Il principio imposto dalla Legge Regionale 11/2003 (indicata sulle cartelle esattoriali che il Consorzio di bonifica integrale dei bacini meridionali del cosentino sta emanando attraverso Equitalia, ormai da due anni) non riguarderebbe in eguale misura tutti i Consorziati anche se ricadenti nel perimetro unico di contribuenza come stabilito dal D. P. G. R. n. 26 del 12-02-2010.
Attraverso la testimonianza diretta di alcuni Consorziati emerge un scenario affatto tranquillizzante (qualcosa nella macchina burocratica di codesti carrozzoni di bonifica non funziona esattamente come dovrebbe). A fronte dei molti avvisi di pagamento ricevuti solo da una ristretta cerchia di Consorziati e qualora il dubbio supposto venisse comprovato da altre testimonianze è chiaro che tutte le istituzioni addette a eventuali riscontri dovranno intervenire e far chiarezza.
Non è possibile che su uno stesso luogo ove siano situati quattro diversi proprietari di fondi confinanti fra di loro (senza nessun vincolo di parentela) e possessori di terreni classificati asciutti uno paga 500 euro per un pseudo tributo di bonifica con un moltiplicatore di 35 euro a ettaro e agli altri tre non viene nemmeno erogata la cartella esattoriale. (Questo moltiplicatore di 35 euro dovrebbe dimostrare un indice derivante dall’approvazione dei piani di classifica indispensabile per il calcolo del tributo consortile. I piani di classifica però nella bella Regione Calabria non sono stati più approvati da almeno dieci anni anche se ciò era necessario farlo annualmente per gli obblighi di legge previsti nella norma 11/2003 al fine di poter erogare le cartelle esattoriali).
La questione appare ancora più raccapricciante nei luoghi a valle ove sono ubicati i canali di scolo delle acque piovane. In quest’ultimo caso i fossi vengono tutt’ora ripuliti a macchia di leopardo. (Il caso del Comune di Bisignano è eclatante e soprattutto sotto gli occhi di tutti).
Allo sguardo di chi le bollette le ha già corrisposte si apre uno scenario curioso: Il fiume Duglia è stato pulito soltanto in punto preciso mentre per il resto il letto dell’affluente rimane impervio; In alcune località i collettori vengono puliti mentre in altre assolutamente no e la cosa incredibile è data dal fatto che spesso i canali corrono lungo la stessa direttrice. (In sostanza presso la residenza di Tizio i fossati si puliscono mentre in prossimità dell’abitazione di Caio la pulitura viene completamente omessa). Basterebbe fare un bel giro in macchina e chiedere ai Consorziati in merito (naturalmente chi ha ricevuto il servizio senza magari neanche pagare un centesimo preferisce elogiare l’opera del Consorzio mentre coloro i quali hanno pagato profumatamente imprecheranno contro la mancata operatività dell’Ente).
Pensavate veramente che con due fuoristrada a modo di Texas Rangers (con i quali gli operatori del neo Consorzio corrono per intere giornate lungo la direttrice Frassia, Campovile e Foresta di Bisignano) e qualche escavatore il Consorzio integrale dei bacini meridionali del cosentino potesse assolvere al lavoro omesso dal Sibari – Crati per oltre vent’anni e magari farne di nuovi, con al seguito un debito e con la classe dirigente e impiegatizia che richiede gli stipendi arretrati insieme a quelli degli operatoti dell’AFOR?
Il Commissario Straordinario del vecchio Sibari – Crati con quale coraggio continua a erogare le cartelle di pagamento richiedenti i ruoli 2006/2007 e 2008/2009 per opere di bonifica mai realizzate o progettate (anche nei territori cosiddetti “asciutti”)?
Come mai i neo Consorzi operano a macchia di leopardo e nelle zone “asciutte” reclamano un tributo senza corrispondere nessuna opera di bonifica?
Carissimi lettori, a tal proposito bisogna sapere che i neo Consorzi di bonifica calabresi nascono sul debito dei vecchi Enti con i quali esistono dei vincoli (definiti come legami di conservazione e sopravvivenza per due semplici motivi riguardanti:
- Il patto di acciaio fra politica (voto di scambio), associazioni di categorie (percentuali sull’introito economico) e Consorzi (bacini d’impiego e di voti) al quale pare che ultimamente si siano aggiunte anche le Commissioni Tributarie (vedi notizie relative al rigetto di alcuni ricorsi presentati legittimamente dai Consorziati);
- La clausola imposta da Unicredit corporate bank S. P. A. nell’aprile del 2010, nella quale viene previsto, al punto 9 del contratto del mutuo, che ciascuno dei Consorzi subentrati si accolli le obbligazioni facenti capo al Consorzio posto in liquidazione; allo stesso punto 9 vengono definite, inoltre, le percentuali secondo le quali i nuovi Consorzi devono risanare i debiti pregressi del vecchio Ente. Tutto ciò si traduce nel fatto che, fin dalla sua nascita, i Consorzi si sono ritrovati con un debito, non completamente definito, che può essere stimato in circa 150 milioni di Euro.
Questo debito, maturato attraverso le passate gestioni amministrative dell’Ente e imposto ai nuovi Consorzi, ha finito per ricadere automaticamente sulla testa dei consorziati. Con queste prerogative e in un momento di crisi epocale per le classi meno abbienti bisogna convincersi che la strada per la giustizia è molto lunga e probabilmente avversa ma al momento l’unica percorribile se non si vuole sopperire a Enti mangiasoldi legalizzati.
05/12/2012 Alberto De Luca