I Consorzi di bonifica aggiustano il tiro e centrano il bersaglio

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Abbiamo atteso troppo dietro alle false illusioni distogliendo l’attenzione dalla vera sostanza e favorendo l’organizzazione della macchina burocratica dei Consorzi calabresi. Spingere sull’acceleratore un anno fa avrebbe portato a risultati migliori di quelli ottenuti fino ad ora nel tentativo di arginare i tributi consortili assolutamente ingiusti e non dovuti.
Dovevamo intraprendere un altro tipo di lotta contro le ingiustizie prodotte da sistemi mangiasoldi ben congeniati (come qualcuno aveva predetto) a partire dalla lettera inviata dal Consorzio di bonifica integrale dei bacini meridionali del cosentino nella quale si faceva testualmente riferimento (a firma del Presidente Dott. Salvatore Gargiulo) a una “sedicente Unione di Comitati Cittadini Liberi estranei alla cultura dell’associazionismo e incompetenti in materia di conoscenza dell’istituto consortile tout- court recentemente riformato”.

In quel 28 di settembre 2011 (data in cui venne protocollata al Comune di Bisignano la suddetta missiva da parte del Presidente Gargiulo e aggiunta celermente all’ordine del giorno di quel sospetto Consiglio comunale) dovevamo occupare la sede del neo Consorzio in via Giuseppe Russo n. 6  a Cosenza e destituire il Presidente dell’Ente. Soltanto in tal modo avremmo frenato (anche se con qualche probabile denuncia sulla fedina penale) la mattanza degl’ingiusti pagamenti odierni.

Probabilmente ancora si è in tempo a organizzare una protesta pubblica permanete (anche nei confronti della politica di palazzo rimasta sorda alle esigenze delle richieste dei Consorziati e attenta invece a difendere i propri interessi e quelli consorziali) anche se dobbiamo considerare il fatto che in un anno i Consorzi di bonifica hanno creato un nuovo assetto politico, burocratico, associativo e giuridico difficilmente smontabile.

La raccolta firme a proposta dell’iniziativa popolare per la modifica della Legge Regionale 11/2003 è in dirittura d’arrivo ma ciò non significherà l’automatica modificazione del comma 1, lettera A. Le premesse non sono affatto promettenti alla stregua  di quanto si apprende dall’informazione quotidiana locale. La nuova organizzazione dei Consorzi di bonifica (inaugurata dalla giunta Loiero nel 1999) cela interessi grossissimi che sono sotto gli occhi di tutti anche di quelli più estranei all’argomentazione. In primis il coinvolgimento della politica locale (i Consorzi di bonifica storicamente sono sempre stati grossi bacini di occupazione ma pochissime volte promotori di regolari concorsi per l’impiego) che nel corso degli anni ha favorito la crescita sproporzionata della classe burocratica e impiegatizia dei Consorzi di bonifica al solo scopo del voto di scambio.

(http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/calabria/2007/delibera_384_2007_relazione4.pdf).

Oggi, il fallimento dei vecchi Consorzi avvenuto per debiti e la nascita dei neo Consorzi già indebitati (passivi generati proprio a causa del suddetto legame interdipendente tra burocrati, impiegati e politici di turno) ricade anche su quei Consorziati che pur non avendo mai ricevuto opere di bonifica e servizi da parte dell’ente impositore sono costretti a pagare un tributo ingiusto per il conseguimento dei soli fini istituzionali e cioè per il mantenimento dell’intero apparato.

All’asse politico- burocratico- impiegatizio (dopo il D. P. G. R. n. 26 del 12-02-2010) hanno aderito anche le associazioni di categoria agricole (Coldiretti, CIA e una parte di Confagricoltura).

Coldiretti oggi rappresenta l’associazione di maggioranza dei nuovi Consorzi di bonifica (rispetto alle altre confederazioni agricole) e svolge al loro interno un ruolo di rivendicazione (attraverso i propri rappresentanti, componenti il Consiglio di amministrazione dei suddetti Enti) anche per quanto riguarda la sfilza di cartelle esattoriali inviate a tutti i Consorziati possessori di terreni privi di un servizio di bonifica (in consiglio prima di inviare i ruoli si delibera a unanimità).

Meno di dieci anni fa la stessa associazione invece contestava arditamente l’operato dei consorzi svolgendo a pieno titolo l’attività di sindacato in difesa degli agricoltori. Quando arrivavano le cartelle esattoriali dei vecchi Consorzi la Coldiretti era la prima associazione che metteva a disposizione dei consorziati (tesserati) i più saccenti avvocati per ricorrere alle commissioni tributarie al fine di cancellare tributi assolutamente non dovuti poiché ingiustamente richiesti su fondi privi di opere o impianti d’irrigazione.

In seguito al taglio dei finanziamenti pubblici nei confronti di tutte le associazioni di categorie agricole le stesse si sono trovate a considerare il fatto di aprire nuove possibilità di rifinanziamento per riequilibrare le sorti dei loro apparati. Ecco dunque spiegato l’arcano dell’avvenuta metamorfosi. Da sindacato in difesa dei piccoli proprietari terrieri (fondata da Paolo Bonomi il 30 ottobre del 1944 come sindacato di piccoli imprenditori agricoli) la Coldiretti è diventata una holding la quale non solo rappresenta la maggioranza nella gestione dei neo Consorzi di bonifica ma ha invertito completamente la rotta (in materia di legittima erogazione dei contributi di bonifica e dei ricorsi agl’ingiusti pagamenti nelle zone prive di servizio e opere di bonifica) mettendo a disposizione dei nuovi Enti l’esperienza di sapienti specialisti in materia tributaria al fine di contrastare i ricorsi dei Consorziati (tra i quali c’è chi paga regolarmente la tessera associativa a Coldiretti) avversi alle cartelle esattoriali erogate dai consorzi e inoltre correggere il tiro nelle richieste esattoriali adducendo tutte le motivazione del caso, secondo le norme previste dalla legge.

Dinanzi all’evidenza di un vero è proprio patto (politico, burocratico, associativo e giuridico) si dovrebbe produrre una logica reazione di protesta  comunitaria (ogni uno di noi dovrebbe prendere coscienza di quanto sta avvenendo,  documentarsi personalmente e comprendere come tutto ciò può verificarsi in una società civile e democratica) venendo a mancare il supporto dei sindacati è venuta meno l’iniziativa popolare di massa a discapito della giustizia. Il rischio è veramente quello di soccombere se non si genererà una rivolta popolare.

07/12/2012                                                                                              Alberto De Luca