Vogliono tutto per far capire che sono i padroni di tutti. Vivono come i serpenti sotto i sassi ma sono pronti a colpire con il loro veleno assassino e soprattutto nei confronti di chi non offre loro la copertura dell’omertà. Una parte della gente li riverisce mentre un’altra fetta di persone preferisce chiudere gli occhi e farsi i fatti propri. Chi invece avanza contro tale sistema viene lasciato al suo destino. Sono infiltrati ovunque nella struttura dello Stato, negli organismi di controllo e persino nelle nostre famiglie. In realtà più che di un sistema si potrebbe parlare di una vera e propria impresa del malaffare. Un’organizzazione imprenditoriale per la produzione e lo scambio di beni, e per il reinvestimento degli utili conseguiti, all’interno della quale agisce un esercito di operai (sudditi) addetti al funzionamento della stessa. I settori che rispondono meglio a quest’ultima forma di attività sono: gli appalti pubblici (lavori e servizi), l’agro-alimentare, l’abbigliamento, la grande distribuzione, la ristorazione, il turismo alberghiero, lo smaltimento dei rifiuti, le energie alternative ma anche le feste, gli spettacoli e i grandi eventi pubblici. Tale impresa al contrario di quello che si possa pensare ha normalmente un soggetto lecito e cioè si occupa di svolgere attività apparentemente in piena regola. Quello che trasforma tutto in un illecito è appunto ciò che regge l’intera struttura organizzativa ovvero l’occuparsi di riciclare i proventi di attività illecite e trasformarli in denaro pulito, oppure semplicemente puntare sulla gestione di capitali e di risorse economiche altrimenti non assorbibili. Ciò che apparentemente è in regola finisce puntualmente per entrare nell’orbita di un sistema di interessi, soci, e capitali illegali. In tale contesto ha origine l’intero meccanismo, in cui i padroni comandano sui loro sudditi, quest’ultimi costretti ha orientare il proprio agire in maniera statica in quanto fortemente vincolati dalla frusta del potere. Si crea così un circolo vizioso dal quale è molto difficile uscire, denominato vincolo associativo, in cui i capi bastoni si avvalgono della forza d’intimidazione, della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, costituendo lo stato di assedio di un’intera Comunità.
02/07/2013 Alberto De Luca