Il pubblico che oggi segue la tv e in particolare le sit-com, quello fatto dagli adolescenti di oggi che ripetono di continuo “Bazinga” ed altri tormentoni, erano appena dei bambini quando dieci anni fa finiva una delle serie tv che ha segnato la storia di questo media. Stiamo parlando ovviamente di Friends, la serie che ha scandito i ’90, prima che gli “Amici” diventassero quelli di Maria De Filippi.
Era una tv del tutto diversa, dove il fantasy non era Il trono di spade ma Xena e Streghe, i medici erano quelli di E.R. e non il Dottor House, gli adolescenti guardavano Beverly Hills 90210 invece di Glee, dominava Ally McBeal ed era nella sua “fase di riflessione” Doctor Who.
In quel periodo lì la NBC tira fuori una sit-com molto semplice ma che fa subito presa sul pubblico. Gli ingredienti della classica sit-com ci sono tutti: il divano, i personaggi specificamente caratterizzati, le risate in sottofondo, le inquadrature statiche. Il titolo è semplicissimo: F•R•I•E•N•D•S. Anche i personaggi sembrano quelli tradizionali: c’è il protagonista simil-nerd (Ross, paleontologo), la ragazza un po’ stupida di cui è innamorato da una vita (Rachel, cameriera), il personaggio scemo che fa ridere ma che rimorchia di continuo (Joey, aspirante attore), l’uomo in carriera che sputa umorismo intriso di cinismo (Chandler, analista contabile), una ragazza completamente fuori dagli schemi abituali (Phoebe, massaggiatrice) e un’altra che invece ha una vita precisamente inquadrata ed è pure maniaca dell’ordine (Monica, cuoca).
Insomma, sembra un altro prodotto come tanti altri. Invece no, perché con Friends comincia quel meccanismo che How I met your mother (considerato non a caso come il suo “erede”) accentuerà e renderà evidente: raccontare una storia, quindi se ci sono dei momenti in cui non si ride (ma anzi si può piangere – ed è un grosso rischio per una sit-com) va bene lo stesso, anzi è meglio. Certo, non si arriva a punte di drammaticità elevate come vedremo poi in HIMYM, ma in alcune puntate si ride di meno ma ci si emoziona davvero tanto (pensate alle puntate delle prime stagioni che raccontano il tira e molla di Ross e Rachel, ad esempio). Si instaura quindi da subito un meccanismo di riconoscimento del pubblico all’interno dei personaggi e delle loro storie, un fattore vincente.
La serie ha creato dei paradigmi a cui chi è venuto dopo si è ispirato o ha dovuto allinearsi. Ne citiamo solo alcuni, altrimenti questo articolo durerebbe all’infinito.
- Una coppia all’interno del gruppo di amici gioca un continuo tira e molla sentimentale (Ross e Rachel, meccanismo ripreso poi in Scrubs, HIMYM, Big Bang Theory…);
- Il gruppo si ritrova a passare il tempo seduti in un locale a bere (nella caffetteria Central Perk dove Rachel lavora, cosa che vedremo pure col MacLaren’s di HIMYM, la tavola calda di Le regole dell’amore, il Williamsburg Diner di 2 Broke Girls…);
- All’interno del gruppo c’è un personaggio che è un donnaiolo incallito (Joey, ma poi sarà Barney Stinson o Russell Dunbar de Le regole dell’amore) e qualcuno di cui non si conosce la professione (Chandler, che per sapere che faceva l’analista è necessario che lo perda quel lavoro; e anche questo espediente narrativo lo vediamo riproposto ancora una volta in Barney Stinson e Russell Dunbar, oltre che, in misura minore, con Schmidt di New Girl. In Scrubs invece quello che non si conosce è il nome, quello dell’inserviente);
- Un cast di personaggi fisso che non subisce variazioni (di nuovo HIMYM, ma anche Scrubs, Big Bang Theory, 2 Broke Girls e, in maniera un po’ più complessa, anche New Girl);
- Una lunga serie di tormentoni entrati nel linguaggio comune, uno su tutti il “How you doin’?” con cui Joey rimorchiava le ragazze (come non citare ancora una volta Barney Stinson con i suoi “True story” e “Challenge Accepted”?)
Vedete bene che Friends ha letteralmente fatto la storia della tv. È stata una delle prime serie a diventare un fenomeno di costume (assieme al coevo E.R.), con le ragazze che copiavano le acconciature di Rachel e i ragazzi che seguivano lo stile di Joey; un successo planetario che si è portato avanti per dieci stagioni.
Pertanto, se qualcuno di quei ragazzi che citavamo all’inizio non ha visto Friends, lo incoraggiamo a recuperare questo pezzo di storia, perché a venti dal suo inizio, a dieci anni dalla sua fine, Friends rivive in molte serie che oggi guardiamo, ma soprattutto ci fa ancora ridere e divertire perché è eterno.
Mario Iaquinta