Quo usque tandem

Letture: 5203

Tempo di elezioni, fiumi in piena, deiezioni a valle. La furia degli elementi e l’immutabilità degli eventi.  Bisignano un castello di sabbia e il Brutium intero un fuscello aggrappato, ancorato al resto della penisola, il Mare Nostrum una cloaca. Piove. Piove. Piove. L’acqua slava, scava, corrode, scivola, va via. Il cemento sperluccica infame …e poi ritorna il sereno. Piove. Piove. Piove. Governo ladro insinua la tua e la mia in-coscienza. Ciò che non può l’incuria e l’ingordigia degli uomini, acqua e fuoco a farne torsoli e amabili resti. Una consunzione dell’anima, implacabile, senza pietà. Il 28 e il 29 marzo 2010 le esequie annunciate, in pompa magna, di questa nostra amara terra (La relazione Dna su Reggio Calabria, capitale di una regione che sta per celebrare il suo funerale http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/02/esclusivola-relazione-dna-su-reggio-calabria-capitale-di-una-regione-che-sta-per-celebrare-il-suo-funerale.html). Di doman non c’è certezza.

Di acqua a iosa sotto i ponti. Tangentopoli solo un ricordo fastidioso, mentre la santificazione di Craxi e del craxismo non suscita più nemmeno indignazione. Tangentopoli non ha lambito le nostre coste. …E alle prossime consultazioni elettorali il battesimo dei nati del ‘92. I sommovimenti, gli smottamenti e le slavine degli ultimi anni berlusconiani (e non solo) a non scalfire / sfoltire affatto il paesaggio politico bruzio. Le inchieste di De Magistris, l’omicidio Fortugno, la vergognosa vicenda dell’istituto Papa Giovanni XXIII°, la ‘ndrangheta e i suoi affari e innumeri altre iatture sgusciate via sul suolo calabro come innocua acqua piovana. O così almeno in apparenza. L’acqua si insinua, si fa largo, corrode, corrompe, consuma, ma ad occhio nulla appare, nulla si evince, nulla si smuove. L’immutabilità della classe dirigente bruzia appare un baluardo inossidabile. Cambiano le sigle, gli stendardi, i gagliardetti, le squadre ma Loiero, Adamo, i f.lli Gentile, PacenzaMinniti, Trematerra (pater et filius), la dinastia dei Principe e dei Mancini sempre lì, artigli e denti, a difendere le loro posizioni, sempre in prima fila in secula seculorum. Che importa chi vince e chi perde? Na vota ppi r’uno un fa malu a nissuno! L’importante è esserci, essere della partita, del giro, della comunella, della cosca.

Solo qualche mese dal 25 ottobre 2009, e dal tripudio per l’insperato risultato di tre milioni di votanti, in tutt’Italia, per le primarie del piddì.  E già il piddì si è liquefatto. A Bisignano come altrove. Nasce Allenza per l’italia e le nuvolaglie annunciano di nuovo burrasca. Sottilmente, abilmente, s’insinua subdolo il convincimento che di un Francesco Rutelli o di un Francesco Attico non se ne possa proprio fare a meno. La politica dei due forni dell’udiccì per altri versi rischia di minare quello che rimane del piddì con una cottura a puntino. … E Pierino Lirangi o Lorenzo Cesa cosa dovrebbero sfornare? A meno di due mesi dalle regionali primarie o parvenze di primarie e colpi di mano dappertutto, disegnando il quadro di un partito (il piddì) incapace, che arriva sempre fuori tempo massimo, distante. Come in Calabria, dove Agazio il gran Nocchiero dovrebbe uscire incoronato dalle primarie di domenica 14 febbraio. Un bel San Valentino per sancire definitivamente l’innamoramento dei calabresi per un governatore che ha fallito su tutta la linea. Ancora Loiero? Fino a quando?

Riporto di seguito gran parte dell’articolo La perestrojka Di Loiero dal blog L’Url di Emilio Grimaldi (http://emiliogrimaldi.blogspot.com/2010/02/la-perestrojka-di-loiero.html)

Agazio Loiero, come tutti i presidenti che si rispettano, sforna la sua attività durante i cinque anni di Governo. E lo fa in grande stile. Al confronto il Cavaliere sembra un principiante. Con il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, che figura come “abstract”, ha riassunto il testo definitivo del libro: “Le cose fatte”, di 240 pagine edito da Rubbettino, e con la MR& Associati Comunicazione, una società specializzata in campagne elettorali. Quattro miliardi di euro spesi per “una Regione che cambia”. Grazie a lui.

