Capodanno a Crotone: Amedeus, disagi e la Calabria nascosta

Letture: 40232

Il fermento è percepibile per il Capodanno a Crotone la mattina del 30 Dicembre. Il cittadino medio è curioso, ma anche un po’ intimorito: il centro della città viene sbarrato ulteriormente. Il cuore pulsante di Crotone è da settimane limitato, occupato da un palco orgoglioso. Un palco bello, da far invidia alle altre regioni d’Italia.

Ma ora si comincia il montaggio dell’area dell’evento, la messa in sicurezza, lo sgombero, arrivano le transenne e i vigili a impedire ai residenti di poter fare la loro spesa. In piazza mercato, gli esercenti commerciali sono nervosi. Nessuna comunicazione, ai loro potenziali clienti viene tolta la possibilità di parcheggiare, di portarsi a casa le buste piene di verdura e pesce, formaggi e salumi.

Un’aria strana, insomma, quella di Crotone nei due giorni prima dell’evento più atteso dell’anno nella gemma del mar Ionio, un entusiasmo strano, frenetico, nervoso. «Bello, un’opportunità come poche. Ma…» è il mantra che si sente in piazza Pitagora e in piazza mercato, direttamente adiacente all’area dell’evento in programma. «Ci hanno messo i bagni dove vendiamo da mangiare», dice Antonio, commerciante ortofrutticolo da un decennio in piazza mercato a vendere prodotti locali. Compra prodotti di piccoli contadini della zona, contadini che tentano di sbarcare il lunario con quello che la terra gli concede. Un’economia che girerebbe insomma: dalla terra direttamente al cliente. Perché è vero, in barba alle disposizioni igienico-sanitarie (ogni notte messe in sfida da vandali che si liberano nei vicoli quasi pittorici del mercato centrale di Crotone) gli organizzatori piazzano i bagni chimici per il Capodanno a Crotone a nemmeno due metri dalla sardella (o rosa marina per i lettori della Valle del Crati) di Cirò. Merce di prima qualità, messa in cattiva luce da odori forti e tutto quello che una manciata di bagni chimici comporta.

Ma oltre alla beffa anche il danno: il 31 mattina, alle ore 8.30 i vigili urbani cominciano a sbarrare gli ingressi. I commercianti cominciano ad alterarsi e le realtà del sud cominciano a manifestarsi: non si sprecano le telefonate ai membri della maggioranza comunale. Mezz’ora più tardi compare il sindaco Vincenzo Voce, tenta di calmare il commerciante in una piazza deserta: le misure di sgombero del giorno prima sono intensificate, ma non dovrebbe essere un problema per il pedone, se i cancelli fossero aperti. Non un avviso. Non una circolare. «Abbiamo sbagliato noi» ammette a gran voce il sindaco «ma voi dovete capire che alle dodici vengono pattuglie di carabinieri e polizia con cani antiesplosivi per lo sgombero». Ma come chiedere all’esercente comprensione che ha fatto la spesa, che della situazione cerca di cogliere quanto promesso, di sfruttare la fama del concerto a vendere e portare a cittadini, ristoratori e turisti le bontà della nostra terra? Come chiedergli comprensione se i soldi sono spesi e non rientrano? Il compromesso: alle 11:30 tutti a smontare. Alle 15:00 arriva persino il comunicato dai canali social del Comune di Crotone: dalle 16:00 tutto quello che non somministra alimenti e bevande deve essere chiuso.

Emblematico l’episodio: è come il figlio che costruisce la villetta ma con i soldi della nonna o le famiglie che comprano il SUV nuovo per poi andare alla Caritas a prendersi da mangiare. Una facciata splendida, magnifica, ma che oltre la superficie trova il vuoto. L’evento fu splendido, bellissima regia, musica ben piazzata e le parole gentili non si sono sprecate. La gente, quella notte, era felice. Spensierata, non oberata dai problemi incombenti della quotidianità, del piccolo ma anche della politica.

Un Capodanno a Crotone, insomma, che non vuole vedere cosa si cela nelle oscure ombre che gettano quelle luci sfavillanti. Come la visibilità, il problema che i tanti creativi che tentano di lavorare conoscono, con cui non possono fare la spesa. Crotone è stupenda, una perla piena di risorse e possibilità, ma è la figlia dimenticata della Calabria. Infrastrutture fatiscenti, un aeroporto poco trafficato e di conseguenza caro, strade dissestate e treni che se viaggiano, non arrivano. Pubblicità per un turista che non riesce ad arrivare, italiani che vedono uno smeraldo incastonato nella costa ionica che si regge con le proprie forze. Una magia, quella del capodanno, pensata a metà: come il bambino che vuole preparare la colazione per la mamma, ma sporca tutta la cucina. Prima si gettano le basi, poi si realizzano le opere maestose.

Alfredo Arturi