Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum. (Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli.)

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In attesa del lieto evento del giudizio finale meglio non impelagarsi nel consueto ed abusato interrogarsi su come riuscire a sopravvivere a tutto il can can di questa primavera poco primaverile e agli attenti al cane, al lupo, a quei due, alle facili tentazioni, alle alte tensioni, alle intenzioni di voto, ai voti per grazia ricevuta, agli ex-voto, alle lambade votive, a… al come riuscire a sciogliere il nodo scorsoio se si sia più consono al decoro il conforto d’una prece o d’una canna in allegra compagnia. Ca mo’ nenti nenti…. mi vuliti fari cririri…! Accussì per ingannare il tempo, senza secondi fini, per non pensarci su oltre il tempo dovuto, per rimandare ancora un po’ l’attesa di andarvene tutti al mare a mostrar le chiappe chiare o magari tutti in comitiva a ra sila, ma non sia mai che sulla via di ritorno s’incontri il torpedone dell’udiccì in festosa escursione contemplativa, …che c’è pur un limite a tutto benedettiddio! Bando alle ipocrisie e remi in barca, che si naviga pur sempre a vista! Le campagne elettorali vanno e vengono e quell’ancora in corso non è nemmeno decollata che e già finita, senza lasciar strascichi o conseguenze visibili o solo apparenti come una leggera influenza, un fortuito raffreddore o un altro bislacco male di stagione. Jesce, jesce sole. Nun chiovere,
nun chiovere, nun chiovere,
jesce, jesce sole.

Per rompere la monotonia ed accaparrarsi la beatitudine passeggera delle endorfine cosa c’è di meglio di sgranare il rosario dei giorni di resto, o schierarsi in tifoserie e prendersi a pesci in faccia su facebook declamando le virtù dell’allegra brigata dei candidati dell’uno o l’altro rebbio del tridente, candidi come jurilli (‘i cucuzza?) appena appena scucculati o già ammuffiti, ma da candeggiare opportunamente per non correre il rischio di starnutire, tossire, irritarsi per un’allergia da contatto troppo  prolungato o (im)motivato. Oppure meglio abbondonarsi al satireggiare sul più e sul meno scusandosi anzitempo, elemosinando l’approvazione al bersaglio della propria ironia, senza quel granellino di sapienziale cattiveria in più ma con equidistante e ammiccante civetteria. Eppure ci sarebbe da sganasciarsi dal ridere, scorreggiare senza scoraggiarsi, voltar pagina senza rimpianti. Certo, nelle ultime settimane si registra una spumeggiante effervescenza del web nostrano, più che altro folcloristica in verità, al di là dei sondaggi sabotati e dei commenti sagaci appena al di sopra della soglia del solito o degli slogan pro o contro reiterati stancamente come per dovere, in una logica ferrea del dare ed avere, al di là dei dibattiti soporiferi, dell’astio piccato di qualche candidato, dei comizi e comizianti a c(o)orte di qualche replicante e spin doctor emigrante di ritorno, degli spot elettorali la cui visione prolungata procura un prolasso delle pudenda e delle budella e in certi  soggetti più sensibili un effetto mistico insperato, altro che canne! Ben strana cosa, comunque, quei sondaggi che hanno ben poco del sondaggio, in quanto la partecipazione libera e volontaria non risponde a nessun criterio statistico, derubricandoli a semplici giochini, la cui unica importanza (non trascurabile) va rintracciata nel novero dei partecipanti stessi (poche centinaia) che non si sa se vadano classificati come frequentatori abituali del web locale o allargati ai candidati & friends ed al tutto il clima di friccicore devozionale per l’imminente competizione elettorale.

