Il Gruppo Hera ed il business dello smaltimento dei rifiuti. Interrogazione di Molinari (AL): “Le società che si riconducono al Gruppo Hera sono da tempo coinvolte in vicende poco chiare ed in controlli amministrativi. Attendiamo chiarezza dal Governo…”
ROMA – Troppi silenzi sul gruppo Hera, una delle principali società multiutility italiane fornitrice di servizi energetici, idrici e ambientali in 180 comuni di numerose regioni italiane. Non è un mistero – diverse sono le fonti giornalistiche al riguardo – che la sua dirigenza trovi linfa in risorse umane di retta provenienza dell’attuale partito di Governo. Nel corso di questi ultimi tre anni il gruppo Hera è stato più volte al centro di controlli ed indagini.
Nel 2014 la società, al termine di una lunga istruttoria, è stata sanzionata dall’Autorità Garante della Concorrenza con una ammenda di quasi 1,9 milioni di euro per abuso di posizione dominante nei mercati collegati alla raccolta differenziata di carta in diversi comuni dell’Emilia Romagna. Secondo la ricostruzione dell’Antitrust, Hera e Hera Ambiente – che opera nei settori che vanno dallo stoccaggio, al trattamento dei rifiuti, fino alla vendita del macero alle cartiere – hanno abusato della loro posizione dominante “impedendo l’accesso ai rifiuti cellulosici da raccolta differenziata urbana congiunta ai concorrenti della propria controllata Akron, operante nella produzione e vendita del macero destinato alle cartiere” che avrebbe, peraltro, provocato l’aumento della TARSU/TIA a carico dei cittadini.
Lo scorso 26 settembre, poi, si è avuta notizia di un coinvolgimento della Akron SpA nelle indagini su un’operazione contro il traffico illecito dei rifiuti in Veneto e in Emilia Romagna che ha portato, tra le altre cose, pure alla perquisizione della sua sede da parte degli uomini del corpo forestale. Il tutto preceduto da un’inquietante vicenda sulla quale si è saputo che, in fine anno, la Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta in base alla denuncia presentata dal titolare della società Cogefer, Corrado Sallustro. Quest’ultimo ha, infatti, clamorosamente denunciato la presenza di scorie tossiche in un lotto di terreno edificabile di proprietà della Hera, al centro di trattative economiche .
Risultano, poi, diverse le interessenze tra il sistema – privato ma senza fini di lucro – Consorzio Nazionale Imballaggi-CONAI (che si basa sull’attività di sei consorzi rappresentativi dei contenitori ed imballaggi in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro) e il Gruppo HERA.
Ancora più sensazione ha destato, nel marzo 2013, il contratto stipulato dal Gruppo Hera con la conglomerata cinese Hi Firm, finalizzato alla progettazione e costruzione in terra cinese di impianti dedicati allo smaltimento e termovalorizzazione di rifiuti industriali e rifiuti solidi urbani, impianti progettati con tecnologia italiana e realizzati a costi decisamente inferiori rispetto agli standard europei. Una stipula importante anche per il nostro Paese, se la si è voluta far formalmente assistere anche dalla presenza del nostro console.
E’ comunque strano che il “dinamismo” di Hera – in alcuni casi di difficile decifrabilità – non abbia indotto il Governo alle dovute rassicurazioni sui suoi compiti di sorveglianza. È per questo che, unitamente ad altri colleghi, ho presentato un’interrogazione – la n. 4-03569 – a risposta scritta, chiedendo ufficialmente al Governo di chiarire aspetti riguardanti i suoi compiti istituzionali di vigilanza su una materia e su soggetti che riguardano direttamente la gestione della cosa pubblica.
Troppo spesso i costi del business della gestione dei rifiuti vengono scaricati con inaudita leggerezza sulle ormai magre risorse dei cittadini, sempre più impoveriti da una recessione che si è voluta scaricare su di loro: è troppo comodo far fare profitti ai privati disinteressandosi del momento pubblico del finanziamento dei servizi da loro resi. Ed è anche sospetto quando si dice che questi privati siano “amici” del maggiore partito di governo.
E’ troppo chieder conto ?
Avv. Francesco Molinari
cittadino eletto al Senato