Scuolopoli 3 – Cercasi aspiranti ministri

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Ancora quest’anno, ancora insieme. Neanche il tempo cancella le rughe e le magagne della scuola italiana, che di anno in anno peggiora, manco avesse una rara malattia tropicale. Sono finiti “i finanziamenti a pioggia e le logiche baronali” per la gioia di Brunetta, mentre parte il cannibalismo tra le varie università nel ricevere i fondi per gli atenei più virtuosi. L’importante è incominciare a correre come nella Savana o in un campo di calcio spelacchiato: i soldi vanno e vengono, anzi vanno, perché a riceverli sono sempre in pochi e in condizioni di estrema speranza e carità. Si ciurla nel manico, forse. In Italia abbiamo solo l’arretratezza di un sistema scolastico vecchio e logoro, da mille e una notte dei tempi che furono.
In Francia si studiano i vini, in Italia il vino è stato abolito anche in alcuni istituti alberghieri. In Germania gli alunni vanno in piscina, in Italia la materia “Educazione Fisica” è diventata una pausa caffè o sigaretta. Nelle Filippine gli alunni ricevono bacchettate sulle mani, in Italia no. Per fortuna, almeno in questo ci siamo evoluti. Potrei fare altri paragoni, ma guardo di nuovo nel nostro bel paese. Mancano gli incentivi alla cultura: il cinema è stato sottovalutato, si studia (nelle migliori delle ipotesi) nelle facoltà del Dams;

 

 La musica è una materia impostata a salterello, e di teatro neanche a parlarne: bastano le recite scolastiche. L’italiano diventa un optional (anche per il sottoscritto, mannaggia!), Dante è palloso, Federico Moccia è trendy, e nei temi in classe degli alunni sono talmente bravi da copiare anche il nome del povero e sventurato compagno di banco. Si dimentica, inoltre, l’importanza sociale delle bidelle che, saranno i gusti, hanno rinnovato il loro look, togliendo dalla memoria l’orribile clichè della “donna baffuta” che portava il caffè amaro all’insegnante di latino. Andiamo avanti.Passiamo ora ai “giornalini scolastici” che diventano, con il passare del tempo, una fabbrica degli orrori, grazie all’improvvisazione più assurda. Un avvocato può improvvisarsi ingegnere nucleare? Un contadino può progettare il rilancio di un’azienda con milioni di debiti? Forse in un clima d’anarchia: quello della stampa scolastica, dove i ragazzi (anche bravi, per carità) si cullano credendo che il mondo dei mass media sia lustrini e merletti, senza critiche e censure, oltre quelle dei prof. Il giornalismo, l’unica materia non trasmissibile con libri e presentazioni di Power Point, diventa forma di posticcio casereccio, un “volemose bene” a tutti i costi deleterio e fine a se stesso.

La materia giornalistica si apprende sul campo, raschiando i denti per terra, e paradossalmente questo lo hanno capito in alcune facoltà di Scienze della Comunicazione. A torto, infatti, per il rammarico di tutti gli aspiranti pubblicisti che, ogni tanto, vorrebbero studiare qualcosa d’inerente al proprio mondo e al proprio futuro. Pazienza, non si può avere tutto nella vita.Il colpo di genio arriva dagli stage, quasi diventati una sorta di lager. Stage che, bene precisare, sono organizzati, soltanto in alcune regioni italiane.
Il monito lanciato dall’Unione Europea sembra lasciare indifferenti, ma le forme d’abuso dei tirocini aumenta. Controllare i tempi, le condizioni e gli obiettivi preposti sembra essere un passatempo e i giovani sono lasciati alla mercè di imprenditori che, in tempi di crisi, approfittano di tanto oro colato.
Ci lamentiamo di tante cose e dimentichiamo che un giovane su sei in Italia anticipatamente abbandona gli studi e 5 milioni di persone, tra i 15 e i 24 anni, vivono lo spettro della disoccupazione. Soprattutto preoccupa la squalifica del diploma, diventato un pezzo di carta, neanche dei più nobili. In una forbice di 10-15 anni il diploma è diventato una sorta di licenza elementare, penalizzando la società meridionale, non certo impassibile ai dati elencati prima.
Mi preme, comunque, porgere gli auguri alla Gelmini, che tra poco diventerà mamma per la prima volta. Parte la caccia al sostituto, anche se rimpiazzarla è impresa ardua e difficile.
Tante le candidature e i curriculum spediti in quel di Arcore, nella speranza di trovare un cultore dell’istruzione degno di nota. Scartato il noto Checco Zalone per scarso appeal con i dirigenti scolastici, la scelta si è radicalmente spostata su Carlo Mazzone. L’ex tecnico della Roma è pronto per rituffarsi nella mischia, ma c’è chi rema contro nella speranza di un improvviso ribaltone. Platini? Platinette? Chi lo sa! Oppure Capezzone in tandem con Vittorio Sgarbi? Questi problemi ravviveranno il clima politico dell’Italia e sembra giusto augurare alla nostra cara Maria Stella di ritrovarsi tra le braccia un pupo sano e forte. Con la viva speranza che il nuovo arrivato non si ritrovi, in futuro, nella scuola pensata da mamma Maria Stella…

 Massimo Maneggio