Battesimi, matrimoni e funerali: la Chiesa vuole i soldi? Il post virale del parroco che fa discutere

Letture: 4802

O la busta o la vita. Il parroco della piccola chiesa Santa Maria Assunta a Santa Maria le Grotte, don Gerlando, ha pubblicato un post in cui si rivolge ai suoi fedeli, ricordando che “in occasione di funerali, matrimoni e battesimi, è dovuta alla parrocchia, o comunque al sacerdote celebrante, un’offerta o, come la chiamate voi, “busta”.

Il messaggio del sacerdote ha suscitato molte reazioni tra i suoi contatti e tra gli utenti di Facebook, che hanno condiviso il post centinaia di volte. Il post è diventato così un motivo di discussione e di confronto tra i cattolici italiani.

“Senza sordi ‘un si cantanu missi”

Questo detto calabrese esprime la consapevolezza che la Chiesa ha bisogno di risorse economiche per svolgere il suo ministero e le sue opere. Tuttavia, questo detto può anche essere interpretato come una forma di cinismo o di disprezzo verso la Chiesa, che viene vista come un’istituzione interessata solo ai soldi e non alla fede.

Il dibattito sull’offerta alla parrocchia per le funzioni religiose riflette oggi questa ambivalenza tra il dovere di contribuire alle necessità della Chiesa e il sospetto di essere sfruttati o ingannati dalla Chiesa o dal sacerdote. Come trovare un equilibrio tra questi due aspetti? Come vivere la fede senza cadere nel materialismo o nel formalismo? Queste sono alcune delle sfide che i cattolici sono chiamati ad affrontare nel mondo di oggi. Ricordiamo comunque come i preti ricevano un regolare stipendio per le loro attività al contrario di frati e suore che hanno una vocazione gratis.

L’offerta alla parrocchia per le funzioni religiose: un dovere o una scelta?

Il post del parroco di Santa Maria le Grotte, in cui ricorda ai fedeli l’obbligo di lasciare un’offerta alla parrocchia in occasione di funerali, matrimoni e battesimi così come si fa per “fiori, fotografi, pranzi, cene etc etc.” ha suscitato molti commenti e scalpore diventando virale su Facebook. Il sacerdote, don Gerlando, si appella a uno dei cinque precetti generali della Chiesa che dice: “soccorrere alle necessità della chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze”.

E se proprio non volete contribuire, la soluzione la detta il sacerdote stesso: “Fate a meno delle funzioni religiose…“.

Ma qual è la posizione ufficiale della Chiesa su questo tema? E come si comportano i fedeli di fronte a questa richiesta?

La Chiesa abolisce le tariffe

Nel luglio 2020, il Vaticano ha pubblicato una nuova istruzione curata dalla Congregazione per il Clero, intitolata “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”. In questo documento, approvato dal Papa Francesco, si stabilisce che le offerte per le messe e i sacramenti debbano essere libere e non “un prezzo da pagare o una tassa da esigere”. Si sottolinea inoltre l’importanza di non “mercanteggiare” la vita sacramentale, dando l’impressione che la celebrazione dei sacramenti possa essere soggetta a tariffari.

La Chiesa riconosce però che le offerte dei fedeli sono un elemento centrale per il sostentamento dei ministri e delle opere di evangelizzazione. Per questo motivo, si invita a sensibilizzare i fedeli a contribuire volentieri alle necessità della parrocchia, che sono “cosa loro” e di cui è bene che imparino spontaneamente a prendersi cura.

La pratica delle offerte a prezzo fisso

Nonostante l’istruzione del Vaticano, molti sacerdoti continuano a richiedere una cifra precisa ai fedeli per la celebrazione di battesimi, matrimoni e funerali. Si tratta di una pratica diffusa in molte parrocchie e vista da molti fedeli come una forma di imposizione o di sfruttamento, che contrasta con il principio dell’offerta spontanea e libera.

Alcuni fedeli si sentono così in obbligo di pagare per rispettare il volere dei propri cari o per non creare tensioni con il parroco.

Il dibattito sui social

Il post del parroco di Santa Maria le Grotte ha scatenato un dibattito sui social, tra chi difende la posizione del sacerdote e chi la critica. Tra i commenti positivi, ci sono quelli che apprezzano la sincerità del parroco, che ricordano il valore dei sacramenti e che sostengono che l’offerta sia un gesto dovuto verso la Chiesa. Tra i commenti negativi, ci sono quelli che denunciano la contraddizione tra il messaggio evangelico e la richiesta di soldi e addirittura chi invita i fedeli a boicottare le funzioni religiose.

Il dibattito riflette la diversità di opinioni e di sensibilità tra i cattolici italiani, che si trovano a confrontarsi con una Chiesa in trasformazione e con le sfide del mondo contemporaneo. La questione dell’offerta alla parrocchia non è solo economica, ma anche culturale e spirituale. Si tratta di capire quale sia il rapporto tra i fedeli e la Chiesa, tra la fede e il denaro, tra la tradizione e il cambiamento.