A Bisignano c’è qualcuno che sogna di fare il Sindaco danzando

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Gli spettacoli di danza per qualcuno rappresentano la quinta essenza che genera il consenso populista. Ormai da qualche tempo a Bisignano non si fa altro che promuovere spettacoli di danza. Come a dire che in un momento di profonda crisi economica è meglio ballare che pensare al da farsi. Un po’ come avveniva durante il periodo fascista quando imperversava nel paese la povertà e attraverso le feste, la musica e il ballo si faceva dimenticare la crudeltà della precarietà popolare e nello stesso tempo si propagandava il sistema. Ben vengano le performance offerte alla comunità che in esse trova sfogo alle tensioni quotidiane ma quando ciò diviene quasi un tormentone auto celebrativo per qualcuno e nei confronti di una massa, allora il rischio che si corre è la perdita di un lucido punto di vista. Alla domanda come mai questa predilezione per la scelta di tali forme di spettacolo la risposta che soggiunge è sempre quella che le scuole di danza non si pagano per l’intrattenimento che offrono e al tempo stesso, però, riescono a movimentare considerevoli masse di pubblico. In tal senso esiste comunque una sorta d’interscambio formale di partecipazione. La scuola di danza offre gratuitamente lo spettacolo di piazza in cambio, però ha l’occasione di dimostrare le proprie eccellenze, pubblicizzare quindi il prodotto offerto e raccogliere nuove iscrizioni. Ciò rappresenta soltanto la punta dell’iceberg, infatti, l’indotto che si muove intorno alla realizzazione di eventi del genere, è considerevole. Tanto di cappello al motore organizzativo corroborato spesso da professionalità eccelse in materia di danza ma se volgiamo lo sguardo al numero di persone coinvolte direttamente o indirettamente intorno all’evento, allora si potrebbe incominciare a fare qualche breve riflessione. Le serate offerte dalle scuole di danza hanno successo soprattutto per la bravura dei loro protagonisti (maestri, ballerini, professionisti) ma anche per l’impegno delle tante famiglie che stanno dietro alla preparazione dei propri ragazzi seguendoli nei vari spettacoli e spesse volte occupandosi di accollarsi tutte le spese anche quelle dei costumi di scena. Il cuore di mamma e papà è grande, quindi, qualsiasi cosa farebbe per i propri figli, specie se poi il sogno è quello di vederli ballare come dei veri professionisti.  In somma le scuole di danza sono istituti capacissimi di creare una micro sociètà immessa all’interno di una macro comunità, indirizzandone spesso inconsapevolmente le scelte. Ed ecco giunti alla domanda: tali sottostrutture sociali sarebbero capaci di determinare consenso populista? In effetti, se guardiamo al numero di persone coinvolte probabilmente si. Da ciò viene fuori una doverosa riflessione riprendendo il discorso dell’interscambio formale di partecipazione. Le scuole di ballo con tutto quello che riescono a far orbitare intorno a loro potrebbero essere benissimo considerate la quinta essenza che genera il consenso. A Bisignano c’è già qualcuno con lo sguardo lungo su questo tema, il quale probabilmente ha capito che attraverso delle sinergie del tipo sopraccitato si può facilmente generare consenso a proprio vantaggio. In sostanza la politica dello spettacolo che tenta di sostituirsi a quella dell’appartenenza e del fare. Nulla da eccepire in un’interpretazione della politica di matrice machiavellica in cui il fine giustifica i mezzi. Il consenso, pero, andrebbe conquistato sempre sul territorio, misurandosi con la risoluzione di annose problematiche, programmando il lavoro, in conformità a una realizzazione strutturale, puntando sulla  crescita economica, su quella culturale, eliminando il cancro della criminalità organizzata e quant’altro. In conclusione chi sogna di diventare Sindaco di un paese come Bisignano dovrebbe comprendere che la spettacolarizzazione degli eventi in termini di tornaconto elettorale è paragonabile alla carne dei polli di allevamento, quest’ultima non costa nulla ma quando la si cuoce puzza sempre, al palato risulta priva di sapore e spesso inconsistente.

05/08/2013 – Alberto De Luca