spettacolo calcistico valorizzando lo spirito di squadra.

La Juventus è una delle squadre più invidiate nel mondo, perché?

Sicuramente per aver valorizzato il periodo più buio della sua storia, la sottrazione di due scudetti e successivamente la retrocessione in Serie B in cui ha avuto la capacità di rinnovarsi e di investire per tornare la squadra per cui era conosciuta dapprima.

La Juventus ha uno stadio di proprietà, che viene riempito dai tifosi in ogni occasione, generando numerosi ricavi che vengono impiegati non solo per il benessere della squadra, ma primariamente una parte del ricavato è utilizzato per attività di beneficenza.

Inoltre ha uno staff organizzato dettagliatamente in tutti i settori necessari che contraddistinguono il benessere fisico e psicologico di ogni singolo giocatore, ognuno ha infatti la possibilità di seguire uno psicologo.

Mariakarol Maneggio, Natalie Paffile IV B

 

[Alla domanda: «Perché la Juve è così antipatica»] Lo è adesso, lo era quando la dirigevo io, lo sarà in futuro. L’invidia rappresenta una medaglia al valore’’, dichiarò il compianto Giampiero Boniperti in un’intervista.