Il disinnesco della bomba

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Che sia ben chiaro, la mia totale disistima verso il mondo politico bruzio degli ultimi venti, trent’anni non mi impedisce di considerare Sua Umiltà Umile Bisignano e  l’amministrazione in carica né come la migliore, né come la peggiore che il comune di Bisignano abbia mai avuto. Senza infamia e senza lode perfettamente in riga, in linea con il passato e con tutto il paesaggio-presagio brullo ancorché grullo di qua e di là della decenza. Detto questo, dico altrettanto nettamente che non mi augurerei per niente al mondo che al suo posto si avvicendasse qualcuno dei 7 samurai dell’opposizione o per uguale disgrazia un qualsivoglia redivivo e/o scongelato amministratore del passato più o meno recente. Hic et nunc continuo col dire che è sì tardi, ma non è ancora del tutto concluso il tempo per quest’amministrazione di dimostrare di che pasta (tempra?) è fatta, e se ai proclami finalmente seguiranno, con eguale segno e direzione, le azioni. Fino ad ora abbiamo assistito al solito spettacolo del già visto…

Dilapidati i consensi, si tratta di ricostituire un rapporto di fiducia con la cittadinanza. Si tratta di tirar fuori tutti gli attributi dal vocabolario del possibile e dell’impossibile. È il tempo dell’amministrare. Bisignano ha bisogno di un miracolo e questa è l’occasione: l’ultima probabilmente. I problemi e le incombenze non mancano e gli alibi non sono più il rimedio. Se la vittoria di Scopelliti è stata salutata come “la novità”, che si dia finalmente concretezza a questa novità. Ora che il centrodestra ha preso le redini della regione e della ragione, non mancano di certo sponsor e sponsali, che si dia dunque uno stop all’inerzia e bando ad ogni inezia. Non c’è più tempo.
Non è più il tempo dell’attesa, ammesso che ci sia stato mai un tempo in cui ciò fosse stato ammissibile. Niente indugi e sotterfugi e su le maniche! Il territorio urge risposte. Non esiste solo il convento da sanare purtroppo, e le conventicole lasciamole al tempo che fu. I vari comitati cittadini organizzati sul territorio (questione depuratore, questione cabina Monachelle, questione frane di Fria e zone limitrofe) non sono una minaccia, ma una risorsa. Di questo pungolo non bisogna farne strame. Che il nostro territorio (e quando dico nostro non mi limito alla registrazione di una situazione contingente e accidentale e per niente campanilistica di indigeno) sia disastrato non è una novità, ma una realtà angosciante con cui gran parte di noi fanno i conti, …e non è facile! Che la viabilità sia diventata oramai un colabrodo, sotto gli occhi consapevoli di tutti noi, a discapito di ammortizzatori e nervi, non è solo il frutto amaro/ avvelenato delle intemperie degli scorsi mesi, e di ciò credo non possa dubitarne alcuno. Quando le strade sono interrotte e inaccessibili e quindi il transito è negato la faccenda si fa alquanto più delicata. Quale autorità si assume la responsabilità, se in caso di necessità (incendi, piuttosto che malati da trasportare in ospedale, ecc. ecc.) il ritardo, per le gimcane che si è costretti ad esperire, dovesse provocare l’irreparabile? Chi? Ditemelo voi.
L’unica cosa certa, almeno per il momento, è che fra qualche mese sarà di nuova pioggia. E prima di quando si creda. Piogge insistenti, senza requie. È il ciclo naturale delle stagioni piuttosto che la tropicalizzazione del clima. E lungo i fossi acqua di scolo. E lungo le colline rivoli e rivoli. E per le strade aquaplaning e mulinelli senza fondo. Risucchi. E senza nessun serio intervento, dal convogliamento delle acque piovane, ad una vera messa in sicurezza delle zone interessate da frane e  quant’altro, e di tutte quelle operazioni da predisporre in questi casi, cosa credete che possa non succedere ancora? Volete, voi amministratori lungimiranti, sfidare la sorte? E poi c’è la questione delle famiglie sfrattate, insomma i chiri “faccituosti” (così appellati da qualche amministratore improvvido) che proprio non se ne sono voluti andare dalla loro terra. Cosa vogliamo fare? Lasciarli nelle loro belle dimore su quattro ruote, con la presunzione di conservare appieno la coscienza a posto? Si vuole forse adottare il modello del“L’Aquila” tanto caro ai vostri Berlusconi & Bertolaso?

Certo che ci sono le responsabilità diffuse e capillari sullo sfasciume creatosi in certe zone del nostro territorio ed io ne ho già parlato diffusamente, ma ora si tratta di correre ai ripari prima dell’irreparabile. La carozzabile di Fria, ad esempio. La strada tutte buche con l’asfalto intorno, che si era iniziato ad accomodare prima del verificarsi delle frane, che fine farà? Quanti sanno che basti che il tempo impazzi un po’ più del solito, perché essa si trasformi in un’allegra jumarella che si porta via acqua e detriti a strat’appinnini? Quanti sanno, che in certi tratti, mancano cunette e muri e le case sono per lo più attigue alla stessa strada? Quanti sanno che normalmente è una strada alquanto trafficata, ora interrotta in più punti? Che vogliamo fare? Aspettare il responso delle stelle?

Alcuni, dopo gli esiti del voto regionale, hanno accusato il centrodestra di aver voltato le spalle al forzista Gentile. Ebbene, il signore in questione è stato comunque eletto, con meno voti del solito a Bisignano, risultando tuttavia il primo eletto a livello regionale. Con lui altri signori hanno ricevuto la loro messe di voti e siederanno o continueranno a sedere nell’assise regionale. Ebbene, Bisignano per decenni ha foraggiato “onorevoli” e/o presunti tali a destra e manca, senza che ne sia venuto niente in cambio. Dopo il tempo della semina è giunto finalmente il tempo della raccolta. Con la minaccia sul collo del federalismo più o meno fiscale e il morso alle caviglie di una crisi economica che pare mai finire che ne sarà di Bisignano e della Calabria tutta? Quale sarà il futuro della nostra terra? Quale il destino dei figli di questo territorio? Se il territorio è davvero una risorsa occorre darsi da fare ora, prima che sia troppo tardi.

28 dicembre 2009 – Presentazione e performance de “‘a Calabria è morta” di Ernesto Orrico @ CSOA Cartella, Reggio Calabria (video di Aldo Valenti)