“Erano almeno in dieci a prostituirsi”
le rivelazioni shock del quindicenne vittima dei presunti orchi di Bisignano
“Non c’entro nulla, non ho fatto niente”. Si è difeso così uno dei presunti orchi di Bisignano, accusato di aver indotto alcuni minorenni a prostituirsi in cambio di piccole somme di denaro. L’uomo è stato sentito ieri dal gip, consegnando agli atti la sua laconica autodifesa prima di avvalersi della facoltà di non rispondere. Identica la scelta degli altri due indagati che hanno affrontato l’interrogatorio di garanzia in silenzio. Per il momento restano dove sono: due in carcere e uno ai domiciliari. Contro di loro ci sono, sopratutto, le dichiarazioni di uno dei ragazzini coinvolti in questa storia, un quindicenne del sposto finito nella spirale del sesso e perversione. Una volta messo alle strette ha confessato tutto ai magistrati e il suo racconto vale, per ora, le contestazioni mosse ai tre adulti, vale a dire induzione alla prostituzione e atti sessuali con minorenni.
E non solo. Il quindicenne ha rivelato di aver spinto tra le braccia degli orchi anche il suo fratellino di due anni più giovane, paventando poi l’esistenza di un giro più ampio di adolescenti suoi compaesani adusi allo stesso vizio. “Almeno una decina” sostiene la vittima, e quasi certamente proprio le sue confessioni hanno indotto il giudice a utilizzare parole durissime contro la comunità bisignanese, mettendo in evidenza il silenzio complice. Proprio questo passaggio, contenuto nell’ordinanza di arresto, ha suscitato molte polemiche e una levata di scudi da parte della politica locale – sindaco in testa – che ha annunciato la costituzione del Municipio na parte civile nel processo che sarà.
Nel frattempo, però, le indagini vanno avanti anche per verificare se è vero, come adombrato dal quindicenne, che altri come lui erano soliti vendere il proprio corpo in cambio di denaro. Agli atti dell’inchiesta, poi, sono allegate alcune interecettazioni telefoniche che rendono il quadro d’insieme ancora più scabroso. Le captazioni, infatti, documentano il rammarico del ragazzino che, vistosi scoperto dal padre – il primo a denunciare l’accaduto ai carabinieri – si era visto costretto, suo malgrado, a interrompere l’attività sessuale con quegli adulti. “Almeno prima avevo sempre soldi in tasca” si lamentava il diretto interessato con un’amica, a conferma ulteriore del degrado senza misericordia di cui è permeata l’intera vicenda. A seguito degli interrogatori, il gip dovrà decidere se confermare o meno le misure cautelari in vigore. Al momento, però. non sembrano emersi nuovi elementi utili a fargli cambiare idea. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Gianluca Garritano e Piergiuseppe Cutrì.
m.cr.
su Il Quotidiano del 21/03/2017