Tra chi è tornato nella propria terra e chi ha continuato a investirci, la presentazione del progetto “Dalla spiga al pane” ha coinvolto la parte attiva di Bisignano. Ovvero quella di una comunità che – ogni tanto – alza la testa e scopre che tutto sommato in giro c’è qualcosa di buono e produttivo, cui prendere spunto. Così, l’iniziativa di Angelo Meringolo e Pietro Marano, supportata dall’Arsac, dall’unione regionale dei cuochi calabresi, dalla Coldiretti, dalla sempre attiva associazione “L’Olmo di Piano” e dall’I.C. Pucciano di Bisignano, e da altri partner territoriali, ha trovato una solida base anche per riproporsi in futuro e catalizzare l’attenzione.
Nella prima parte, la conferenza con il sold out di pubblico ha avuto diversi protagonisti come gli stessi autori del progetto, con interventi istituzionali del sindaco Francesco Fucile, degli agronomi e dei cuochi come Enzo Barbieri, nonché di quanti hanno investito con fiducia e passione in terra calabra.
Nel processo di panificazione, per quanto riguarda la componente locale, c’è una base di tutto rispetto. La lavorazione avviene con un lievito madre di 65 anni, un elemento fondamentale per ottenere un pane dal sapore autentico e con caratteristiche nutritive superiori. La cottura avviene poi in un forno a legna del 1959, che conferisce ai prodotti da forno un aroma unico e una crosta croccante, esaltando le tradizioni artigianali
A tutto ciò, si è aggiunta la V Edizione del Festival delle Culture Tradizionali, all’interno di “All’Antica”, svolto all’interno dello stesso Museo della Liuteria (che almeno in questo, dopo una ventina anni, comincia a servire a qualcosa…). La sempre coinvolgente esposizione delle chitarre battenti della Liuteria De Bonis, è stata unita alla possibilità di degustare il pane all’antica, realizzato con farine Tipo 1 e Tipo 2, nell’ottica di una produzione a km zero, ricalcando quanto facevano i panificatori di una volta.
Si parte dal campo e dalla spiga, nel pieno rispetto della biodiversità dei luoghi di coltivazione, piantando e coltivando con cura il grano della nostra terra, nell’ottica dell’autoproduzione, per poi molire a pietra i chicchi e panificare le farine utilizzando del semplice lievito madre.
Un esempio di come la base del passato possa essere utile per il presente e il futuro.
In fondo, non si persegue la bieca nostalgia di un tempo e nemmeno l’estremizzazione futura. Una giusta via di mezzo porta all’applauso corale per un evento che ha lasciato al pubblico il gusto (è il caso di dirlo) di rivederlo anche con nuove idee ma con la stessa passione mostrata.