Revocate la cittadinanza a Fumel: il Movimento Equità Territoriale inoltra richiesta al Comune

Letture: 195

Vi ricordate la storia di Pietro Fumel, cittadino onorario di Bisignano ma mandante e autore di numerose violenze? Abbiamo spiegato la sua storia in alcuni articoli come questo

Fumel, da omicida a cittadino onorario

In attesa di una definitiva revoca, che era stata paventata e quasi data per certa nel marzo 2022, salvo poi trovare un rallentamento, ora è il Movimento Equità Territoriale con il dirigente Roberto Rose a chiedere informazioni sulla vicenda e richiedere contestualmente la revoca della cittadinanza onoraria. Nella richiesta protocollata e inoltrata quindi al sindaco Francesco Fucile e alla presidente del Consiglio, Federica Paterno, ecco i dettagli che inseriamo quasi integralmente

Oggetto: Richiesta di revoca cittadinanza onoraria a tal Pietro Fumel.

Io, sottoscritto Rose Roberto, nato a ————- ed ivi residente ———- personalmente e in qualità di Dirigente del M.E.T – Movimento per l’Equità Territoriale, ritengo, e riteniamo, che la Cittadinanza Onoraria accordata al colonnello piemontese Pietro Fumel in data 26-05-1862 rappresenta un’offesa ai cittadini bisignanesi, piuttosto che un onore; un disonore per noi bisignanesi e per le verità storiche finora taciute e che stanno finalmente affiorando grazie allo studio e alle ricerche effettuate, negli archivi storici di tutto il mondo, dal giornalista, scrittore, saggista Pino Aprile; e non solo.

Tale conclusione, e contestuale richiesta di revoca di tale disonorante atto, emerge dal fatto che lo stesso Fumel faceva parte del sistema di invasione e di occupazione (Regno di Sardegna – Esercito Piemontese) del Meridione d’Italia, all’epoca sotto il Regno delle due Sicilie, e che gli atti criminali a lui ascritti, per cui tali onorificenze, erano perpetrati contro i nostri Eroi Patrioti (volgarmente definiti Briganti per sminuirli alla stregua di comuni delinquenti) che disturbavano l’esercito Garibaldino (altro fior fiore di criminali) opponendosi, con ogni mezzo e stratagemma, alle violenze di una potenza straniera che invadeva le proprie terre; ma i nostri Briganti, fedeli al proprio Re e al proprio territorio, erano Eroi alla pari del loro Pietro Micca (giusto per citarne uno), tanto mitizzato (come tanti altri del Nord) e che faceva il bombarolo contro l’invasore straniero. Ma c’è di più: La repressione attuata da Fumel fu spietata, usando i metodi più estremi e cruenti per eliminare i briganti, ricorrendo alla tortura e al terrore, senza distinzioni tra briganti e manutengoli o presunti tali e a prescindere dall’osservanza di qualsiasi garanzia legale.

Le esecuzioni comandate da Fumel avvenivano in pubblica piazza e lungo le strade. Le vittime venivano decapitate e le loro teste venivano impalate come avvertimento per chi aderiva o appoggiava le bande brigantesche, altri cadaveri invece venivano gettati nei fiumi. L’episodio più noto della sua attività anti brigantaggio avvenne a Fagnano Castello, quando ordinò la fucilazione di cento contadini inermi.

Ma anche a Bisignano si registrò la sua violenza, in zona Macchia Tavola, contro le bande capeggiate da Vincenzo e Giovanni Russo a cui sterminò le famiglie.

L’eco di questi suoi metodi brutali arrivò anche alla Camera dei Lord di Londra, dove lord Alexander Baillie-Cochrane protestò che “un proclama più infame non aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del terrore in Francia”. Scatenarono polemiche da parte di parlamentari liberali e politici, nazionali e stranieri, come lo scozzese McGuire, il francese Gemeau e lo spagnolo Nocedal.

Mentre in patria l’onorevole Giuseppe Ricciardi lo attaccò duramente alla Camera e fu lasciato solo anche da Nino Bixio, così come molti altri che presero le distanze da lui come il deputato calabrese della Sinistra Luigi Miceli (uno dei “mille”), si disse “inorridito del fatto che un soldato qualunque, sia che si chiami Fumel o con altro nome, assalti le case, giudichi i suoi arrestati e poi li fucili, questa è tale enormità che è in assoluta contradizione colla civiltà che vantiamo e colla libertà che crediamo di possedere”.

Concludendo, i metodi adottati dal colonnello attirarono lo sdegno dell’opinione pubblica europea e, spinto dalle proteste del parlamento italiano e britannico, il governo decise di rimuoverlo dall’incarico.

Paradossalmente, però, fu acclamato dai notabili del Sud ricevendo la cittadinanza onoraria da più comuni calabresi: Cosenza, Bisignano, Roseto Capo Spulico, Amendolara e San Marco Argentano tra il 1862 e il 1863.

Come si può dare e mantenere ancora, quindi, alla luce di quanto esposto, una cittadinanza onoraria ad un tale che faceva della sua violenza uno spettacolo obbrobrioso e disumano…!?

Mi risulta inoltre che, qualche anno fa, anche Lei, sig. Sindaco, aveva avanzata richiesta per tale su esposta azione di revoca. Come mai, poi, non è stata attuata…?

Spero, questa volta, di offrire lo stimolo giusto a che, presto, possa essere oggetto di discussione e di revoca nel prossimo Consiglio Comunale. Nell’attesa, ringrazio e, a nome mio personale e del Movimento per l’Equità Territoriale, porgo i più

Distinti saluti