Condannati a chiudere

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Qualche giorno fa, Massimo Maneggio, in un suo interessante articolo, s’interrogava sul come risollevare le sorti del centro storico di Bisignano, facendo riferimento a quei pochi commercianti che riescono a mantenere il loro esercizio lavorativo ancora attivo, nonostante l’evidente abbandono che la parte vecchia del paese subisce quotidianamente.

Urge fare qualcosa e non solamente nella parte storica.

L’emergenza riguarda pure il resto del territorio e si diffonde a macchia d’olio, soprattutto nelle campagne, luoghi questi ultimi, in cui si assiste alla scomparsa delle piccole attività agricole e zootecniche, le quali hanno rappresentato, da sempre, il sostentamento economico delle famiglie rurali.

Il motivo di una tale emorragia si colloca probabilmente nella strategia di monopolizzazione delle attività agricole e zootecniche, concentrate nelle mani di pochi eletti.

Nonostante, le numerose partite IVA, sul territorio, le aziende agricole e zootecniche importanti si possono contare sulle dita di una mano. Eppure, in numero sufficiente a destabilizzare gli antichi equilibri delle produzioni dei prodotti autoctoni.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti, nel comprensorio bisignanese, soprattutto lungo la valle del Crati, tranne qualche eccezione, che ancora resiste all’impatto dei nuovi sistemi di monopolio globalizzato, si assiste alla “moria” delle micro imprese a carattere familiare.

Fino a qualche anno addietro, percorrendo le stradine di campagna di Bisignano, da Nord a Sud, in lungo e in largo, era molto facile imbattersi in mandrie di pecore e capre, oppure, osservare, lungo i pendii scoscesi, l’arrampicarsi delle vacche da latte e dei vitelli da carne. Inoltre, in ogni fattoria, degna di nota, si scorgevano polli, galline, conigli e scorribande di maiali, liberi e all’aperto.

Oggi, ripercorrendo quei luoghi, tutto appare trasformato, anche chi ancora resiste ai colpi bassi del tempo, è sfiduciato e rassegnato. Molte di quelle attività rurali sono scomparse e chi va avanti cerca in tutti i modi di adeguarsi alle nuove tecnologie di produzione, spesso nella condizione di autodidatta. Il tutto corroborato da processi improvvisati e sconosciuti, i quali spesso finiscono per mettere a repentaglio la buona riuscita delle produzioni e la salute stessa dei consumatori.

Alle piccole coltivazioni a cielo aperto, in passato concentrate solo nei terreni migliori, si è preferita la produzione di massa e in serra, non tenendo più in conto l’antica pratica dell’alternanza delle coltivazioni. Al prodotto biologico per eccellenza, tranne qualche eccezione, si è preferito quello trattato e accelerato nei tempi di maturazione.  Alle piccole stalle sono subentrati i mega allevamenti intensivi, alla produzione di latte e prodotti caseari locali, si è sostituita in maniera “castrante” la grande produzione di massa, a discapito del prodotto di qualità.

Tutto ciò, ha favorito l’annientamento dei piccoli produttori di zona, del loro lavoro a carattere familiare, distruggendo la micro economia di un paese prettamente agricolo come Bisignano.

La testimonianza, di una così forte depressione nel campo agricolo e zootecnico, emerge in tutta la sua drammaticità, attraverso il malcontento dei più anziani, che il mestiere di agricoltori lo conservano impresso sulle loro mani callose, i quali nonostante le difficoltà, sono la denuncia vivente di come alcuni grossi imprenditori locali, senza scrupoli, supportati da lobi politiche, hanno distrutto quel sano equilibrio rurale, imponendo il loro potere, i loro prodotti, i loro affari, anche spesso non troppo leciti, a svantaggio di un’economia fervida e a carattere familiare.

Attualmente, soprattutto in un’estesa fascia di territorio, che dalla valle del Crati si estende a Nord/Est di Bisignano, il business agricolo e zootecnico è in mano solamente ad alcuni illustri imprenditori, i quali pur offrendo qualche garanzia di lavoro, spesso mal pagato, oppure in al limite della regola, sicuramente insufficiente a soddisfare le esigenze occupazionali dei numerosi residenti, privati della propria attività, hanno contribuito a cancellare la storia agricola e la micro economia del paese, praticando la politica del mero interesse e dell’alto profitto circoscritto solo a pochi.

23/06/2014 – Alberto De Luca