Addio a Franco Lauro. Se ne va un signore del giornalismo sportivo

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Franco Lauro
Addio a Franco Lauro. Lutto nel giornalismo italiano

Addio a Franco Lauro: a 58 anni, colto da infarto, è morto uno dei giornalisti sportivi più amati. Un signore del giornalismo, mai una polemica, mai un diverbio con un ospite, classe e signorilità da vendere.

Romano, uomo del basket italiano al suo massimo splendore, nonché uomo del rilancio per il calcio in Rai: lo hanno trovato in casa deceduto, per una volta è diventato lui la notizia ed è stata una coltellata. Fa strano sentire la morte per infarto di persone miti e sicuramente non tendenti all’astio, e Franco Lauro non faceva eccezione.

È stato il compagno di tanti pomeriggi, un uomo che traspariva sincerità. Si faceva voler bene dalla gente, per la sua passione, la sua competenza, per il suo senso di appartenenza.

Le telecronache del basket gli diedero la popolarità, linguaggio vivace ma, al contempo, tante statistiche a corredo, era un cronista che portava a casa il lavoro. L’Italbasket che sfidava la Lituania e l’Ucraina, le urla per le triple di Soragna, l’epopea di Carlton Mayer: se qualcuno conosce vagamente tutto questo, lo deve a Franco Lauro.

Era l’uomo del servizio pubblico, forse più di tutti. Condusse una Domenica Sportiva con Gianpiero Galeazzi e Zibì Boniek, non fu forse il massimo a livello di ascolti ma la fece con tutto il cuore.

Gli diedero in mano poi la conduzione di 90° minuto di Serie B, come compagni di viaggio aveva Vincenzo D’Amico ed Eugenio Fascetti, riuscì a tirare il massimo da due personaggi non proprio televisivi. Commentò anche il campionato della Juventus nella serie cadetta, senza cadere nelle battute e in tutte quelle caciare televisive che stava, offrendo, da lì in poi, il binomio calcio-media.

Nel 2008 tornarono i diritti del vero 90° minuto e sbarcò in “Serie A”, lui che nella massima serie ci stava da un pezzo. Elegante, sobrio, raffinato, è stato forse il conduttore più emozionato visto in tv. Non aveva un gran materiale intorno, ma sapeva sempre prendersi le sue responsabilità. Aveva un pensiero per tutti, brillava in raffinatezza. Gli tolsero poi il programma e al ritorno della trasmissione nel settembre 2014 lo misero come primo inviato: trattenne tutta la rabbia, ricordò i momenti belli e raccontò una partita con tanti gol senza rammarico.

Negli stadi lo mandarono non frequentemente, girò l’Italia in lungo e in largo e mantenne sempre il sorriso. Gli affidarono i tg sportivi e lo studio di Coppa Italia, aveva il magnetismo di una persona perbene.

Era Franco Lauro. Se n’è andato troppo presto. Era un signore, scambiammo qualche battuta tempo fa ed era sinceramente imbarazzato dei complimenti, tutti meritati. Lo omaggiai nel 2012 quando dedicai il mio primo libro a tutti quelli che ci seguono dalle case di cura, di riposo e dagli ospedali. Come faceva lui all’inizio della sua trasmissione preferita.

Ho scritto con commozione. Per me oggi è morto un maestro di giornalismo, un amico di tante domeniche. Ciao Franco, è vero che se ne vanno sempre i migliori.

Massimo Maneggio