Confermata la condanna d’appello a 4 anni di reclusione e rinvio alla Corte d’Appello di Milano per rideterminare . l’interdizione: lo ha deciso la Corte di Cassazione a conclusione del processo Mediaset. Al momento della sentenza gli avvocati difensori di Berlusconi, Longo e Ghedini, non erano presenti in aula. Berlusconi ha atteso il verdetto a Palazzo Grazioli insieme al vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano. Con loro anche Piersilvio Berlusconi, secondogenito del Cavaliere.
La vicenda risale al 2003 e riguarda la compravendita dei diritti televisivi delle reti Mediaset. Secondo la tesi accusatoria convalidata da piazza Cavour l’ex premier ha intascato fondi neri pari a 280 milioni di euro senza pagare le tasse e commettendo frode nei confronti degli azionisti.
Respinto, quindi, il ricorso della difesa dell’ex premier che aveva chiesto l’annullamento della condanna o in subordine l’annullamento con rinvio in Appello per la derubricazione di reato e pena. La decisione della Suprema corte segna la prima condanna definitiva per il Cavaliere e potrebbe scuotere il governo di larghe intese del democratico Enrico Letta.
A questo punto la condanna di frode fiscale nei confronti di Silvio Berlusconi diventa definitiva e per l’ex premier tre anni della pena sono coperti da indulto. L’anno residuo dovrà essere scontato ai domiciliari o con l’affidamento ai servizi sociali. Dipenderà da quello che decide il Cavaliere.
È una “sentenza che non dà al nostro Paese, che avrebbe un bisogno assoluto di stabilità di governo e di riconciliazione nazionale – commenta Bondi – Toccherà alle forze politiche più responsabili e alle istituzioni più coscienti della gravità della situazione, agire per non far precipitare l’Italia in un pericoloso vicolo cieco e di mantenere aperta una prospettiva di tenuta dello Stato e della democrazia”. Secondo Saverio Romano invece questo verdetto “taglia fuori un’ampia parte di elettorato. Nessuno vuole fare a meno di Berlusconi come leader”. E aggiunge che la sentenza è frutto di “un corto circuito giudiziario» e invocando l’urgenza di una «riforma della giustizia”.
“Berlusconi è morto. Viva Berlusconi! La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989”, ha esultato Beppe Grillo sul suo blog.
Non si fa attendere anche il commento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge. In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso”.
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