Sabato 15 giugno presso l’Anfiteatro comunale di San Demetrio Corone è andata in scena la “Medea” di Euripide, a cura degli studenti del Liceo classico di San Demetrio Corone, coordinati dai docenti Citraro Cinzia, Garofalo Giuseppe e Guido Pina.
La “Medea” è forse la più famosa delle tragedie dell’ateniese Euripide, il tragediografo vissuto in Grecia nel V secolo a. C. e considerato uno dei maggiori poeti tragici greci.
La tragedia racconta la storia di una donna, Medea, straniera in terra greca, che tradita dal marito Giasone, che le preferisce una sposa di sangue regale, decide di vendicarsi in maniera tremenda.
La realizzazione dello spettacolo è stata possibile grazie ad un progetto PON dal titolo “Dal testo alla rappresentazione teatrale”, alla disponibilità della Dirigente, Prof.ssa Concetta Smeriglio, sempre attenta e disponibile ad una scuola aperta e innovativa e alla bravura e all’impegno assiduo degli studenti, che andando in scena e dando il massimo anche dietro le quinte, hanno fatto emozionare il numeroso pubblico presente.
Quello che ha visto impegnati gli studenti del Liceo, è stato un appuntamento doppio. Infatti Venerdì 14 è stato anche il turno dei ragazzi del biennio che hanno portato in scena la drammatizzazione di “Imparare dagli errori”, nella sala del Collegio di Sant’Adriano.
Un progetto ben riuscito, grazie anche alla disponibilità del sindaco di San Demetrio, ingegnere Salvatore Lamirata che ha messo a disposizione della scuola le strutture del comune e quindi di permettere agli studenti di esibirsi nell’anfiteatro comunale.
(Foto da Facebook)
Trama della tragedia “Medea”
Dopo aver aiutato il marito Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, Medea si è trasferita a vivere a Corinto, insieme al consorte ed ai due figli, abbandonando il padre per seguire il marito. Dopo alcuni anni però Giasone decide di ripudiare Medea per sposare Glauce, la figlia di Creonte, re di Corinto. Questo infatti gli darebbe diritto di successione al trono. La donna si lamenta col coro delle donne corinzie in modo disperato e furioso, scagliando maledizioni sulla casa reale, tanto che il re Creonte, sospettando una possibile vendetta, le intima di lasciare la città. Nascondendo con abilità i propri sentimenti, però, Medea resta ancora un giorno, che le servirà per attuare il proprio piano. Medea rinfaccia a Giasone tutta la sua ipocrisia e la mancanza di coraggio, ma Giasone sa opporre solo banali ragioni di convenienza. Di fronte all’indifferenza del marito, la donna attua la sua vendetta.
Innanzitutto ottiene dal re di Atene Egeo (di passaggio per Corinto) la promessa di ospitarla nella propria città, offrendo di mettere al suo servizio le proprie arti magiche per dargli un figlio, poi, fingendosi rassegnata, manda in dono alla futura sposa di Giasone una ghirlanda e una veste avvelenata. La ragazza, indossatele, muore tra atroci tormenti poiché viene bruciata da un rivolo di fuoco che scendeva dalla ghirlanda e scarnificata dalla veste stessa e la stessa sorte tocca a Creonte, accorso per aiutarla. Tale scena è raccontata da un messaggero. A quel punto Giasone accorre per salvare almeno la sua prole, ma appare Medea sul carro alato del dio Sole, che gli mostra i cadaveri dei figli che ella, pur straziata nel cuore, ha ucciso, privando così Giasone di una discendenza. Alla fine la donna vola verso Atene lasciando il marito a maledirla, distrutto dal dolore.