“Aridateje Loiero”: in Calabria puzza di ‘ndrangheta nel voto, una Procura apre gli occhi e Scopelliti piange

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Aridateje Loiero. Non perché lo rimpiangano decine di milioni di calabresi, italiani e europei ma perché, come diceva Ennio Flaiano, il meglio è passato. E in politica le riprove sono continue. Soprattutto in Calabria, terra dove la nuova Giunta Scopelliti nasce come un “Governo Chiaravalloti-bis”…

Cinque (forse saranno sei) tra assessori regionali e sottosegretari sono gli stessi che aveva l’indimenticato e indimenticabile ex Governatore pluri-indagato del centro-destra che, come molti ricorderanno, ha impresso una tale svolta socio-economica alla Calabria che dopo è parsa a molti una liberazione la figura di Loiero Agazio (anche lui poi pluri-indagato e attualmente rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta con rito abbreviato Why Not).

Se questa è la buonanotte, potrà avverarsi la mia (facilissima) profezia: il funerale, celebrato a fine marzo 2010 nelle urne, della regione più disastrata d’Italia (e d’Europa). I giovani (Scopelliti li aveva promessi a squarciagola in ogni angolo del globo terracqueo) si riducono alla figura di Giacomo Mancini jr (di cui ancora non si sa cosa farà da grande ma che intanto sarà chiamato a giocare con i numeri del bilancio). Minchia signor tenente!

Per il resto ciofani come Giuseppe “Pino” Gentile (66 anni che logorano gli altri) e il veterinario Francesco Pugliano (55 anni e non sentirli quando vicino si ha un ras come Enzo Sculco), ne sono certo, riusciranno a scaldare le piazze e financo a far scoppiare moti popolari di gioia. Non mi addentro in altri nomi da sottobottega di potere (dove circolano soldi e clientes) perché ho pietà e dignità. Di me stesso. 

Giuseppe Scopelliti, homo ridens del circo politico reggino, che aveva promesso di spezzare anche le ali ai passeri nel nome del rinnovamento, ha partorito una Giunta che grida rivolta politica e sociale. Dietro le quinte si agitano le ombre nere della politica sporca tutt’uno con la ‘ndrangheta e la massoneria inquinata, che razzolano voti in ogni modo. Financo quello pulito. 

   

IN PERIFERIA VA PEGGIO 

Se Flaiano fosse passato dalle parti di Gizzeria, paese devastato da brutture edilizie alle porte di Lamezia, avrebbe – ne sono certo – illuminato i calabresi e gli italiani con un altro dei suoi aforismi. Indegnamente ci provo io: “il meglio della politica è trapassato”. 

Nel senso di morto, defunto, nella dialettica. Qui è stato eletto Pietro Raso con la lista “Gizzeria nel cuore”. Voi direte: echissenefrega! Avete ragione. Però leggete. 

Raso da pochi giorni è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Lamezia per una vicenda legata all’Hotel Marechiaro di Gizzeria Lido, la struttura turistica che secondo l’accusa è abusiva e che avrebbe ottenuto illegittimamente un finanziamento di alcuni milioni dalla Regione, per l’incentivazione del settore turistico alberghiero. 

Insieme a Raso a giudizio anche chi? Due volti noti, accusati di truffa: Giuseppe Chiaravalloti (dalla cui lista di uomini Scopelliti si è abbeverato avidamente) e Pino Gentile, all’epoca assessore regionale al Turismo e che oggi è salito alla destra dell’homo ridens con una prestigiosa nuova carica assessorile: Lavori pubblici. Un inciso: personalmente ho sempre creduto che Gentile fosse, è e sarà il vero Governatore-ombra: nella Giunta Chiaravalloti prima e in questa Giunta simil-Chiaravalloti targata Scopelliti. Il suo potere è enorme anche quando sembra in disgrazia. 

Per alcuni reati del procedimento sulla struttura turistica è stato dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione e per altri reati è stata dichiarata l’incompetenza territoriale con la trasmissione degli atti alla procura di Catanzaro. Il giudice della udienza preliminare (Gup) – ci informa la Gazzetta del Sud – “lo ha deciso al termine delle arringhe difensive dell’avvocato Luigi Scaramuzzino, che ha difeso l’ex sindaco di Gizzeria Michele Rosato, il suo ex vice Francesco Argento e appunto l’ex assessore comunale Raso, accusati di associazione per delinquere e truffa. Rosato, Raso e Argento hanno scelto il giudizio abbreviato”. Domani, giovedì 22 aprile, si svolgerà la prima udeinza davanti al Gup.

