CIRCOLARE DISCUTIBILE MODIFICA LA DISCIPLINA DEL “CARCERE DURO”

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Trascorso un mese dalla strage di Capaci, epilogo di un sodalizio mafioso che lasciò una lunga e infinita scia di sangue marcio e di tanto sangue onesto, nel giugno 1992 venne approvata la modifica dell’ordinamento penitenziario in un c.d. “super-decreto antimafia” Scotti-Martelli, testo nel quale si introduceva, finalmente, il carcere duro per i mafiosi e per altri pericolosi criminali. Il 19 dicembre 2002, il Senato approva definitivamente l’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario. Dal carcere, Leoluca Bagarella, cognato e fedelissimo di Totò Riina, il 12 luglio 2002 lesse un “proclama” in video collegamento in un processo davanti ai giudici di Trapani, “proclama” nel quale riecheggiano le seguenti parole:”Le promesse non sono state mantenute”. Chiaro sembra il riferimento a quella Trattativa Stato-mafia che in molti, ancora, si ostinano a definire “chimera”, mentre Riina presentava una lista di richieste e “lasciapassare” in cambio della cessazione delle stragi. A distanza di 25 anni dalla scomparsa dei giudici simbolo della rivoluzione culturale, della rivoluzione dei codici, della rivoluzione del pensiero, a distanza di 15 anni dal “rimprovero” di Bagarella alla politica italiana, essa stessa provvede a chiedere perdono ai grandi boss. Il 2 ottobre scorso, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha inviato ai Provveditori Regionali e ai Direttori degli istituti la circolare 3676/6126, avente ad oggetto le disposizioni relative all’organizzazione del circuito detentivo speciale previsto dall’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario. Tale circolare, che ovviamente non ha forza di modifica sulla norma del 41-bis, si incarica “solo” di disciplinare l’espiazione della pena. Per giustificare l’affermazione “..la politica italiana, essa stessa provvede a chiedere perdono ai grandi boss”, possiamo limitarci anche solo a leggere la premessa alla circolare 3676/6126:”[…]  Le disposizioni impartite nelle pagine che seguono si prefiggono di ottenere […] la limitazione delle forme invasive di controllo dei detenuti ai soli casi in cui ciò sia necessario ai fini della sicurezza; alla possibilità di tenere all’interno della camera detentiva libri ed altri oggetti utili all’attività di studio e formazione; alla possibilità di custodire effetti personali di vario genere, anche allo scopo di favorire l’affettività dei detenuti ed il loro contatto con i familiari…”  Procedendo con ordine, immaginiamo cosa resterebbe della natura della reclusione se togliessimo le “forme invasive di controllo”, ancor di più a detenuti sottoposti al regime del 41 bis che, fino a prova contraria, dovrebbe prevedere “carcere duro”. Continuando, il comma 4-quater dell’art. 41-bis originale, impone “- la limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che possono essere ricevuti dall’esterno;”, mentre la circolare consente:”la possibilità di tenere all’interno della camera detentiva libri ed altri oggetti utili all’attività di studio e formazione; alla possibilità di custodire effetti personali di vario genere, anche allo scopo di favorire l’affettività dei detenuti ed il loro contatto con i familiari…” Non solo la vergogna di tali concessioni a chi, credendosi Dio, decideva a suo piacimento e secondo i suoi sporchi interessi di eliminare uomini, donne e bambini, a chi decideva non solo di farli morire ma anche il come, il dove e il quando, non solo, ma decideva anche se permettere alla famiglia del defunto di benedire la sua salma, se invece mandare via corriere solo una parte del corpo, se ancora lasciare pezzetti di carne divorata dai maiali senza un briciolo di dignità, se far di quel corpo una persona mai esistita adoperando l’acido; non solo, ma la nostra bella circolare si fa vedere preoccupata di provvedere e favorire l’affettività dei detenuti ed il loro contatto con i familiari. Quei detenuti che hanno portato via padri di famiglia, fratelli, figli, amici, hanno costretto molti a rinnegare la propria famiglia! Ma lo scandalo non si esaurisce nelle sole parole esplicite di questa Premessa. Tra le righe si coglie la volontà di ammettere una parità di trattamento ai singoli detenuti, rimproverando l’art.41 bis di non rispettarne la dignità. Parità di trattamento?? Parità di trattamento in questo caso significa solo ingiustizia, perché i soggetti sottoposti a tale regime si sono macchiati di colpe gravissime che non possono essere paragonate al reato di chi ruba il pane per sfamarsi! E per coloro che si permettono di appellarsi all’art. 3 della Costituzione italiana in tema di pari dignità e principio di eguaglianza, c’è bisogno di chiarire che principio di eguaglianza non significa assoluta parità di trattamento: trattare in modo eguale situazioni eguali e in modo diverso situazioni diverse. Della dignità è superfluo parlare, perchè oltre alla dignità propria di ogni essere umano in quanto tale, chi scioglie un bimbo nell’acido per vendicarsi del padre non può avere altra dignità, né può arrogarsi il diritto di appellarsi a tale parola, ben lontana dai suoi metodi. Non si giustifica o ispira certo ad un carcere punitivo, ma rieducazione della pena non può significare nemmeno trasformare il 41-bis in comodo alibi per potenti boss che continuano a dettare legge anche da dietro le sbarre. Il Ministro della Giustizia Orlando rilascia quanto segue:” Dopo venticinque anni era tempo di dare un assetto definitivo a questa importante leva nel contrasto alla criminalità organizzata, inquadrandola però in modo più chiaro nella cornice dello stato di diritto. Lo Stato è tenuto a rispettare le regole anche quando è chiamato a contrastare i suoi peggiori nemici”. Lo Stato di diritto è quello che assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti e della liberà dell’uomo, ma uno Stato che tratta con la mafia, associazione che per sua natura lede i diritti e limita le libertà, non può considerarsi “di diritto” solo quando si tratta dei diritti dell’élite con l’anello d’oro al dito. Dopodichè, impariamo ad apporre una linea netta tra chi sono amici e quali sono nemici, così da non incorrere in errori ed in pericolose zone grigie. Svuotare il 41-bis a venticinque anni dalla morte dei suoi ideatori e sostenitori quali sono stati Falcone e Borsellino equivale a rinnegare una religione per la quale il suo rappresentante ha avuto una morte di croce.

Federica Giovinco