Il campo di Ferramonti di Tarsia

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Gaetano Marrari, Comandante del campo

Il campo di concentramento di Ferramonti, nel comune di Tarsia in provincia di Cosenza, è stato il principale (in termini di consistenza numerica) tra i numerosi luoghi d’internamento per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi aperti dal regime fascista all’indomani dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale.

L’inizio dell’attività del campo di Ferramonti cominciò il 20 giugno 1940 quando vi giunse un primo piccolo gruppo di 160 ebrei provenienti da Roma. Nel 1943, al momento della sua liberazione, nel campo si trovavano 1604 internati ebrei e 412 non ebrei. Il campo era costituito da 92 capannoni situati in un perimetro di circa 160.000 mq nei pressi del fiume Crati. Vi erano capannoni di 335 mq, con due camerate da 30 posti, e capannoni da 268 mq, che accoglievano otto nuclei familiari di cinque persone o dodici nuclei familiari da tre persone.

A Ferramonti i prigionieri venivano raccolti e internati, ma non uccisi o deportati. All’interno del campo la vita non era facile, ma rimaneva comunque ben lontana da quella cui erano costretti gli ebrei imprigionati nei campi di concentramento tedeschi, Ferramonti era sì un luogo di prigionia, ma non di violenza né di coercizione, dove si riusciva sopravvivere in relativa sicurezza e salute e senza la preoccupazione di essere deportati.

Questo è potuto accadere soprattutto grazie al comandante del campo: Paolo Salvatore, la cui storia è stata raccolta da Gariwo, il quale non affermò mai le rigide regole imposte dal regime, riuscendo a mantenere dignitose le condizioni generali del campo e dei prigionieri. La vita nel campo scorreva quasi “normalmente”: bambini e ragazzi andavano a scuola (dall’asilo alle superiori) fu istituita una scuola talmudica, gli internati si autogestivano nelle attività, si lavorava e si faceva vita sociale, persino teatro.

La religione era praticata nelle tre sinagoghe presenti. Nel campo era garantita anche l’assistenza sanitaria, molto importante considerate le condizioni malariche della zona di Ferramonti, grazie all’elevato numero di medici tra gli internati, e si arrivò ad avviare un ambulatorio e un primo soccorso, attivo giorno e notte.

La cronologia del campo

Dal punto di vista cronologico degli eventi della seconda guerra mondiale, il campo di Ferramonti ha già un suo peculiare primato: fu in assoluto il primo campo di concentramento per ebrei ad essere liberato e anche l’ultimo ad essere formalmente chiuso.

Il 14 settembre 1943, quindi a brevissima distanza di tempo dall’armistizio, il campo fu liberato dall’avanzata alleata, venendo raggiunto dalle avanguardie britanniche e riuscendo pochi giorni prima a convincere una colonna nazista della divisione corazzata Hermann Goering a non entrare nel campo stesso inscenando una falsa epidemia di tifo.

Molti degli internati si erano comunque sparpagliati per maggior sicurezza nei villaggi circostanti, trovando riparo ed accoglienza tra la popolazione di Tarsia, alla quale va riconosciuto il coraggio e la grande solidarietà avendo provveduto in alcuni casi ad ospitare ed a volte nascondere i prigionieri in fuga.

Per questi motivi l’attuale amministrazione sta lavorando affinché al Comune di Tarsia venga riconosciuta la medaglia d’oro al valore civile; d’altronde il motto del Comune è proprio “Tarsia terra di pace e solidarietà”, solidarietà che oggi più che mai Tarsia vuole manifestare con un altro grande ed importante progetto: il cimitero dei migranti, un vero e proprio sacrario dedicato a tutte le vittime dei naufragi.

Cosa accadde in seguito

Dagli anni sessanta in poi, complice l’incuria delle autorità locali, l’intero campo è stato prima utilizzato per attività agricole e poi progressivamente smantellato. Ad oggi rimane aperta e visitabile tutta la zona dove si trovavano le abitazioni dei responsabili del campo (quelle del direttore e del personale addetto alla sorveglianza) e altre strutture tecniche.

All’interno di questi edifici, l’Amministrazione Comunale di Tarsia ha allestito numerose mostre fotografiche grazie all’aiuto dei superstiti ancora in vita e dei loro discendenti, i quali puntualmente si recano a Ferramonti per portare la loro viva testimonianza alle numerose scolaresche che giungono da tutto il Sud Italia per conoscere la storia del campo e per partecipare alle numerose iniziative che l’attuale amministrazione sta organizzando, per ultimo il Concerto di musica classica a cura del Conservatorio Musicale di Milano; affinché la storia di Ferramonti possa uscire da quell’ombra nella quale per troppo tempo è stata rilegata.

Gli internati celebri del campo di Ferramonti

Tra gli internati famosi ricordiamo: Allan Herskovic, considerato uno dei più grandi campioni mondiali di tennis da tavolo; Michel Fingesten, è considerato da
tutti i critici d’arte il più grande artista degli ex-libris della storia ed il più rilevante incisore del 1900.

Evangelos Averoff-Tossizza, nel dopo guerra fu un importante uomo politico greco e ricoprì per molti anni la carica di ministro della difesa. Oscar Klein, considerato fra i più importanti trombettisti jazz del mondo; Richard Dattner, fra i più rilevanti e famosi architetti americani;David Mel, medico jugoslavo, fu più volte candidato al premio Nobel della medicina per la scoperta del vaccino per la dissenteria; Moris Ergas, ebreo greco, fu uno dei più importanti produttori cinematografici degli anni 60.

Marco Cetraro, Assessore Comune di Tarsia