Francesco Argento è stato nominato vicesindaco nella neo eletta Giunta. Michele Rosato ha fatto carriera: è consigliere provinciale.

Detto per inciso: sono garantista e dunque attenzione. Nessuno di quelli che ho elencato è colpevole di nulla. Saranno i gradi di giudizio a stabilire. Non sono un giudice, mi limito a raccontare fatti. E questi sono fatti. 

Altra cosa è ragionare sull’opportunità di candidare, eleggere e far governare persone che hanno vicende giudiziarie in itinere. Su questo ciascuno ha le proprie idee: io sono per l’immacolatezza e la verginità che non prescindano mai dalle aule e dal corso della Giustizia. 

 

L’INSEDIAMENTO E LA SCOMPARSA (APPARENTE) DI PD E PDL 

Il 18 aprile il sito www.gizzeriaonline.it ci informa che il: “…nuovo consiglio comunale dell’amministrazione guidata da Pietro Raso inizia con il primo cittadino visibilmente emozionato e con l’apporto di alcuni tra i maggiori esponenti del Pdl calabrese: Mario Magno, neoeletto nel consiglio regionale della Calabria, e dell’onorevole Mario Tassone, esponente di spicco dell’Udc calabrese. Presente alla seduta anche il più votato tra i candidati dell’opposizione nel consiglio regionale nella circoscrizione elettorale provinciale di Catanzaro, Antonio Scalzo del Partito democratico che a Gizzeria ha rinunciato alla competizione elettorale non presentando la lista. Quell’area politica che giusto tre anni fa aveva vinto le elezioni è stata la grande assente al primo consiglio comunale. In sala, erano presenti il coordinatore del Pdl locale Antonello Maruca e il consigliere provinciale Michele Rosato. Il neo sindaco Pietro Raso nel suo intervento di apertura, ha dichiarato che i punti fondamentali della sua amministrazione, che guiderà il comune di Gizzeria dopo nove mesi di commissariamento in seguito alle dimissioni di nove consiglieri dell’ex amministrazione guidata da Sergio 

Trapuzzano, saranno legati alla legalità e alla trasparenza amministrativa”. 

TRASPARENZA E LEGALITA’ 

Non vi sarà sfuggito che le nobili e condivisibili parole dell’emozionato Raso fanno riferimento a legalità e trasparenza. Bene, bravo, bis, oltre che pietas per un sindaco che – neppure eletto – è stato oggetto il 26 marzo di un atto intimidatorio: un uovo di Pasqua contenente 250 grammi di esplosivo, ai quali era collegata una miccia, lasciato davanti al portone di casa. Però che bella sorpresa…

Lo stesso giorno – il 26 marzo – l’allora candidato Governatore Scopelliti faceva bella mostra di sé nella centralissima piazza San Pio di Gizzeria, al fianco di Pietro Raso con il deputato del Pdl Pino Galati (altro storico pluri-indagato). Un tour de force più che un tour elettorale.

Parliamo di trasparenza e dialettica politica. La lista “Gizzeria nel cuore”, capeggiata da Raso ha vinto in maniera sorprendente (e con circa il 90% dei voti). L’unica lista concorrente, messa in piedi all’ultimo momento forse solo per legittimare elezioni e voto, era “Popolari per la libertà” che presentava come candidato sindaco chi? Ma lo zio ottantaduenne di Pietro Raso: Antonio Raso! I seguaci dell’arzillo politico hanno beccato una manciata di suffragi che a mettere i votanti in un condominio, metà degli appartamenti sarebbero rimasti sfitti.

E gli altri? Uno spettacolo! Il Pdl per bocca Michele Chirillo, l’esponente di punta del partito locale, dichiarò che avrebbe tanto voluto costituire una lista civica ma fu poi costretto a rinunciare «poiché non si sono riscontrate le condizioni politiche né di opportunità per il paese».

Ma il capolavoro, il vero capolavoro è stato del Pd. Non ha presentato lo straccio di una lista ma il suo segretario locale, Francesco Cortellaro, a pochi giorni dalle elezioni ha dichiarato che “…lo scontro politico vero, si hanno fondati motivi per crederlo, è soltanto rinviato di qualche mese. Nessuno si illuda. Come nelle partite di calcio è finito soltanto il primo tempo”. 

