Il fianco sud-orientale del vulcano Etna sta scivolando progressivamente nelle acque del mare ionio. Un movimento di pochi centimetri l’anno che lentamente avvicinano il vulcano al mare.
La causa sarebbe la forza di gravità, secondo la ricerca condotta da un gruppo di scienziati pubblicata su Science Advances. “L’Etna – riferisce TgCom24 – sta scivolando verso il mare alla velocità di 2 o 3 centimetri all’anno. È un fenomeno osservato già da tempo, ma un nuovo studio ha provato a mettere luce sulle cause di questo spostamento: non le scosse sismiche o le eruzioni, ma la forza di gravità. L’Etna sta collassando su sé stesso”.
“I dati – spiega TgCom24 – derivano dalle analisi effettuate “tra l’aprile 2016 e il luglio 2017 da un gruppo di ricercatori del Geomar, un’istituto in Germania. Hanno installato cinque sensori subacquei che hanno monitorato il fondale marino lungo la costa ionica. I risultati dicono che per la maggior parte del periodo di 15 mesi non è accaduto nulla, ma in 8 giorni del maggio 2017 il fianco sudorientale dell’Etna si è mosso improvvisamente di 4 centimetri verso est.”
Ma non è tutto: all’improvviso potrebbe collassare su stesso provocando anche una frana colossale che potrebbe dare vita a uno tsunami. Ciò che infatti preoccupa i ricercatori è il motivo di tale scivolamento: la montagna sta cedendo sotto il suo stesso peso. Ciò significa che l’Etna potrebbe collassare improvvisamente su sé stesso, senza la possibilità di prevedere se e quando accadrà, con conseguenze disastrose sulle zone circostanti. L’eventuale crollo improvviso in mare, nella peggiore delle ipotesi, formulata in base a fenomeni simili in altre parti del mondo, potrebbe quindi causare uno tsunami. “È possibile che collassi in maniera catastrofica – ha spiegato il professore Heidrun Klopp, coordinatore del team e con autore della ricerca – fino a provocare uno tsunami che interesserebbe tutto il Mediterraneo. Ma fare previsioni in merito è impossibile”.
Come spiegato da Francesco Guglielmino, ricercatore Ingv, “Non possiamo prevedere se e quando l’Etna provocherà uno tsunami“. Quel che possiamo dire – ha aggiunto – è che lo scivolamento verso il mare avviene sia in presenza che in assenza di eruzioni. Il suo motore non è quindi nel cono vulcanico, ma in mare. È necessario – ha concluso – progettare una nuova rete di sensori acustici e trasponder per monitorare in dettaglio le deformazioni dell’Etna, non solo sui fianchi ma anche sott’acqua”.