Evitiamo – ma fino a un certo punto – le perle di “Sogno d’amore”, la memorabile fiction resa celebre dalla Gialappa’s. Evitiamo anche la mitizzazione dei personaggi, i sentimenti, le emozioni, bla bla bla.
Qua analizziamo la soap opera, fiction, sceneggiato, melodramma italiano, almeno per quelle produzioni che mai hanno avuto tale tipo di analisi.
Partiamo da alcuni punti comuni e forse generali. Non avremo mai una soap che possa sbancare in America. Mi chiedete il perché? Alcuni attori hanno recitato, praticamente, in tutte le fiction. Per bravura? No, per fare i tappabuchi, qualche volta per guadagnare la giornata, pagare le bollette, ecc… I più grandi attori italiani sono partiti sì dalla fiction, ma poi non sono rimasti certo qua, puntando direttamente l’America.
Grande peculiarità della soap italiana è di non avere nessun tipo d’archivio mentale e storico. I personaggi possono avere incongruenze mostruose da una serie all’altra (Scordatevi l’archivio di “Lost”: dalla terza serie in poi, se mai ci arriva, una soap italiana sbanda), e soprattutto girano sempre le stesse comparse!!!!
Questo fenomeno ve lo spieghiamo fiction dopo fiction, ed è solo un elenco parziale, in base anche alla visione televisiva dello scrivente.
DISTRETTO DI POLIZIA: Arrivata al record italiano, mostrò un pazzesco caso di doppione con Sara D’Amario, pubblicizzata come comparsa forse per tre settimane nel ruolo di genitore preoccupato, passata nella serie successiva a essere una delle protagoniste, con tutt’altro ruolo. Qualche altro doppione, gli appassionati, lo troveranno. Ps: ma possibile che al X Tuscolano, o nei luoghi de “La Squadra” e a Gubbio/Spoleto, sede di “Don Matteo”, ci siano più omicidi che abitanti?
VIVERE: La soap sul lago di Como. Uno dei protagonisti divenne una sorta di panchina dell’Inter: Andrea Gherardi venne impersonato da Lorenzo Ciompi, poi da Edoardo Sylos Labini (sì sì, il nipote di Berlusconi) e ancora da Ciompi. Il sequestro di Gherardi senior fu ripreso, con molta probabilità, da quello reale di qualche tempo prima, quando il sequestrato diede l’indizio sui cruciverba dimostrando un altro teorema: la soap e la fiction, spesso, prendono troppo spunto dalla realtà.
CENTROVETRINE: Dà a tutti gli ex di “Vivere” un’opportunità. Il che è anche una bella cosa, anche se nel rapporto verità/finzione è la soap meno probabile nella trasposizione alla realtà. Doppione: Carlotta Lo Greco, che faceva l’amica della figlia di un commissario, e in seguito un altro ruolo.
UN POSTO AL SOLE: Vista soprattutto nel triveneto, è memorabile per esser stata analizzata in una puntata de “Il Testimone” di Pif. Quasi 20 anni di messa in onda, si sdoppiò addirittura in estate. Alterna grandi cose ad altre non troppo memorabili.
UN MEDICO IN FAMIGLIA: Qua urge una riflessione seria. La scrittura di una fiction (parla un profano) è roba seria, c’è gente preparata e tutto quanto…però come può la famiglia Martini cambiare ogni stagione cucina e due macchine? Ho capito la promozione di prodotti pubblicitari (in alcuni casi scandalosa, come nel decantare le doti di un rasoio, o la discesa del latte nei corn flakes al cioccolato) ma a tutto c’è un limite.
Grandi doppioni: Flavio Parenti, protagonista della nona stagione come Lorenzo Martini, impersonò Boris lo sbandato, mentre Emanuela Grimalda (ex di Stefano Accorsi) prima era una spasimante del becchino (mi pare) e poi la suocera veneta. Soprattutto, in quella casa tutti entrano dal dietrocucina, cosa che, in una casa normale, porterebbe almeno qualche bestemmione.
RIS: Tante serialità, qualche doppione: Francesca Beggio come doppia comparsa e Marco Rossetti, prima come bullo e poi come uno della squadra.
INCANTESIMO: E qua, scusate, posso prendere il master. Perché in dieci stagioni (187 puntate del serale – 400 formato soap) ce la siamo scialati. Avendo un quartiere che seguiva le vicende della clinica Life, ho visto tante puntate, tanto da citarla anche nel mio libro “Guardatevi sempre alle spalle”. Vi assicuro non è stato facile: si salvavano le musiche, suonate dall’orchestra di Praga e alcune erano riportate da film con i fratelli Guido e Maurizio De Angelis (che ne furono anche i produttori), e qualche personaggio cattivo come Cesare Gomez, interpretato da Rodolfo Baldini, noto come voce anche di “Chi l’ha visto?”.