LA PROCURA RACCOGLIE MATERIALI 

  

Leggete bene in filigrana quella dichiarazione. Io ricavo la sensazione che il Pd locale avesse fiutato un’aria strana. Magari un venticello – se di calunnia o di buona informazione, saranno i prossimi atti e fatti a dirlo – che porta verso la Procura di Lamezia Terme. 

Inutile negarlo. Da quando è arrivato a guidarla Salvatore Vitello (a proposito: le nuove demolizioni di manufatti abusivi, una trentina, sono prossime a partire nella città dopo la ricognizione del Genio militare) la musica è cambiata. Le orecchie si sono alzate e gli occhi si sono spalancati. Vitello gli attributi ce li ha e – se lo lasceranno fare – romperà parecchie uova (di Pasqua) nel paniere. 

Tutto lascia credere che la Procura stia raccogliendo materiale e informazioni per capire se e quanto la ‘ndrangheta abbia influito sulle dinamiche politiche prima e sul voto poi. 

A sparare presto cartucce politiche sarà proprio il Pd che prima nell’inutile Commissione parlamentare antimafia e poi verosimilmente attraverso un’interrogazione parlamentare chiederà conto al ministro dell’Interno Roberto Maroni proprio della regolarità, in ogni fase, delle elezioni a Gizzeria. 

Sul tavolo di alcuni parlamentari calabresi sta girando un vecchio rapporto della Commissione parlamentare antimafia nientepopodimenoche del 2006. 

  

   

LA RELAZIONE CENTARO 

  

Si tratta della cosiddetta “relazione Centaro” approvata il 18 gennaio e spedita alle Camere due giorni dopo. 

A pagina 187 di quella relazione si legge che “…per quel che riguardava il territorio lametino, la Dia riportava a fine 2003 la presenza di diversi gruppi criminali (De Fazio, Iannazzo-Giampà, Cerra-Torcasio, Bagalà, Argento, Mauro-Corrado, Dattilo) e di alcune famiglie satelliti (Pontecannizzaro, Gualtieri e Gattini). Nel circondario di Sambiase e Nicastro erano presenti anche le cosche Mercuri-Arcieri e Strangis…”.

In particolare molti attribuiscono una presenza costante e sottotraccia della famiglia Argento (cognome diffuso a Gizzeria), per il suo costante contatto con la famiglia Mancuso di Limbadi, una delle più ricche e sanguinarie cosche di ‘ndrangheta nella provincia di Vibo Valentia.

Nella stessa “relazione Centaro”, tra pagina 91 e pagina 92 si legge che “…Per quanto concerne, infine, l’esercizio della forza intimidatrice nei confronti dei cittadini, si riportano a titolo esemplificativo alcuni passi di intercettazione.

Durante la conversazione delle ore 01.19 del 31/10/2001, intercettata 

all’interno dell’autovettura di Domenico Scardamaglia, Domenico Mancuso pianificava con l’interlocutore una serie di estorsioni e premetteva che avrebbero preparato un paio di surfalora”.

Con il termine «surfalora» in dialetto  si intende un particolare tipo di fuochi d’artificio: Domenico Mancuso intende quindi riferirsi a ordigni esplosivi per danneggiamenti a strutture edilizie. “Alle ore 16.54 del 5/11/2001 nella medesima autovettura – prosegue la relazione della Commissione parlamentare antimafia – Domenico Scardamaglia e Domenico Mancuso si recavano nella zona dell’Angitola per avere un colloquio con tale Emilio Giordano, presumibilmente camionista,e con tale Franco Argento dell’agenzia. Diego Mancuso, per il tramite di Nicola Bevilacqua, percepiva dall’Agenzia Minieri Trasporti di Falerna somme di denaro per ogni singolo viaggio effettuato da quei camionisti. I due discutevano del metodo da osservare per costringere terzi a rivolgersi alla predetta agenzia ed osservavano che ai parenti di La Pianera stato spiegato «chi c’era dietro» l’agenzia (cioè Diego Mancuso)…”.

Non resta che aspettare. E seguire gli eventi per capire come e quanto resisteranno la Giunta “Chiaravalloti-Scopelliti” e la Giunta Raso-Argento.

E quanto resisteranno decine di amministrazioni calabresi sulle quali le Procure ordinarie e le Procure distrettuali antimafia della Calabria hanno aperto fascicoli.
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Fonte: http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/04/aridateje-loiero-in-calabriua-puzza-di-ndrangheta-nel-voto-una-procura-apre-gli-occhi-e-scopelliti-p.html