A New York nel 2006 si presentò così: “Negli Usa ben 18 milioni praticano il soccer. E oltre 60 milioni seguono le partite ogni weekend. Capite perché ho comprato i NY MetroStars?”.
Dietrich Mateschitz, 70 anni, austriaco di Fuschl am See, 30 km a est di Salisburgo, ha sempre avuto le idee chiare sul business. Giusto 30 anni fa ha fondato la Red Bull GmbH, società che ha ideato e prodotto la famosa bevanda energetica “che mette le ali” e che ora vale oltre 6 miliardi di euro. Oggi vende 5,4 milioni di lattine all’anno, per 5 milioni di euro di introiti.
Mateschitz, per Forbes, è l’austriaco più ricco (il n.136 al mondo) con un patrimonio di 8,8 miliardi di euro, è proprietario della scuderia di F1 Red Bull (4 volte campione del Mondo piloti e costruttori) e dal 2005 dell’ex SV Austria Salzburg di calcio, squadra che ha vinto 5 degli ultimi 8 campionati (con Trapattoni in panchina il primo della nuova era), mentre in passato ne aveva fatti suoi solo 3 in 70 anni e zero fino al 1993.
Mateschitz, laureato in Economia a Vienna a 28 anni, di origine croata, ex dirigente della Unilever e poi dei tedeschi Blendax (settore dentifrici, shampoo e creme per il corpo), nell’82 in Thailandia scoprì il Krating Daeng, bevanda sciropposa che aiutava a superare il jet lag. Si mise in affari col businessman thai Chaleo Yoovidhya e dal loro lavoro nacque la Red Bull, che ora vende in 166 Paesi, in crescita in Giappone, Sud Africa, Arabia, India, Russia e Turchia. Ma è vietata in Islanda e Uruguay, proprio per il suo contenuto stimolante.
Mateschitz, dopo l’acquisizione del Salisburgo, ha ampliato i suoi investimenti nel calcio. Del 2006, come detto, è lo sbarco negli Usa che ha portato finora una finale Mls nel 2008 e la semifinale a novembre scorso. Da NY sono passati giocatori ben noti come il francese Henry, Altidore (poi a Villarreal e Sunderland) e il più famoso del soccer Claudio Reyna, l’ex Barça e Real Celades e tecnici come Bruce Arena, ex c.t.degli Usa. La Red Bull, non paga di tutto ciò, ha scelto il Brasile nel 2007 come nuovo obiettivo: stavolta a San Paolo crea Red Bull Brasil, che nel 2014 è stato promosso nella A paulista e in 7 stagioni ha ottenuto 3 promozioni.
Nel 2009 in Germania lo staff di Mateschitz fonda il RB Lipsia, che per una norma della federcalcio tedesca (che vieta gli sponsor nel nome) non si può chiamare Red Bull Lipsia, e così è fondata come RasenBallsport (cioè palla prato), e quindi con l’escamotage RB Lipsia. Che in questi 5 anni ha ottenuto 3 promozioni: oggi in Bundes 2 è 7° e punta alla Bundsliga, solo 4 punti più su. I 4 team RB sono gestiti con spirito manageriale: prova ne è che l’ultimo talento di Lipsia, Joshua Kimmich, 19 anni, è stato già venduto per l’estate al Bayern di Guardiola per 7 milioni di euro. E il primo team, quello di Salisburgo, ha venduto negli ultimi 6 mesi tre gioielli: Mané al Southampton per 15 milioni (comprato nel 2012 dal Metz per 4), ora Kampl al Borussia Dortmund per una decina di milioni (2 anni fa dall’Aaalen in B, per 3 milioni) e Alan, appena ceduto al Guanghzou di Lippi per 11 milioni e pagato nel 2010 in Brasile 3,5. Insomma oltre 40 milioni di entrate per 10 sborsati.
E in Ghana ha deciso di chiudere la accademia Red Bull fondata nel 2008 (ascesa alla B locale) perché non redditizia e non può competere coi club inglesi. Non sempre RB mette le ali…
Armando Zavaglia