Le elezioni provinciali sono alle porte e per il Partito Democratico il problema sembra essere quello di scaricare le colpe su chi ha dato la possibilità a Marco Ambrogio di partecipare alla competizione provinciale. Il segretario provinciale del Pd cosentino accusa apertamente l’esponente del gruppo Democratici e Progressisti Giudiceandrea di aver adottato una scelta contraria a quella assunta dal partito, per aver presentato, per il tramite del suo uomo di fiducia, Rosario Perri, una lista difforme da quella concordata che prevedeva al posto di Ambrogio, il consigliere comunale di Cleto Fedele Montuoro.
Come si legge nel comunicato del PD cosentino: “Il blitz per sostituire il nome è avvenuto non attraverso una decisione condivisa e in maniera trasparente assunta in sede politica. È stato un vero e proprio colpo di mano, assecondato dal presentatore della lista, nonché collaboratore di Giudiceandrea. Anche le pietre sanno che sulla candidatura di Marco Ambrogio era stata fatta una valutazione negativa nella Direzione provinciale del Pd per le sue posizioni di aperto sostegno a Mario Occhiuto, motivo per cui la commissione ne aveva deciso a maggioranza l’esclusione”.
La replica di Perri
“In merito ai deliri e alle falsità riportate sul comunicato stampa del Pd provinciale, pur rammaricato nel constatare che la politica con tutti i problemi che ha il nostro territorio si presta a queste stupidaggini, posso dire di essermi comportato onestamente come ho sempre fatto nella mia vita umana e politica, portando profondo rispetto per il ruolo che mi è stato affidato e verso il presidente della Provincia Francesco Iacucci che ci ha ospitati durante le operazioni che hanno portato alla composizione della lista. Tutti i protagonisti di questa vicenda e le persone che mi hanno visto lavorare in questi giorni, potranno confermare che il mio comportamento è stato trasparente sotto ogni punto di vista. Tutti tranne quelli da cui è partito il vergognoso attacco. Ma le loro ingiurie e il loro fango sono per me medaglie al valore. Rimando, quindi, al mittente tutte le accuse ridicole e scandalose”.