Lo stato di salute del Crati in un volume

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Lo salute del Crati non è delle migliori. quanto è emerso dalla presentazione degli studi condotti dall’Ente gestore operativo delle Riserve naturali regionali del Lago di Tarsia e della Foce del Crati (Amici della Terra Italia), nella conferenza di ieri mattina a Tarsia…

Lo studio, avvenuto attraverso il progetto Ibe e Iff, è durato un anno (mentre il lavoro complessivo si basa su un periodo di 10 anni), da cui è emerso un risultato importante che per la prima volta ha interessato l’intero percorso del Crati, dalla sorgente alla foce, per oltre 81 km.

«Questo studio -ha sottolineato il direttore del centro, Agostino Brusco– ha evidenziato una compromissione elevata, soprattutto in alcune aree a valle (aree industriali di Cosenza, Rende, Montalto Uffugo e Bisignano), ed è emersa una vulnerabilità della funzionalità fluviale, dove in alcuni tratti la fascia è inesistente a causa dell’agricoltura intensiva e degli insediamenti industriali».

«Il Crati -rassicura- ha però una capacità auto-depurativa dovuta al notevole apporto di acqua dei suoi affluenti come il Mucone, Coscile, ecc.».
Resta, comunque, una condizione di criticità soprattutto in alcuni punti su cui si dovrebbe fare una “indagine sinergica” con la collaborazione di diversi soggetti. «Si deve lavorare a un tavolo in cui si possa individuare e approfondire l’argomento -è emerso dal convegno- in maniera che quei pochi fondi invece di essere ripartiti per compartimenti stagni possono essere utilizzate per fare cose più concrete».
«A parte le due isole felici che sono la riserva del lago di Tarsia e quella della foce -continua Brusco-, in alcuni tratti questo stato di cose si ripercuote con un territorio lasciato all’incuria e spesso abbandonato. Un territorio in cui vige la cultura del fai da te, dove ognuno si sente autorizzato a fare di tutto e di più».

Circa il volume (“Ecologia & Funzionalità del Fiume Crati”), invece, si è fatto emergere quelle che sono le positività del fiume: «La pubblicazione -dice Brusco- è un omaggio a quello che è il più importante ecosistema acquatico della Calabria, dove c’è una ricca biodiversità sia animale che vegetale. E’ chiaro che c’è la necessità di un controllo e monitoraggio continuo ed interventi di riqualificazione. Ma tutto dipende dalle volontà politiche di mettere mano seriamente alla questione». Presenti all’evento esponenti Arpacal, Unical, Asp, Cfs e Arssa.