unannodisilenzio #legalitànonunosloganpolitico
“Poi lo spogliò delle armi e preparò per lui, un estremo oltraggio. Poi spronando i cavalli, trascinò il cadavere fin sotto le mura di Troia, perché tutti lo vedessero. Priamo vide dall’alto l’orrendo spettacolo. I suoi lamenti disperati si levavano fino al cielo. Ecuba, impazzita di dolore, si gettava a terra, chiamando invano suo figlio per nome. Lo vide laggiù, nella polvere, sfigurato e pieno di sangue. Poi un velo buio le calò sugli occhi e svenne. Era tutto finito”.
Omero, all’alba della nostra società, ci insegna che la pìetas può risplendere proprio nelle situazioni più oscure.
Nasce fra Achille e Priamo un dialogo che, per la prima volta nella storia del pensiero occidentale, esprime una verità che, filosoficamente parlando, è un punto di non ritorno: la sofferenza, la morte, accomunano gli esseri umani. La fratellanza nasce dalla condivisione dei mali che i Celesti inviano ai mortali e dalla solidarietà che, a volte, nasce da questo comune destino.
Dal profondo dei millenni, Priamo e Achille ci indicano la strada per un rinnovamento profondo dell’intelligenza e delle relazioni, ci porgono un testimone da raccogliere con gratitudine, ci assicurano che – sinché l’uomo sarà capace di “piangere insieme” – la morte non avrà l’ultima parola.
Tutti siamo chiamati a con-piangere, tutti siamo chiamati al compito esigente della consolazione e del soccorso, nell’infuriare della tempesta e dopo, quando la normalità tornerà a scandire i giorni.
La scomparsa di una giovane vita, qualunque sia stato il suo trascorso, il suo destino, implica la consapevolezza di dover rimanere concentrati, vigili e assicurare sicurezza ai cittadini e di questo alto impegno, bisogna renderne merito alle forze dell’ordine del territorio…
Nessuno merita disattenzione: non un comunicato…. non un Consiglio comunale straordinario sul tema dell’ordine pubblico…
Una simile esperienza avrebbe dovuto contribuire a rafforzare le politiche e le strategie di assistenza alle vittime, gli strumenti e i servizi per superare i traumi e le perdite, e, in definitiva, percorsi di empowerment che rendano la vittima autonoma e nella posizione di sostenere i sistemi di giustizia e la società….
Eppure forte è la voglia di giustizia e di ascolto: di stare insieme come comunità, di costruire, insieme alle istituzioni, una rete di solidarietà, per rimarginare queste ferite e superare questi dolori.
Raccontare il dolore e le ferite di una comunità non sarà un segno di debolezza. Ma di forza. Perché i criminali cercano di tappare la bocca con più violenza a chi grida di più la sua voglia di riscatto. E il nostro grido di giustizia non può essere silenziato….
Scritto al gruppo “Bisignano in azione”