Medici inviati nelle zone più colpite. Anche la Calabria accoglie l’appello del governatore lombardo.
Ieri il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, aveva lanciato l’appello: “Abbiamo bisogno di medici. Abbiamo carenza di medici, perché questi poveri cristi stanno cedendo fisicamente e sono pochi rispetto alle esigenze”.
Così la Calabria ha dato la sua disponibilità e manderà personale medico in supporto della Lombardia.
“Abbiamo avuto disponibilità di medici da cinque regioni che ringraziamo molto“. Ha detto Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia. A quanto si apprende da fonti qualificate, le cinque regioni italiane disponibili per ora a mandare personale medico in supporto della Lombardia sono Toscana, Calabria, Sicilia, Trentino e Basilicata.
La Calabria inoltre ha aperto le porte a due pazienti della Lombardia che sono stati ricoverati all’Ospedale di Catanzaro.
Solidarietà che non manca mai dal fronte calabrese quando a volte viene anche imposta. E’ il caso delle mascherine ordinate dall’Asp di Cosenza e “bloccate” dalla Protezione civile per inviarle in Lombardia. In tal proposito è intervenuta in queste ore il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che spiega. “Non è accettabile che la Protezione civile requisisca alla fonte mascherine e dispositivi di protezione individuale destinate agli ospedali calabresi, come confermato, dopo la pubblicazione di notizie di stampa, dal commissario delle aziende ospedaliere catanzaresi Giuseppe Zuccatelli. Una pratica che, secondo quanto riferito da Zuccatelli, riguarderebbe anche le attrezzature come i ventilatori e i respiratori, necessarie all’allestimento delle nuove postazioni di terapia intensiva e sub-intensiva. Intanto a Catanzaro il personale infermieristico si è visto consegnare le inutili mascherine, simili a stracci per la polvere, ritirate dagli ospedali della Lombardia perché assolutamente non idonee. La Lombardia sta rappresentando un vero e proprio fronte della guerra contro il coronavirus, e la Calabria ha dato una prova di solidarietà accogliendo nelle proprie strutture i primi pazienti in arrivo da Cremona e da Bergamo. Non possiamo però permetterci di restare impreparati di fronte ad un aggravarsi dei contagi – soprattutto dopo il rientro di migliaia di cittadini dal Nord – e dobbiamo essere messi in condizione di attrezzare i nuovi reparti e soprattutto di salvaguardare chi dovrà prendersi cura dei pazienti”.