Fotoreportage sullo stato di salute del Crati e dei suoi dintorni, città compresa

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Dici Crati e suoi affluenti, e dici discariche a cielo aperto e scempio eco-ambientale di tutto l’eco-sistema che ruota intorno alle sue, ormai, inquinatissime acque.
La Calabria, una regione talmente disastrata socialmente ed economicamente tale da far nascere un problema nel problema, spesso si dimentica dei suoi corsi d’acqua, addirittura di quelli più conosciuti come il Fiume Crati ed i suoi affluenti.

 

Scempi ambientali se ne vedono consumare tutti i giorni, tra deturpamenti di intere colline, discariche a iosa, ma quello che sta subendo il fiume Crati, il più importante della Calabria, i suoi affluenti e il territorio circostante, rasentano ogni paradosso ai tanti palliativi di mettere mano una volta per tutte ad una sana bonifica di tutto il percorso della striscia d’acqua e di territorio che tocca i comuni di Montalto Uffugo, Luzzi, Lattarico, Bisignano, Mongrassano, Santa Sofia d’Epiro, Tarsia.
L’inquinamento eco-ambientale dei corsi d’acqua e dei terreni limitrofi ad essi, dovuto alla mano dell’uomo, è cosa risaputa, ma quando si persiste nello scempio, allora o qualcosa non funziona, o chi dovrebbe controllare non controlla, o forse c’è qualcosa che non si riesce a capire, o si fa spesso e volentieri finta di non vedere.
Vedere lo scenario che c’è sulle sponde del fiume Crati, è stato come vedere un luogo, bello da lontano, ma malato da vicino, con un senso forte di rabbia mista ad impotenza, di qualche onesto cittadino che denuncia, non appena si accenna a mettere piede sulle fragili sponde del corso d’acqua, con argini inesistenti, ettari di terreno coltivati che vengono divorati dalle acque, letto del fiume deviato, violentato, acqua sporca e cumuli di rifiuti di ogni tipo e qualità nascosti negli anfratti e sul terreno demaniale.
Acque agitate, violentate, che chiedono rispetto, per l’utilità che potrebbero avere e che in parte oggi hanno, utilizzate dalle micro aziende agricole esistenti lungo il percorso del fiume e dai contadini della media Valle del Crati che vi annaffiano i campi coltivati a ortaggi, foraggi e altro, e che poi finiscono sulle tavole dei cittadini.
Una media valle del Crati, che da Montalto Uffugo a Tarsia è diventata la discarica a cielo aperto, dove è possibile scaricare di tutto, per cui tutta l’area che abbraccia i comuni di Montalto, Luzzi, Lattarico, Bisignano, Mongrassano, Santa Sofia d’Epiro e  Tarsia,  si trova in uno stato di totale abbandono e degrado, eccezione per la sola area faunistica protetta di Santa Sofia d’Epiro.

Non sono bastate le denunce fatte dalle associazioni ambientaliste, che i rifiuti, eternit, pneumatici, elettrodomestici, plastica, carcasse di auto e tanta merce ancora, e il deturpamento e il sistemico cambiamento del corso delle acque, determinato dall’uomo, non fanno altro che erodere il terreno, il letto e gli argini del Crati,  determinandone la sua lenta agonia.
Un’agonia che di giorno in giorno diventa più pesante con i rifiuti e le estrazioni di inerti, che rendono il demanio pubblico senza padrone e senza controllori, e questo avviene come spesso accade quando si cerca di provare ad entrare in un qualsiasi ufficio amministrativo statale per sbrigare anche una semplice pratica e vedrete che, se non si conosce questo o quel funzionario dovrete aspettare oppure ritornare l’indomani, perché qui, in Calabria, è molto sviluppata la teoria di andare a nome di……

I cittadini che ricadono territorialmente sulla striscia toccata dal Crati si chiedono da chi devono andare per scongiurare che il fiume muoia.
Ma l’ennesimo schiaffo alla natura ed ai corsi d’acqua ed alle zone paesaggistiche e naturalistiche, continua.

Nel torrente Mucone e nel Crati si potrebbe dire che esiste una “Amianto-Valley”, l’amianto o Eternit, come dir si voglia, è comunque una bestia nera per l’inquinamento dell’ambiente, e della salute dell’uomo.
Quintali e quintali di eternit, ricoprono il terreno demaniale che gravita tra i comuni di Luzzi e Bisignano, a ridosso del torrente Mucone e del fiume Crati, dove chi vuole può deturpare l’ambiente senza che nessuno prenda provvedimenti in merito.
Si sa che gli effetti dei filamenti dell’eternit, una volta volatilizzatisi nell’aria, senza che l’uomo possa accorgersene, vengono inalati da noi poveri ignari cittadini, con conseguenze disastrose per la salute.
I greti dei torrenti e dei fiumi, soprattutto in provincia di Cosenza sono pieni di lastre di eternit, buttate a iosa, da gente con pochi scrupoli, o da gente che per non pagare gli alti costi dello smaltimento, butta tutto sul terreno demaniale e scappa.

Alcuni cittadini non lamentano solo il fatto che ormai l’eternit o amianto sia di casa nella zona, ma sembra che, lamentano anche il fatto che, nel territorio circostante le due città, si sta compiendo un vero e proprio deturpamento del patrimonio naturalistico, soprattutto in zone dove pare che esista un vincolo archeologico come la zona di Mastro D’Alfio, con cave di estrazioni di inerti che stanno divorando ettari ed ettari di terreno con ulivi secolari, che sono destinati a scomparire e a diventare legna da ardere, e che stanno cambiando il volto del paesaggio.

Ma c’è anche chi lamenta, l’assenza delle associazioni ambientalistiche, che sembrano svanite nel nulla, quando ci si deve occupare di problemi seri come quello dell’amianto o eternit.

Intanto sui greti dei fiumi e dei torrenti, su terreno demaniale in ogni angolo, in ogni anfratto o buca, quintali e quintali di eternit, e di altri materiali sconosciuti, sembra che, addirittura si dice che alcuni probabilmente siano stati interrati e coperti con uno strato di terreno, giacciono in attesa che gli agenti atmosferici compiano la loro azione determinandone, lo sgretolamento, lo sfilacciamento e la volatilizzazione nell’atmosfera, per depositarsi anche sui prodotti agricoli che vengono coltivati nella zona, prettamente vocata all’agricoltura.

In altre Regioni d’Italia aree di tale valenza vengono custodite e valorizzate affinché diventino meta di appassionati e di turismo naturalistico, diventando così delle fonti di occupazione e reddito. In Calabria, in provincia di Cosenza, nella striscia maledetta, che comprende il fiume Crati , il torrente Mucone e i suoi affluenti,  tutto ciò non avviene a discapito dell’ambiente e dei cittadini.

 Tonino