Il termine che viene in mente camminando per Bisignano è de-gra-do. Ovunque si osservi tutto è lasciato all’incuria del tempo. Sembra di guardare un paese fantasma dopo l’esplosione di una centrale nucleare. Collina Castello è tutta transennata per il rifacimento dei marciapiedi, una cosa normale quando ci sono dei lavori in corso, ma tutte le altre opere, quelle già esistenti o approntate solo da alcuni anni, per le quali sono stati sperperati milioni di fondi pubblici, non offrono assolutamente un bel vedere di quel luogo.
Da una porta laterale si accede alla palestra comunale e la scena è la seguente: un magazzino industriale la cui superficie è divisa da una rete bianca con il soffitto dell’immobile alla stregua di una gruviera che presenta numerosi pannelli divelti. Subito fuori dallo stabile un bagno fatiscente con una porta in metallo degna di una stalla di capre.
A lato della palestra sorge un teatro/museo con le sembianze di un edificio dell’ASL degli anni sessanta e in fronte all’orribile costruzione si innalzano delle vele in cemento armato che rappresenterebbero, a detta di molti, i quartieri del paese nonché il completamento del fabbricato a forma di strumento musicale.
La caratteristica scalinata che dalla Collina Castello porta al Corso Principe di Piemonte, subito alle spalle dello storico bar Oliveti, è abbandonata all’incuria del tempo, con i gradini sgretolati e sporcizia ovunque, luogo di orinate notturne da parte di passanti occasionali che in assenza di bagni pubblici idonei approfittano degli spazi nascosti dall’oscurità.
Percorrendo la parte vecchia di Bisignano, in prossimità della nota ferramenta Galasso, si arriva a Viale Roma. Entrando nella piazza, le aiuole non sono per niente curate anzi sui marciapiedi circostanti l’erba è cresciuta come in un campo agreste. Mentre l’orologio del piazzale è sempre fermo alle nove, nelle baraccopoli culinarie intorno al circondario la vita trascorre tranquilla, un informe monumento metallico di un illustre maestro d’arte in bellavista e vicino all’ufficio postale il container puzzolente dei servizi igienici comunali.
Dal Viale Roma e proseguendo in direzione del Rione Piazza, risalendo alle spalle del mercato coperto, nuovamente verso la Collina Castello, una puzza di urina umana accompagna la risalita dei gradini fino a giungere sulla terrazza dell’ex ITIS dalla quale poter ammirare uno spaccato completo dell’abbandono di quei luoghi. Dalla statua di Padre Pio si scorge la Cattedrale e tutto il paesaggio intorno è infestato di erbacce secche come anche nella parte dei parcheggi adiacenti al Viale Roma, dove pochi giorni fa si percepiva uno sgradevole tanfo di animali morti in probabile stato di decomposizione.
In ultimo, tanto per citare un altro luogo, il percorso che porta alla grotta del Sant’Umile, dove sono in atto i lavori di risistemazione, tuttora aperto ai pellegrini, è un percorso a ostacoli con la minaccia costante d’inciampare e finire nella sterpaglia secca, alta anche fino a qualche metro, che circonda quel luogo e si apre lungo tutto il pendio fra staccionate di legno e grovigli di frasche secche.
Ciliegina sulla torta sono le buche sul manto stradale, senza pensare di voler uscire a vedere la situazione delle strade di campagna, lì sono proprio dolori, la viabilità non solo non esiste più ma a cadenza mensile i residenti sono costretti a falciare l’erba che cresce rigogliosa in mezzo alla carreggiata delle ormai piccole mulattiere.
Va bene la crisi e altre sterili vicissitudini da osteria, ma dinanzi a tale disastrosa situazione l’unico termine che salta alla mente è vergogna.
05/07/2014 – Alberto De Luca