Il proclama del pagliaccio. Atto Primo. Cittadini italiani, civili calabresi e abitanti di Bisignano giù le maschere perché da quest’anno la Commedia dell’Arte non si celebrerà più. Pulcinella, Balanzone, Brighella, Arlecchino, Colombina e Pantalone scoprite i vostri visi e mostrateli al pubblico, senza alcun indugio. La Commedia non avrà più inizio poiché il teatro rimarrà senza gli spettatori. Qualunque luogo si osservi, lo spettacolo è finito, della farsa rimane soltanto il suo lato drammatico.
Camminando per le vie delle città, tra i vicoli dei piccoli borghi e lungo le stradine di campagna, il sipario si apre mostrando un palcoscenico inquietante, all’interno del quale le scene appaiono costruite con ambientazioni lasciate all’inesorabile trascorrere del tempo. Attori, protagonisti e comparse non assumono più un ruolo preciso ma vestono i panni dei “qualunquisti”. Nella scenografia che offre la piazza, le vetrine rimangono in attesa dei loro spettatori ma stranamente nessuno degli addetti alle vendite invita loro a comprare il biglietto d’ingresso alla platea. Come se bastasse solo ammirare il manifesto e non necessariamente acquistare il diritto di “indossare” lo spettacolo. Nei caffè, che incorniciano il percorso scenico, le diatribe in politichese imperversano, giungendo ad alti livelli sonori ma con scarsa presa sul pubblico spettatore. Ovunque, visi incerati, che camminano a testa bassa quasi a voler nascondere lo stato di una collettività impregnata di paure, incertezze e dubbi sul proprio futuro. Nessuno sorride più nell’osservazione della realtà, la quale è diventata uno squallido spettacolo.
Per avere una parte nel lavoro “Colombina” deve darsi molto da fare, in altri ambiti, meno che in quello concernente il suo ruolo. A “Pulcinella”, invece, non basta più nemmeno l’intelligenza per avere un’audizione e giungere alla scritturazione. Anche chi già lavora nello spettacolo quotidiano, rischia tutti i giorni di essere cacciato via poiché considerato un povero vecchio pensante. A dirigere la musica, direttori di orchestra calati nei loro bei “costumi”, appaiono dal buio come esseri malefici, gli unici a essere sorridenti, in tutti gli atti. Tutto intorno, un miscuglio di gente “clandestina” chiede l’elemosina utilizzando piccole figure fanciullesche per produrre l’introito, al calare delle tenebre, sul palco di fine giornata. L’applauso finale. …
19/01/2011 Alberto De Luca per il Comitato Cittadino Libero