Tant’è, partiamo con le incongruenze, partendo dai doppiaggi. Fatti a zonzo, in alcune serie c’è da piangere, ma anche Raul Bova agli inizi fu doppiato, perciò. Fosse solo questo, amen. Ma c’è altro.
Cambi e colpi di testa a ogni stagione. Perché una serie è nuova quando tutti tagliano i capelli, magari dimenticando fatti successi nella puntata precedente.
Al termine della sesta stagione, il personaggio di Tilly Nardi (interpretato da Delia Boccardo: un fenomeno, ma non ebbe una gran fortuna) ha in affidamento due ragazzini albanesi, e ha pure un cane. Nella settima stagione, nessun accenno, tutti spariti! Poi c’era Casa Life, struttura d’accoglienza: c’è un incendio all’inizio dell’ottava serie e poi..boh!
Altra incongruenza per Tilly Nardi: nella prima serie la vediamo guidare, seppur in modo quasi pacchiano. Poi prende per una vita i taxi e addirittura, nella sesta serie, prova per la prima volta una macchina. Cose da fiction.
Sulle vicende, altri richiami al reale. Il personaggio di Armando Da Souza, calciatore brasiliano e nipote del direttore sanitario della Life, muore un po’ troppo similmente a Marco Pantani: dopo una storia di doping, lo trovano cadavere in un albergo. Poi, cambia tre squadre nella settima serie, dove è protagonista: sarà passato pure un anno e mezzo, ma andare dalla Serie D alla Serie A non è facile manco nella fiction. Altro richiamo, ma stavolta a film celebri, avvengono nell’ottava serie, quando c’è un chiaro riferimento a “Rebecca, la prima moglie”, mentre nella nona il boss Salvatore Arcangelo è salvato come “Il Padrino-Parte prima” nell’ospedale.
Gran finale, l’elenco dei doppioni, addirittura c’è un “tripplone” [Aggiornerò con maggior precisione anche in futuro].
Alvaro Piccardi: ds Daniele Conti (prima stagione) – Arturo Cossato (nona serie)
Ettore Belmondo: Paolo Galli (I) – avvocato del dottor Curti (IX)
David Sef: Youssuf (V) – Amir Bakhita (IX)
Stefania Barca: Mamma Soshi (I) – dott.ssa Vittoria Falco (IX – X)
Ruggero Saverio Deodato: Sequestratore (IV – V) – Riccardo Benetti (X)
Eleonora Gaggioli: amica di Valeria Duprè (IV) – Operatrice con figli a “Casa Life” (VI) – dott.ssa Clelia Colapinto (VII – VIII)
Alberto Crocco: fenomenale, due volte inseguito dalla mafia, nella seconda serie e nella sesta.
Giacomo Piperno: Padre giovane paziente (I) – Renato Corradi (VIII)
Gianna Paola Scaffidi: Madre giovane paziente (II) – Rebecca Mauri (IX)
Mirta Pepe: Madre giovane paziente (I) – Marisa la tata (IX – X)
Danilo Nigrelli: pediatra (II) – dott. John Senese (IV)
Adriano Giammanco: Padre paziente (III) – Padre Pietro (IX)
Kelly Palacios: comparsa di un bar (VIII) – Leila Bakhita (IX-X) [diceva tre bllissimo a puntata]
Roberto Posse: Giorgio Cremaschi (III) – Notaio Sergio Valenti (X)
Stefano Antenucci (immancabile): amico di Giuseppe Ansaldi (VI) – Pm (VII)
Guido Laurini: Notaio (VI)- Dott. Enrico Rocca (IX)
Paolo Persi: Primario clinica (IV) – Avv. Vincenzo Clemenza (IX)
Valentina Lainati: Suor Angela (III) – Sabrina Di Feo (VIII)
Anna Vinci: Amante Gianluca Monte (IV)- Luisa Pinello (IX – X)
Salvio Simeoli: Finanziere (VII) – Lorenzo Gomez (IX – X)
Gabriella Barbuti: Bambinaia (III) – Architetto per giardini (VIII)
Vincenzo Alfieri: Ragazzo cattolico (VIII) – Dante Liuzzi (IX – X)
Tony Malco (quello dell’inno della Lazio): Marito di Marina Occhiena (VII) – Regista Radio del Cuore (IX – X)
Al contempo si segnala anche la stessa coppia che nella quarta serie era oberata dai debiti e aveva adottato un bambino, mentre nella settima era in crisi, con la moglie che voleva rifarsi il seno.
Inoltre un prete nella terza serie diventa uno spettatore nell’ottava, ma non era accreditato e non parlava in entrambi i casi. O Liliana Piccoli, interpretata da Giuliana Calandra, che prima ha figli e poi non ne ha voluti, ripiegando sulla nipote…
Per i vari “Sottocasa”, “Ricominciare”, “Agrodolce” c’è da apprezzare lo sforzo, con vari elementi che si sono poi alternati nelle altre fiction. Nulla di memorabile, buone le intenzioni.
Massimo Maneggio