Il libro “Cos’è in fondo la vita” vince il concorso “Scarpette Rosa”. L’introduzione di Umile Bentivedo

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La scrittrice brindisina Anna Maria Villani ha vinto il concorso “Scarpetta Rosa” con la silloge “Cos’è in fondo la vita” edito da Apollo Edizioni di Bisignano. L’autrice di fiabe, favole e filastrocche, ha conseguito premi e attestati partecipando a vari concorsi letterari nazionali ed internazionali, tra i quali il “Premio S. Paolo – Vivi la tua terra” ed è presente in diverse antologie a tiratura nazionale

Di seguito, l’introduzione al suo libro fatta dal Poeta bisignanese Umile Bentivedo, Assistente sociale iscritto all’ordine Professionale Sez. A Calabria.

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Annamaria Villani
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Umile Bentivedo

Premetto che non effettuerò alcuna dissertazione (analisi) delle poesie di Annamaria Villani, autrice con tante pubblicazioni e riconoscimenti alle spalle, lascio tale professione alla critica ufficiale. Mi sosterrò ai fianchi delle rime, vagherò nelle vicinanze. Sono anch’io convinto che la “poesia non si spiega, si legge!”.
Cos’è in fondo la vita,un titolo, un assioma che racchiude o apre la quotidianità, un accumulo di realtà, sogno e dormiveglia, dei propositi, un inevitabile risoluto proprio, che è la scoperta stabilita e in un certo senso accanita della arte poetica: una verità che, da tappa a tappa, perfino tenue si ricrea nella rivoluzione della conversazione che si chiude e si apre.
La poesia di Annamaria Villani è vita quotidiana di questo inevitabile mondo e in essa si va in versi dallo spontaneismo, dal credo schietto e naturale. La poesia è nella sensazione della comparazione assorta, della memoria concludendo in cui tutto è flesso ad altro da quello che vi è appuntato, nella profondità di una analisi, della veridicità che è il nostro cenno consapevole di facciata, all’opportunità della esistenza e alla sua circostanza fortuita e condizione.
Non ho mai conosciuto personalmente l’autrice, ma ora ho conosciuto le sue poesie e ho il sentore di conoscerla da sempre attraverso i suoi versi, nostra comune passione lo scrivere. Asserisco quindi con una partigianeria che potrà anche mostrarsi indecente, quasi scocciante; ma io non produco analisi colta per dovere, né mi smarrisco in infruttiferi intellettualismi colti.
Imbattersi nel componimento in versi della Villani è affermare che l’idea di poesia si è come creata, concretizzata nel vincolo filantropico che conduce all’essere innamorato della amabilità. La fetta dei versi, va a enunciare la poesia scritta che è composta solo da espressioni che azzardano di ridare attualità all’evento, è l’esperienza dell’esistenza, è attaccarsi alla necessità di un tempo.
Se non si è un personaggio conosciuto, scrivere la presentazione di un’opera che la renda appetibile al pubblico, diventa una ricerca delle motivazioni della poesia anche perché la Villani ci porta in un percorso quotidiano che penetra, devasta cose come estate, vita, conoscersi, amare…

La vita, la vita
cos’è in fondo la vita
se non un conoscersi appena

non nascondo che qualche dubbio l’ho avuto…

Cos’è in fondo la vita?
Estate
Non è tempo di poesia

ho trovato queste poesie singolari.
Annamaria Villani è riuscita con passione a spiegarci come l’amore per ciò che si scrive è il desiderio profondo di condividere tale amore con tante persone,

Quanto Tempo è amore?

La scrittura di Annamaria Villani è calmante, con amore, con quel granello di chiarezza, ma che rimane energica. Tuttavia, non sono incartati i versi, la poesia va letta, quelle consuete giornate quotidiane che erigono l’esistenza delle genti cittadine.
La poesia, essendo meno seguita, in una presentazione, poi scritta, senza conoscere la vita, la persona, ma ti soffermi su di esse, prima una lettura fugace, rileggi, ti soffermi, sottolinei, qualcosa ti manca, quel filo dell’autore dove tu vorresti incunearti nelle rime, penetrare nei versi, ma ti perdi quanto leggi la sua biografia (pag. 61), ed ecco che ogni poesia è una storia!