E venne il giorno

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E venne finalmente il giorno che può cambiare i destini calcistici di due delle nazionali leader della storia del calcio: questa sera il Maracanà darà vita alla finalissima mondiale tra Germania e Argentina.

La guerra dei mondi potremmo definirla, per tutte le differenze che separano le due squadre: rappresentano due continenti diversi, due economie diverse e due diversi modi di vivere il calcio. Due le stelle assolute delle due squadre, anche esse diverse nel modo di stare in campo: da un lato Leo Messi alla partita della vita, quella che lo può finalmente issare sul livello di Maradona e Pelè; dall’altra parte Thomas Muller, il 13 con il nome più in voga in terra tedesca che potrebbe portarsi sul tetto del mondo grazie alla sua grande capacità di finalizzare ogni pallone che gli capita tra i piedi.

Sabella e Low guidano due nazionali completamente diverse nel modo di guidare la partita: da un lato l’Argentina che fa della sopravvivenza ad ogni costo il leit motiv delle sue gare, facendo sacrificare tutti i suoi nove giocatori in attesa che gli altri due, Messi e Di Maria (ancora in dubbio il madridista), si inventino qualcosa. Così è stato fino agli ottavi, mentre dai quarti in poi a causa dell’infortunio di Di Maria e del calo di forma di Messi sono cambiati gli eroi albicelesti, con Higuain a castigare il Belgio e Romero e Mascherano a bloccare la voglia di rivincita dell’Olanda.

I tedeschi invece hanno dominato tutte le gare di questo mondiale a parte le due brutte recite contro Ghana e Algeria. Giunti alla piena maturazione del ciclo Low (sia come collettivo e sia individualmente) che sino ad ora non aveva mai portato finali iridate, questa sera per i teutonici vale lo stesso discorso di Messi: ora o mai più.

Il pronostico pende a favore dei bianchi ma la capacità di sopravvivere alle difficoltà dell’Argentina pone Messi e compagni in condizione di tenere aperto il pronostico, aspettando proprio che sia la Pulce a infliggere il colpo del ko ai rivali di mille battaglie. I bianchi dalla loro potranno servirsi di giocatori abituati a giocare su questi livelli, grazie ai blocchi di Bayern e Borussia che sono abituati a giocarsi gare della vita. Rispetto all’ultimo Mondiale, i tedeschi hanno arricchito le loro già estese conoscenze grazie alle mosse tattiche che si sono sviluppate nelle ultime quattro stagioni di Bundesliga: la robustezza del Bayern di Heynckes, le verticalizzazioni di Klopp e il palleggio di Guardiola. Il risultato è una Germania che pressa più alta rispetto al Sud Africa, che gioca più corta e compatta con l’unica profondità data da Klose (anche questa stagione al risparmio in biancoceleste e super in Nazionale..), e la struttura della sua difesa è fatta per una linea alta, visto che i tedeschi sono bravissimi a recuperare il pallone quando viene lanciato dagli avversari dietro le loro spalle.

Diverso è lo schieramento dell’Argentina: la sua prima urgenza è il presidio dell’area, con una linea difensiva più bassa e protetta da Mascherano, Perez e Biglia. L’obiettivo dell’albiceleste è quello di resistere alle difficoltà aspettando la circostanza giusta per attivare Messi. Il 10 sicuramente andrà ad attaccare il lato debole della difesa tedesca, cioè Howedes, attirando dalle sue parti Schweinsteiger e Muller. Ad approfittare di questi tre uomini impegnati sulla Pulce dovranno essere Higuain, Lavezzi e il recuperato Di Maria se giocherà.

Il tempo delle parole e delle tattiche però è finito: il giorno è venuto e il Mondo è in palio.