Abbisognava fare intervenire il carro attrezzi, al supermercato gli scaffali erano vuoti, sull’asfalto una composizione di rifiuti, mentre operai riparavano la vetrata di un negozio

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Questa mattina sono uscito di casa con l’intenzione di recarmi al supermercato poiché volevo acquistare il necessario per il menage quotidiano. La prima cosa che mi sono ritrovato davanti all’uscita di casa è stata una slavina di fanghiglia mista a rovi e pietrisco che impediva la stabilità della mia utilitaria. Percorrendo la direttrice che collega la mia abitazione alla contrada Soverano di Bisignano (strada comunale) ho potuto ammirare in tutta la sua tragicità lo sciagurato stato del fondo stradale: acqua che proveniva da tutte le parti, voragini aperte dalle slavine, terriccio melmoso riportato dalla piena piovana che ricopriva integralmente la mulattiera. Una scena da brividi, degna di un film dell’orrore, in un incubo da fine del mondo . Con tutta la buona volontà, guidando la macchina a naso, per tentare di mantenerla in equilibrio sul piccolo sentiero di ciottoli sdrucciolevoli, sono finalmente approdato sul “viale” di Soverano e prima del bivio omonimo mi pare di aver dribblato almeno cinque buche killer, che ad averne presa una abbisognava fare intervenire il carro attrezzi. Con il patema d’animo e il groppone ancora in gola, quest’ultimo provocato dalla rassegnazione per come ci tocca vivere in contrada Fria di Trentapani alle soglie del 2014, sono giunto al centro commerciale intorno all’ora di pranzo. Ho raccolto tutte le mie forze e sono entrato nei locali del supermercato dove ai miei occhi si è aperta la seguente scena: un luogo quasi abbandonato, lasciato al caso, con qualche vetrina ancora allestita e le casse del supermercato in bella vista e vuote. Ho subito pensato al fatto che fosse lunedì ma in realtà il calendario mi indicava già il giovedì . Allora, mi sono fatto coraggio e mi sono recato ai reparti per comprare ciò che mi serviva, ma subito mi sono accorto degli scaffali prevalentemente vuoti. Intorno a me qualche altro blando acquirente ricercava invano i presunti prodotti  in vendita, mentre, in lontananza, la maschera del Direttore delle vendite annunciava il suo buon giorno. Il mio pensiero è volato a non molto tempo fa, quando a Bisignano esistevamo i piccoli negozi, concentrati nella parte storica del paese,  dove entravi e trovavi di tutto e specialmente esisteva la cordialità. Non è vero che questo tipo di realtà non esistono più,  poiché ci sono molti centri sparsi  in tutta l’Italia che vivono ancora di questa semplicità. I centri commerciali sorsero allo scopo di concentrare in un unico spazio un considerevole numero di attività commerciali, così da offrire al consumatore un’ampia gamma di beni e servizi a cui accedere senza compiere lunghi spostamenti. A Bisignano, come del resto è accaduto per tutte le altre innovazioni, a distanza di poco più di un decennio quelli che dovevano essere i colossi della nuova commercializzazione sono perfettamente falliti. Il rammarico resta per tutti quelli che hanno dovuto soccombere alla crisi e alla concorrenza, chiudendo la loro attività. I complimenti, invece, vanno rivolti a chi ha resistito alle bordate degl’ipermercati, anche se percorrendo le desertiche vie del paese c’è poco da complimentarsi in riferimento allo scambio commerciale non troppo florido del centro storico. Insomma una tragedia direi epocale e senza precedenti dal dopo guerra in poi. Ancora non soddisfatto della mia mattinata Kafkiana, esco dal supermercato e percorro la strada del Campo Sportivo, incappando subito, dopo la rotonda nei pressi della Pasticceria, in una composizione decorativa realizzata con sacchi di rifiuti abbandonati sull’asfalto. Durante tutto il mio tragicomico viaggio verso Bisignano avevo proprio dimenticato di abitare in un Comune virtuoso, degno di essere annoverato sulle mappe delle mete più ambite della nostra penisola, compresi i mucchi di rifiuti abbandonati lungo le strade principali. Percorrendo la via del ritorno ho visto degli operai impegnati nella riparazione della vetrata all’ingresso di un negozio, la quale era stata sfondata qualche mattina addietro da alcuni delinquenti che hanno fatto razzia al suo interno. Che volete che vi dica, di fronte all’ennesima scena di precariato sociale, di sconfitta civile, di sublime esempio di inettitudine umana, ho preferito ritornare casa a preparami di nuovo la valigia, pensando che alla soglia dei mie quarant’anni non posso essere così idiota di pensare di cambiare qualcosa in questo fottutissimo anomalo paese, mentre la sua classe dirigente se ne frega altamente e si nutre con gl’interessi.

14/11/2013 – Alberto De Luca