Per fare mente locale su questa montagna di soldi basta fare un piccolo calcolo, se li avesse spesi per ciascun calabrese residente nelle tasche di tutti, anche dei minori, sarebbero andati circa due mila euro.

Per barcamenarsi su questa grandinata di Euri basta ricordare quello che ha scritto sulla Sanità: “La Regione è riuscita ad evitare il Commissariamento. Il deficit è stato accumulato in grandissima parte nel quinquennio precedente ”. Lui ci crede, e vuole ci crediamo anche noi. La Sanità assorbe circa il 70 per cento delle uscite della Regione. Ha un buco di dimensioni colossali. Manco si sa a quanto ammonta.

I soldi. I soldi allora, quelli che ci vogliono per “una Regione in movimento”. Peccato, ancora, che, come sostengono molti economisti, la quantità dei soldi investiti non è proporzionale alla qualità. Vincenzo Niutti, un giovane economista calabrese, a conclusione di un suo studio sui fondi Por ha affermato: “Una politica economica orientata solo alla quantità delle risorse (ottenute e spese) ma non alla qualità dei risultati prodotti non sostiene, ma vincola lo sviluppo”. E nei diversi paradigmi di valutazione ha precisato: “Non si sono verificati miglioramenti strutturali tra la Calabria e il resto del Paese in fatto di occupazione. Il tasso di occupazione al lavoro, negli anni Por, in Italia è cresciuto mentre in Calabria è rimasto invariato. Ancora, il tasso di irregolarità sul lavoro – sempre negli anni benedetti dei Por (ndb) – è aumentato. Mentre la quota delle esportazioni ad elevata produttività in Calabria è diminuito. I crimini violenti, infine, sono aumentati del 50 per cento dal 1995 al 2005”. In poche parole: una disfatta. E perché mai? Ce lo spiega lui stesso: “Il dominio della criminalità sulla politica e le Istituzioni non fa altro che rendere inutile l’intervento dello Stato a sostegno dell’economia togliendo risorse ai cittadini e finendo per creare privilegi a favore dei beneficiari dei suoi interventi. Il successo dell’uomo politico dipende dalla quantità di spesa pubblica che può destinare ai suoi clientes elettori. Si crea spesso così una situazione di corruzione, e l’opinione pubblica inizia a diffidare dello Stato, a perdere la fiducia verso le Istituzioni. E ci si abitua a violare le leggi penali, le norme morali. S’inizia a pensare, in altre parole, che andare contro la legge e la morale facciano purtroppo parte della vita. Avviene così il contrario di quel che avviene nel mercato, dove si afferma l’imprenditore che sa essere competitivo, contenendo i propri costi. Il funzionamento del mercato, secondo Friedman, si basa su un principio basilare: la libertà di scelta degli uomini. Ovunque tale libertà venga limitata in nome di presunti interessi pubblici superiori e nel nostro caso anche “criminali” si producono danni”.

Piove. Piove. Piove. Tutta notte e il giorno appresso ancora a piovere. Una pioggia greve ed insistente senza tuoni o lampi. Fetida e nera l’acqua, di rivolo in rivoli per vicoli e quartieri, a tirarsi dietro fanghiglia e detriti i silichi appinnini. Liquame denso. Acqua di scolo. Un flusso catameniale pullulante di fertilità inespressa. Nell’aria l’olezzo di lento macerare. Il cielo a scrollarsi la noia di dosso. A dirotto l’acqua, a trascinarsi via vincitori e vinti della bagarre elettorale. L’inchiostro dei manifesti elettorali a slavarsi in una scia di rosso sangue.

Appriessu a ru malu tiempu u buonu. Un sole dapprima pallido e poi impietoso. All’orizzonte il frastagliarsi lento e inane di un cielo a pecorelle. In una discarica a cielo aperto lo stupore per le quelle nuvole di due marionette abbandonate al loro destino ineluttabile.

Hiih… E che so’ quelle?

Quelle sono le nuvole.

E che so’ ‘ste nuvole?

Mah…

Quanto so’ belle… quanto so’ belle… quanto so’ belle…

Ah, straziante, meravigliosa bellezza del creato! (Che cosa sono le nuvole. P. P. Pasolini.)

 il chiuR.Lo.