“La collina del vento” parla di Bisignano

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«La verità è che i luoghi esigono fedeltà assoluta come degli amanti gelosi: se li abbandoni, prima o poi si fanno vivi per ricattarti con la storia segreta che ti lega a loro; se li tradisci, la liberano nel vento, sicuri che ti raggiungerà ovunque, anche in capo al mondo». A tutti noi, oltre ai luoghi, arrivano le parole e il messaggio di Carmine Abate, scrittore arbëresh nato a Carfizzi in provincia di Crotone, che ha intitolato il suo romanzo (vincitore del premio Campiello 2012) proprio con il nome di un luogo: La collina del vento. Uno scenario (Rossarco) che è come un personaggio con il corpo ripetutamente ferito, difeso però da una famiglia calabrese che da generazioni combatte per restare al proprio posto senza mai piegarsi ai soprusi dei latifondisti, del fascismo e della mafia. Questa famiglia – scrive l’autore Carmine Abate – riesce a sopportare tutto, a non essere spazzata dal vento impetuoso della storia proprio perché unita, proprio perché è presente il dialogo tra le generazioni. Ogni luogo, dunque, ha un’anima. Anche «la collina dalla forma allungata e sinuosa di una barca capovolta davanti al mare» che apre la storia raccontata dal nostro conterraneo, una prosa che riesce ad evidenziare aspetti sconosciuti o che forse tante volte vogliamo solo dimenticare. Il libro racchiude una miriade di immagini che raccontano vite differenti di uomini e ragazzi di tutti i giorni, attori di scene suggestive e caratteristiche. Si passa, infatti, da un semplice ragazzo reduce dalla Grande Guerra che cerca di conquistare con la sua voce stonata una ragazza (le tipiche serenate calabresi) a personaggi illustri come l’archeologo Paolo Orsi che viene arrestato per motivi bellici, ed infine nel centro del romanzo l’attenzione si concentra sul grande maestro liutaio Vincenzo De Bonis citato per una sua splendida chitarra battente, ordinata da un personaggio del libro. Un evento probabilmente realistico visto i numerosi artisti di fama mondiale che si fecero costruire strumenti dal nobile artigiano (Branduardi, Bennato, …). Un artista come pochi che in un’intervista disse umilmente che era amico di chiunque avesse incontrato. Proprio come il forte legame, il grande rapporto simbiotico tra la collina e gli Arcuri che impregna le pagine del romanzo. Le quali si arricchiscono della seducente scrittura di Abate, in cui l’impasto tra poesia delle descrizioni e dialetto locale, non solo nei dialoghi, contribuisce a restituire nella sua verità più profonda il mondo raccontato, fino al punto da diventare essa stessa, la collina del vento, personaggio vitale, protagonista assoluta che ci lascia una storia, un insegnamento pieno di vita abbracciata all’amore.

Carlo Falco