Scrivetemi pure, di diritto o a rovescio, al partito dei pessimisti, dei bastian contrari, dei qualunquisti o a quello dell’antipolitica più deleteria, ma io non capisco o forse capisco solo ciò che mi fa più comodo, ma non posso non sottolineare il dato più eclatante di questa tornata elettorale, ovvero la normalizzazione della deriva o eclissi totale dei partiti, tanto che nessuno si scandalizza più davanti allo scomporsi e ricomporsi delle compagini che si contendono lo scettro della vittoria. Sinistra e destra si annichiliscono in una rincorsa al centro e in rigurgito di ex–fascisti sotto tutte le bandiere, coniugando un idioma comune in una logica del potere refrattaria ad ogni cambiamento o refolo di novità, con buon pace del ringiovanimento e rinsavimento dell’agone politico locale e non solo. I giovani sono diventati espediente o pretesto, captatio benevolentia o instrumentum regni, mentre la vecchia nomenklatura è sempre lì a tendere la pargoletta mano per riacciuffare l’agognato scranno. L’altro dato sconfortante è l’assoluta opacità di candidati, che tutti noi conosciamo così bene da averne perso di vista le credenziali più evidenti, a cominciare da quanti anni siedono in consiglio comunale, da quanti anni sono presenti in lista/lizza, di quale sia il loro cursus honorum di peregrinazioni di sponda in sponda inseguendo l’onda o la trebisonda, di quanti e quali siano stati gli incarichi ricoperti e i carichi da smaltire e così via almanaccando. La stampa libera ed intraprendente non (ci) aiuta o meglio discetta di saggi di lettura, di podi sulle nevi, di viaggi oltre oceano,  di reliquie presumibilmente sacre e di interminabili processioni a spron battuto, ma mai che si spinga in un’analisi più approfondita della realtà politica e sociale cittadina, riducendosi spesso e volentieri a solo megafono dei deliri di onnipotenza dell’uno o l’altro amministratore, oppositore, candidato da novanta. Eppure i temi da eviscerare e/o sviscerare non mancano. A cominciare dai temi ambientali e della salute pubblica, all’integrazione dei molti immigrati presenti nel territorio, alla devastazione del territorio o ai presidi sanitari (extraterritoriali) e scolastici a rischio ecc. ecc. Non esiste solo un problema di viabilità e visibilità ma pure di direzione di marcia, di un passato e futuro cui far ritrovare un verso, un senso, una quadratura. Il quadro d’insieme della società bisignanese sfugge nonostante il recente censimento potrebbe contribuire ad offrirne una fotografia meno sfocata. Sarebbe davvero interessante, inoltre, scoprire quando spendono i singoli candidati nelle loro campagne napoleoniche, nonché riuscire a sondare chi sta dietro, chi si nasconde o si acquatta dietro ogni schieramento, in quanto venuti meno i partiti, non restano che i gruppi d’interesse che attraverso patti scellerati potrebbero garantirsi il diritto di mettere le mani sulla città per proprio esclusivo vantaggio. Sarebbe interessante sapere, ancora, quanto ci sono costate opere come la pavimentazione di c.so Mazzini, lo scempio della carrozzabile di Canale, lo stonehenge in multicolor della Collina Castello e le tante opere pubbliche inutili o meno che impreziosiscono il territorio. Sarebbe interessante sapere, altresì, la reale situazione economica e finanziaria delle casse comunali, a prescindere dalla scure di una probabile spending review di troppo, e se si intende rimpinguare le stesse casse sempre a spese dei cittadini, o se si vuole continuare a spendere e spandere senza nessuna progettualità di lungo respiro per delle opere pubbliche di nessuna utilità. Il passato avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma come si può sperare in un cambiamento se chi ha già amministrato con esiti che sono sotto gli occhi di tutti, è ancora li a contendersi la palma della vittoria ed a promettere mari e monti?

Non mi dà fiducia e non mi dà speranza alcuna la mezza novità di un Francesco Lo Giudice che mi dà più l’impressione d’essere una comparsa in una sceneggiatura scritta da  altri che un protagonista. Non so se la sua sia più doppiezza togliattiana (si fa per dire) o lungimiranza politica (sempre ironicamente parlando) ereditata da un genitore che ha amministrato Bisignano e dominato nell’agone politico locale per quasi mezzo secolo. Cosa abbia a che spartire il ragazzo che scriveva sul sito del “movimento del sole” e guardava con favore alla “Rete per la Calabria” o al movimento “Ammazzateci tutti” con il piddì liberal che dà la volata a un pugno di trasformisti o ex fascisti, alla faccia di qualsiasi velleità di sinistra dei giovani del piddì, attivi su facebook, me lo chiedo ancora e non trovo risposta. Certo che ci vuole testa e cuore per restituire senso e dignità alla politica, esimio Lo Giudice Francesco, ma perché costringere i propri elettori e concittadini a si gnuciri ancunu ruospu di troppo e tollerare più di un mal di pancia, ancor prima di mettersi all’opera?

Non mi dà fiducia e non mi dà speranza alcuna il democristiano Francesco Fucile, che tenta che ti ritenta una volta o l’altra, forse, ce la può pure fare ad appendersi quest’altra medaglietta al petto, ma con quali argomenti e quale storia amministrativa alle spalle è inutile dirlo. La promessa di tenere nelle sue mani, se malauguratamente vincesse le elezioni, il turibolo della delega del bilancio e della cultura spaventa e sgomenta non meno della città in mano all’udiccì.

Non mi dà fiducia e non mi dà speranza alcuna Sua Umiltà Umile Bisignano e la sua legittimazione di una gara all’interno della sua stessa lista per la corsa all’oro delle poltrone assessorili, che potrebbe tradursi in un ulteriore elemento di instabilità all’interno della maggioranza in caso di sua vittoria. Vi immaginate che gazzarra potrebbe scatenarsi nel caso uno o più assessori uscenti rimanessero fuori dalla rosa dei designati dal popolo sovrano? A quali accorgimenti dovrebbe ricorrere l’Umilissimo per premiare la fedeltà dei suoi veterani? Con buona pace dei tanti volti nuovi che egli stesso vanta nella sua lista. E visti i trascorsi burrascosi delle sue precedenti amministrazioni, tra defenestrazioni e beatificazioni in extremis, chi sarà il primo a pugnalarlo alle spalle in caso di vittoria?

Non mi consola e non mi dà speranza questa campagna elettorale giocata tutta in un’ottica di autarchia (dei contenuti), di municipalismo e campanilismo senza requie. La bisignanesità come mozione degli affetti, come sic stantibus rebus, come bigiotteria stantia, come muro a difesa dei propri privilegi. La crisi profonda e viscerale della politica, della società e dell’economia italiana pare non scalfirli neanche. Lasciare Bisignano in ostaggio alle beatitudini di questa politica è un delitto.

Ps. Cliccate sulle parole di diverso colore e pensateci un po’ su.

Rosario Lombardo